Ho conosciuto e interagito con Ninì Matteis quando era presidente dell’ASL LT6, con vice presidente il socialista di Castelforte l’ingegnere Paolo Ciorra. Lui era nei pregi e nei difetti un perfetto democristiano, figlio della prima repubblica, ma impreziosito e nobilitato dall’appartenenza alla corrente più etica della Democrazia Cristiana, quella morotea. Ci tratteggia un ricordo di lui, molto intimo e sentito, il docente Antonio Forte, che ha portato nel mondo con i suoi testi teatrali l’amata Maranola e che, come lo scrivente, è componente della Consulta Consind. Ricorda: “Quando nel lontano 1964 fui eletto giovanissimo consigliere comunale di Formia, conoscevo poco la politica locale, tanto meno i personaggi che allora ne calcavano la scena. Ero stato inserito nella lista DC in quota Azione Cattolica di cui ero un dirigente, dal mio benefattore il parroco don Benedetto Ruggiero.

Approdato inesperto nell’aula consigliare, fui subito affascinato dalla forbita dialettica del giovane avvocato, che mai sentii chiamare col suo nome di battesimo Giovanni, bensì sempre col vezzoso diminutivo Ninì. Il mio fu un “amore politico” a prima vista. Mi legai subito a lui in quel sodalizio che allora faceva capo ad Aldo Moro. Inizialmente eravamo i solo due consiglieri comunali morotei. Convolato a giuste nozze Ninì mi fu compare d’anello e quindi battezzò dopo un anno il mio primogenito come allora usavasi. Divenne il mio maestro e per lui fui un seguace fedele, nonché un provetto autista, in quanto lui non guidava l’auto”.

Ninì Matteis

Il suo rapporto con lo statista democristiano? Precisa: “Lo accompagnavo ovunque e puntualmente l’estate a visitare il presidente Aldo Moro, quando veniva a villeggiare a Terracina. Ricordo una volta lo trovammo a passeggiare sulla spiaggia in doppiopetto. Era molto stimato dal politico delle convergenze parallele che per primo teorizzò e attuò l’alleanza con il PSI di Nenni, parlando al congresso DC per ben sei ore di seguito quale segretario nazionale”.

Venendo alla politica locale? “Nini era il capo gruppo consiliare e il portavoce nei rapporti con gli altri partiti di coalizione, spinse anche a Formia per l’alleanza con il PSI oltre che con i socialdemocratici. Ci fu poi l’improvvisa scomparsa del sindaco imprenditore Vincenzo Aprea e la DC propose sindaco Matteis. Ma si ruppe l’alleanza con gli altri partiti, soprattutto a causa del PSI di Di Costanzo, che assessore alle finanze, fu la causa delle dimissioni di Aprea, avendo raddoppiato le tasse sul suo pastificio. Nini sindaco, mise in mostra tutte le sue doti di equilibrista, moroteo, riuscendo a governare per circa quattro anni, con un monocolore di 14 consiglieri su 30.

In verità aveva stretto un’alleanza sottobanco con la lista dei Coltivatori Diretti che avevano due consiglieri comunali ed il cui referente era l’avvocato Pasquale Nocella. Incominciò già allora l’immobilismo di Formia, in quanto non avendo una solida maggioranza, l’amministrazione, pur avendo messo in agenda diverse opere pubbliche, fra cui lo stesso PRG, tutto si promise, ma nulla si realizzò. E fui io stesso penalizzato, in quanto Matteis scelse di essere candidato alla Provincia di Latina, dove prima capogruppo DC e poi presidente, abbandonò la politica locale, ed il suo gruppo fini in mani poco raccomandabili, che più non condivisi. E lo stesso Nini non fu più rieletto in Provincia, ma ottenne incarichi di alto prestigio come quello nella ASL fino a diventare presidente del Coreco, comitato regionale di controllo. Il suo impiego fu di tutto riposo quale direttore presso il Nucleo Industriale di Gaeta, così si chiamava allora il Cosind”.

