Andrea Brocco, enologo

Pronti per una nuova stagione della raccolta delle uve del nostro territorio. Seppur piccole le nostre cantine, presenti tra Itri e Spigno, conservano qualità e odori della nostra terra. 

A confermarlo l’enologo formiano Andrea Brocco, che supporta e collabora con le diverse cantine del territorio. 

“Mai come quest’anno abbiamo avuto un’ottima annata – ha continuato a spiegare Andrea – una delle poche regolari considerando i cambiamenti climatici in corso. Ma devo dire che quest’anno ha avuto un accrescimento regolare, senza malattie che hanno colpito in maniera violenta i frutti, questa poca acqua ha donato un’eccellente maturazione, anzi addirittura con qualche settimana di anticipo in media”. 

Per quanto riguarda la situazione dettata dall’emergenza sanitaria in corso, l’enologo Andrea Brocco ha chiarito che non ci sono stati elementi di disturbo durante la produzione, ma risentirne invece è stato il mercato vinicolo, la causa? Ristorazione chiusa, che ha portato ad un consumo maggiore di vino sfuso. 

“Con il Covid gli agricoltori hanno lavorato comunque, non hanno risentito del lockdown quindi la produzione è andata avanti. Collaboro con diverse cantine del territorio che si occupano anche di promozione del territorio, e posso dire che le conseguenze peggiori l’hanno avuto al livello commerciale. Sicuramente c’è stato a livello italiano un calo della richieste delle bottiglie – ha dichiarato – perché la ristorazione era totalmente chiusa e si sono bloccate le vendite in questo senso. In compenso però, è andata molto bene la vendita del vino sfuso, anzi c’è stato un aumento. Con molta probabilità infatti, le persone in casa hanno preferito andare in negozi specializzate e comprare del vino sfuso. C’è stato un cambio di rotta che ha portato un cambio di abitudine”.

Un dato quindi che incoraggia le micro aziende locali a far di più, con tutti i loro limiti dovuti proprio alla mancanza di personale. Carenze che influenzano la crescita delle aziende locali nonostante la bontà del prodotto, ma che non possono essere riconosciute in tutta Italia: “Ci sono persone che ci stanno credendo – ha concluso Andrea – oggi grazie ad una maggiore conoscenza del territorio, le cantine fanno più sistema andando a produrre con cognizione il proprio vino, unito senza dubbio alle esperienze del passato, come quella che potrebbe essere la produzione di vino del nonno. Prima la coltivazione era promiscua e di sostentamento, in un ettaro di terreno si coltivava di tutto, ora invece ci si sta specializzando con uno studio geologico dei terreni”.