Il viaggio che da Roma conduceva a Napoli, aveva come tappa obbligata Mola di Gaeta (Formia) che, trovandosi a metà strada del lungo percorso, consentiva ai viaggiatori di avere almeno ventiquattro ore di riposo ed ai postiglioni delle carrozze di effettuare il cambio dei cavalli.

Personaggi illustri come Christian Andersen, Johann Wolfgang Goethe, Alessandro Dumas, Felix MendeIssohn, Torquato Tasso e tanti altri stazionarono a Mola di Gaeta ed ebbero l’opportunità di visitare i nostri splendidi agrumeti e le nostre spiagge.

Giuseppe Acerbi, poliedrico personaggio, scrittore, esploratore, archeologo e musicista italiano (Castel Goffredo 3.5.1773 – 25.8.1846) tra i meno conosciuti, è stato quello che con il suo scritto ha dissipato ogni dubbio sull’ubicazione di due diversi alberghi in Formia, poco distanti tra loro.

É difficile stabilire con sicurezza, in quale dei due alberghi si siano fermati gli illustri ospiti, tranne che per lo stesso Acerbi di cui riportiamo alcuni brani tratti dal suo libro “Viaggio da Roma a Napoli”, pubblicato nel 1834:

«Sabato 25 ottobre. A Mola di Gaeta alloggiai all’Albergo del Cicerone, posto in una posizione deliziosa. Pochi passi più innanzi vi è un altro albergo detto dell’Angiolo ed è la villa stessa del principe di Caposele locata per albergo. Questi due alberghi fanno tentazione di rimanervi una settimana, tanto più se ai begli avanzi di antichità si aggiunga il buon Falerno che si beve in questi alberghi. Ambedue hanno un giardino delizioso pieno di aranci esposti al cielo senza bisogno di riparo per l’inverno. Clima beato, località deliziose, posizione invidiabile se avesse le cose che le mancano! All’albergo fui trattato di una cena squisita con buon Falerno, che conservasi in barili ma che mettesi in bottiglie tosto che vi si mette mano.

Domenica 26 ottobre. Partito alle 6 di mattina. Dopo aver pagato un conto di tre piastre ossia 36 carlini. Ma la vista che gode quest’albergo rende meno grave la soperchieria dell’albergatore. La vera villa di Cicerone è però l’altro albergo. La guida è inesatta».

Gli alberghi all’epoca quindi erano due quindi: il “Cicerone”, a ridosso del ponte di Rialto e “dell’Angiolo”, nella villa del principe di Caposele. Ambedue forniti di ampia terrazza con vista sul mare e giardino ricolmo di agrumi, ben descritti dai viaggiatori ospitati.

La villa Caposele (oggi villa Rubino), oltre che dal punto di vista archeologico, è estremamente importante da un punto di vista storico, poiché nei suoi locali il 13 febbraio 1861 il generale Cialdini, comandante delle truppe piemontesi, firmò la resa della roccaforte borbonica di Gaeta. Il principe di Caposele,  primo proprietario della Villa che venne poi “ceduta” ai Sovrani Borbonici, pensò bene di adibirne una parte ad albergo, come si evince da una litografia a carattere pubblicitario disegnata da Pasquale Mattej. Nella stessa, dopo la descrizione pubblicitaria dell’albergo, si legge un simpatico avvertimento: «I sigg. Forestieri sono pregati di non ascoltare i Postiglioni che tentano sempre di condurli altrove per loro utile».

Come non presumere, dato il tono risentito dell’avviso, di un accordo lucroso sottobanco tra la proprietà della concorrenza e i postiglioni?!…..

 

Foto 001) L’albergo Cicerone in una fotografia di primo Novecento;

Foto 002) L’Albergo dell’Angiolo nella villa Caposele (oggi Rubino), prima dell’attraversamento della Litoranea;

Foto 003) La litografia a carattere pubblicitario di Pasquale Mattej.