Iz. Metter, grande scrittore ebreo, alcuni decenni fa, nel sua magnifica opera “Genealogia”, scriveva :”I ricordi sono come uova di uccello nel nido, l’anima li scalda per lunghi anni, e d’un tratto essi  rompono il  guscio disordinatamente, inesorabilmente”. Che fine ha fatto Tony, il vecchio amico di Lino, emigrato in America oltre cinquant’anni fa, di cui non ha più notizie? Il lavoro, gli impegni quotidiani, altre preoccupazioni ti assorbono. La domanda recede nelle pieghe dell’anima finché un banale evento, un gesto qualunque non fanno riemergere con forza i ricordi. Nel risistemare gli scaffali della sua biblioteca, Lino ritrova in un angolo del suo studio, una cartella contenente un fascio di lettere, la corrispondenza avuta per anni con il suo amico Tony. È la premessa a “L`altra America”, ultima fatica letteraria di Pasquale Scipione, edita da Caramanica, già preside del G. Filangieri di Formia, che, con una prosa lineare, ci porta nelle pieghe degli Usa, dove Scipione ha soggiornato per un breve periodo, prima del tragico undici settembre con l’attacco alle Torre Gemelle. Venendo ai protagonisti di questo racconto, Tony avvia una pizzeria nel New Jersey, che gli consente di mettere su famiglia, farsi una casa, far istruire i figli nei migliori college. Il `Sogno Americano` sembrava essersi avverato. Ma, quando cominciano le sue difficoltà economiche: strozzini, mafia, banche, si accorge che l’America è un altro paese, non quello propagandato. Sono rappresentate tutte le contraddizioni di un paese che, stando anche alle notizie di stampa di questi giorni, sveglia bambini stranieri di notte, li carica su bus e li porta in tendopoli nel deserto del Texas al confine con il Messico. La prosopopea di una America First millantata da Trump, non sempre trova giustificazione nella storia USA. C’è stata e c’è un’altra America, quella dello schiavismo o della guerra per esportare la democrazia, quella dello spreco e quella degli homeless, tra i quali finirà temporaneamente Tony, sperimentando che l’American Dream è uno slogan creduto da altri migranti prima di lui, finiti a Ellis Island, l’Isola delle Lacrime, ma non passati all’Isola della Libertà. Tony, oltre il disastro economico, la frantumazione della famiglia, la perdita del lavoro e di ogni risorsa economica, è corroso dal sentimento dell’esiliato, ma malgrado tutto ciò ritornerà in Italia? La nostalgia per il suo mare, per gli amici  e parenti lasciati ,la parrocchia dove ha trascorso parte della sua  adolescenza, lo spingeranno sull’aereo per un viaggio di ritorno?