I sacerdoti morti dall’inizio dell’epidemia sono 69, senza contare religiosi, suore e missionari (il caso più eclatante è quello dei 13 saveriani morti in poche settimane a Parma presso la casa madre della congregazione o in ospedale). I preti che muoiono per il virus lasciano dietro di sé uno sgomento profondo, per più di un motivo. Così non si può che restare ammutoliti per il grande numero di sacerdoti che la malattia ha tolto all’affetto delle comunità. Ciascuno con la sua storia, spesso lunga, di servizio alla Chiesa e ai fratelli. L’entità della ferita per la Chiesa italiana è grande, vanno aggiunti diaconi permanenti, personale delle Curie diocesane, responsabili di uffici e collaboratori. I preti si ammalano e muoiono come gli altri, insieme agli altri, forse persino più degli altri, anche se ora è molto difficile azzardare questo genere di contabilità statistica. I preti italiani stanno in mezzo alla gente, da sempre, per missione ma prima ancora per la natura popolare del nostro clero. Inevitabile trovare anche loro nell’elenco delle vittime mietute da questa spaventosa epidemia.

La diocesi più colpita è quella di Bergamo (/23 sacerdoti morti), a dimostrazione che i sacerdoti sono rimasti al loro posto. Non è una frase fatta, quindi, affermare che i preti sono quotidianamente al fianco del popolo di Dio a loro affidato.  Un’ecatombe che non risparmia coloro che hanno la dignità di poter tenere la celebrazione eucaristica. Oggi lontano dai loro parrocchiani ma uniti idealmente e spiritualmente a tutti. Tra i sacerdoti morti sul campo non possiamo non rendere onore a uno di loro morto “in odore di santità” e sul quale la Santa Sede, quando sarà passata questa tragedia epidemica, dovrà soffermare la sua attenzione per rendergli i dovuti onori ed esaminare la sua santità. Si tratta di Don Giuseppe Berardelli, arciprete di Casnigo da quattordici anni. È spirato in ospedale, a Lovere, colpito dal coronavirus. Già lo scorso anno aveva avuto problemi di salute. Il suo sorriso perenne, la sua disponibilità, ma anche il suo attivismo nella realizzazione di opere importanti e costose, quel sorriso nascondeva le preoccupazioni.

Giuseppe Imberti, a lungo sindaco di Casnigo, rende la sua testimonianza: “Era una persona semplice, schietta, di una grande gentilezza e disponibilità verso tutti, credenti e non credenti. Il suo saluto era ‘pace e bene’. Sempre cordiale e disponibile verso l’amministrazione pubblica, le associazioni e non solo quelle della parrocchia, partecipava a tutte le manifestazioni senza essere mai invadente. Alla festa dei coscritti del ‘47 non mancava mai. Perfino per le veglie funebri chiedeva prima ai parenti se fosse gradita la sua presenza, per dire la discrezione che aveva. Era amato da tutti, da Fiorano arrivavano ancora i suoi ex parrocchiani dopo anni a trovarlo. Ma aveva anche una capacità incredibile di risolvere i problemi economici, di bussare alle porte giuste per avere aiuti.

Don Giuseppe Berardelli

Si muoveva con il suo ‘galletto’ e quel casco vecchio che sembrava quello di sturmtruppen, ha valorizzato i santuari (l’ultima grana era il tetto della Trinità…) e il recupero della sagrestia opera di Ignazio Hillipront. E naturalmente il nuovo Oratorio, la sua opera maggiore che lo ha preoccupato parecchio. Un arciprete amato da tutti”. Don Giuseppe è “morto da prete”. Un Operatore Sanitario di lungo corso della Casa di Riposo San Giuseppe di Casnigo racconta: “Mi commuove profondamente il fatto che l’arciprete di Casnigo, don Giuseppe Berardelli – cui la comunità parrocchiale aveva comprato un respiratore – vi abbia rinunciato di sua volontà per destinarlo a qualcuno più giovane di lui”. Don Giuseppe al respiratore aveva rinunciato, anche se ne aveva bisogno, e questa è forse la miglior fotografia dell’anima di un sacerdote che negli anni trascorsi in Val Seriana aveva conquistato tutti.

Clara Poli, per anni sindaca di Fiorano, dove Don Giuseppe è stato a lungo parroco ricorda e mentre parla si commuove: “Era un prete che ascoltava tutti, sapeva ascoltare, chiunque si rivolgeva a lui sapeva che poteva contare sul suo aiuto. Per Fiorano è stato un ottimo parroco, grazie a lui e a don Luigi Manenti che era a Semonte, sono riuscita ad aprire il Centro di Auto Aiuto che ha permetto di aiutare tante famiglie e tanti ragazzi sbandati, senza di lui sarebbe stato impossibile. Con lui l’amministrazione è riuscita a mettere in piedi il grande Cre che adesso è davvero diventato un punto di riferimento per tutti i giovani. Una grande persona, lo ricordo sulla sua vecchia moto Guzzi, amava la sua moto, e quando lo si vedeva passare era sempre allegro e pieno di entusiasmo, ha regalato pace e gioia alle nostre comunità”. L’Arciprete di Casnigo don Giuseppe Berardelli aveva 72 anni, nato il 21 agosto 1947, originario di Fonteno, ordinato sacerdote il 30 giugno 1973, il suo primo incarico era stato di coadiutore nella parrocchia di San Giuseppe in città alta, quindi a Calolzio dal 1976 al 1984. Divenne in seguito parroco di Gaverina e dal 1993 parroco di Fiorano al Serio. Nel 2006 la nomina ad arciprete di Casnigo.

Aveva avuto problemi di salute ma lui combatteva col suo solito sorriso e quella grinta a chi si affida a Dio. È morto all’ospedale di Lovere. Nessun funerale ma i casnighesi lo hanno salutato a modo loro, a mezzogiorno di lunedì 16 marzo si sono affacciati sul balcone di casa e lo hanno salutato con un applauso. Don Giuseppe, appena diventato Arciprete a Casnigo nel 2006 ha lavorato da subito al progetto di ristrutturazione del nuovo oratorio dedicato a San Giovanni Bosco e a San Giovanni Paolo II, il Papa di cui Casnigo conserva la talare – reliquia nel Santuario della Madonna d’Erbia. Don Giuseppe era un prete mariano, molto legato al Santuario ed era amato da tutti. Clara Poli conclude: “Il suo è un arrivederci, non ci lascia soli, da lassù veglia su di noi e continua a scorrazzare fra le nubi con la sua motocicletta, chissà quanti progetti sta facendo lassù, anche per noi…” Anche chi scrive è preso dalla commozione ma prima di chiudere il pezzo vuole dire grazie a Don Giuseppe e a tutti i sacerdoti che ora stanno celebrando l’eucarestia insieme al Re dei re.