Disponibile con tutti? “Nini divenne l’eminenza grigia di tutti i sindaci che a valanga si susseguirono negli anni ottanta e novanta, sempre disponibile a stilare relazioni e a predisporre discorsi per chiunque glielo chiedesse. Qualcuno affermava che era capace di scriverne due insieme, uno per la maggioranza e uno per la minoranza. Pensando a coloro che hanno raggiunto più alti livelli politici e amministrativi in ambito locale, Matteis, avrebbe potuto surclassare tutti, solo che fosse stato più clientelare, cosa che non era nella sua indole piuttosto, aristocratica. Ma quello che posso sinceramente affermare e per la parentela spirituale che mi legava a lui, che era fondamentalmente onesto, corretto anche con gli avversari politici. A lui sì, Formia dovrebbe intitolare una strada”. Certamente il sindaco Paola Villa non sarà sorda all’appello di tanti formiani.

 

IL MOROTEO DI FORMIA CHE DOVEVA DIVENIRE CONSIGLIERE AL QUIRINALE

Il ricordo di un excursus politico non indifferente

L’estremo saluto a Giovanni “Ninì” Matteis è avvenuto domenica 10 febbraio, alle ore 15, presso la “sua” chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista. Il prossimo 25 luglio avrebbe compiuto novanta anni; alla consorte, alle figlie Bianca Maria e Alessandra e ai suoi nipoti e familiari giungano le più sincere condoglianze di tutta la redazione del magazine Golfo e Dintorni. Il sindaco Paola Villa ha espresso il cordoglio e la stima dell’amministrazione comunale da lei presieduta. È morto nella tarda serata dell’8 febbraio nella sua abitazione di famiglia, sita all’interno del Parco Villaggio del Sole in località Acquatraversa a Formia, dove era un semplice inquilino, stimato da tutti.

Aldo Moro a Terracina, 1961

L’avvocato Matteis aveva studiato al Liceo Mamiani di Roma e si era laureato in Giurisprudenza all’Università La Sapienza. Ma era profondamente formiano, era cresciuto nel quartiere marinaro di Mola, presso il palazzo di proprietà di Giuseppe Liguori. L’estinto godeva della stima incondizionata dello statista Aldo Moro, che, in forma di rispetto, si rivolgeva a lui dandogli il lei. Il rapporto tra di loro nacque all’Università di Roma, dove entrambi frequentavano la FUCI, la federazione degli studenti universitari cattolici di cui il futuro presidente nazionale della DC era il massimo responsabile. Una palestra di vita, un movimento universitario nel quale si sono formati tanti dei quadri democristiani della prima Repubblica. Matteis ebbe le capacità di guidare un’intera generazione di giovani cattolici impegnati in politica, espressione del laboratorio di formazione e di fede che era ed è l’Azione Cattolica. Sul finire dell’estate 1977 in occasione di una visita ad Aldo Moro nella villa di Terracina di quest’ultimo Ninì Matteis rimase stupito e commosso dinanzi alle parole del padrone di casa: “Se è vero, come mi dicono, che sarò un giorno presidente della Repubblica, dica a sua moglie e alle sue due bambine che lei dovrà venire a lavorare a Roma, al Quirinale, perché la nominerò mio segretario particolare e consigliere giuridico”.

Erano presenti i dirigenti democristiani formiani Enzo Bartolomeo (padre del futuro sindaco Sandro), Giuseppino Mazzella, Benedetto Assaiante e Ninì Matteis, considerato dagli analisti politici il moroteo più ascoltato della politica provinciale di Latina. Terracina ha conservato un ricordo indelebile di Aldo Moro che amava passeggiare con i figli sulla spiaggia, vestito in modo impeccabile con giacca e cravatta. Matteis ha vissuto con l’angoscia nel cuore e impotente i cinquantacinque giorni drammatici dal 16 marzo al 9 maggio 1978, quando le Brigate Rosse colpirono spietatamente al cuore dello Stato democratico e repubblicano, sequestrando il presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro e massacrando i componenti della sua scorta.

In occasione delle quarte elezioni amministrative del dopoguerra, il 6 novembre 1960, all’alba del boom economico italiano, la DC conquistò a Formia il 51,8% dei consensi ottenendo 17 seggi, tra cui lo stesso Matteis, considerato il più leale consigliere del neo sindaco Vincenzo Aprea, nominato assessore al turismo, incarico ricoperto per quattro anni. A suo merito le Giornate della Gastronomia, le visite il 14 luglio 1961 dell’allora presidente della Repubblica Giuseppe Saragat e del Re Federico IX di Danimarca (nome completo Christian Frederik Franz Michael Carl Valdemar Georg), la partecipazione di Formia al Cantagiro e a Campanile Sera, condotta da un giovanissimo Mike Bongiorno, la sera del 9 novembre dello stesso anno, la seconda città della provincia di Latina a farlo dopo San Felice Circeo. Nel 1962 Matteis organizzò a Formia i Concorsi Ippici Nazionali con la partecipazione dei fratelli D’Inzeo e le Giornate Gastronomiche Formiane con il grande gastronomo Luigi Carnacina. E ancora la costituzione dell’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo grazie al decreto del Ministro per il turismo e lo spettacolo Alberto Folchi.

La Dc alle successive amministrative del 22 novembre 1964 registrò un calo di consensi, passando da 17 a 14 consiglieri comunali. Aprea riconfermato il 25 febbraio 1965 quale sindaco terminò il suo mandato il 23 settembre dello stesso anno e nel consiglio di insediamento il rieletto Matteis manifestò la sua cultura morotea, protesa al confronto e al dialogo con il centrosinistra. Il comitato comunale della DC di Formia, presieduto dall’insegnante Nicola Ricca, optò per un monocolore democristiano e propose la candidatura a sindaco dell’avvocato Matteis, che fu eletto il 16 ottobre, un mese dopo il 16 novembre la nomina della giunta. I prescelti: Gennaro Aceto (Igiene e sanità), Mario Calabrò (personale e polizia urbana), Marcello Paone (Lavori Pubblici), Silvio Di Costanzo (Pubblica Istruzione), Antonio Ferrone (Finanza ed Urbanistica) e Alfonso Grossi (sport turismo e patrimonio). Furono anni intensi sul piano amministrativo con il potenziamento dell’edilizia scolastica, l’ampliamento del cimitero di Castagneto, la sistemazione di Largo Paone, ma anche su quello politico.

Il moroteo Matteis ebbe la grande e riconosciuta capacità di ricucire i rapporti con l’opposizione comunista consapevole che l’egemonia politica consistesse innanzitutto nel rispetto delle idee altrui. Soprattutto nel triennio 1968 – 1970 Formia fu protagonista di un altro risveglio economico, divenne una città a vocazione multipla, formula suggerita dal presidente del consiglio Aldo Moro in una visita che lo statista effettuò per inaugurare in Piazza della Vittoria la mostra di Ada Colabello, artista formiana. Matteis nel dicembre 1967 fece realizzare lo statuto del Nucleo Industriale Gaeta – Formia, poi consorzio di cui è stato direttore per lungo tempo. Il 7 giugno 1970 venne rieletto nel consiglio comunale a Formia per l’ultima volta e, contestualmente, consigliere provinciale eletto nel collegio di Formia centro e Castellone. Grazie ai suoi ottimi rapporti, personali e politici, con il futuro sindaco di Latina Nino Corona divenne prima assessore alla cultura e, per breve tempo, presidente della Provincia di Latina, aprendo una stagione di presidenti dal sud pontino che hanno scritto la storia provinciale. Impossibile dimenticare Giovanni Ialongo di Itri, Severino Del Balzo di Minturno e Antonio Signore, che poi diventerà presidente del consiglio regionale e assessore alla sanità del Lazio. In seguito ha guidato a lungo il Coreco di Latina, il comitato regionale di controllo sugli atti degli enti locali. Ma soprattutto per tutta la sua vita ci ha dato l’insegnamento del rispetto dell’avversario e del comportamento civile in politica.