Enzo Camerota

Mariano Camerota, chiamato dagli amici Enzo, è il preparatore dei portieri per il Calcio Scauri. La sua biografia sportiva ed umana è estremamente complessa ma, nel contempo, affascinante. A sette anni si iscrive alla scuola calcio della Roma presente ad Acqua Acetosa, dove è allenato da Sergio Santarini che nota le sue doti di portiere. Santarini personaggio di spicco nell’organico giallorosso giocava da titolare nel ruolo di difensore, nel 2015 è stato inserito nella hall of fame della Roma. Per cinque anni il papà di Enzo lo porta ogni volta da Marina di Minturno, dove abitano, ad allenarsi nella scuola giallorossa capitolina. Ma la situazione in casa non è tranquilla in quanto la mamma soffre di una violenta depressione che la porterà a peregrinare tra diverse case di cura.

Alla fine Enzo termina la sua esperienza di mini giocatore pendolare; il padre non riesce a sostenere più il ritmo. Non ha ancora quattordici anni che si trasferisce a Reggio Emilia per lavorare e sostenere i suoi fratelli più piccoli. Lavora presso la Bianchini, un’azienda zootecnica, ed entra nelle grazie del titolare che resta sorpreso dal suo notevole ritmo lavorativo. Cerca di fare più prestazioni di lavoro straordinario possibile, deve “campare” sei fratelli. Si sostiene con ben sei pacchetti di sigarette al giorno, le accende utilizzando il mozzicone precedente. E beve alcolici. Quando la Marina Militare lo chiama per le visite di leva i medici militari definiscono i suoi polmoni come quelli di un fumatore sessantenne e il fegato malandato, cirrotico ma – prodigi del servizio militare obbligatorio – viene dichiarato idoneo; successivamente come sostegno di famiglia ottiene l’esonero. Nonostante non si sia più allenato viene agevolato dalla città d’adozione.

Reggio Emilia è una città ricca di fermenti calcistici e viene invitato a dei tornei estivi che vengono organizzati in continuazione. Vi giocano anche per divertimento big del calcio come il centrocampista Salvatore Bagni (che lo rimprovera perché gioca in modo troppo irruento e teme di farsi male), Carlo Ancillotti che giocava anche lui come centrocampista, Roberto Boninsegna attaccante, che in quel tempo segue i giovani del Viadana Calcio, in provincia di Mantova, la sua città. Alla prima partita Enzo Camerota prende il pallone su un tiro impossibile da parare, e cominciano a notarlo. Si sente anche male per la mancanza di fiato e per il fegato malandato e sputa sangue. Ma non si fa sostituire, è troppo bello il richiamo di un campo di gioco, e lo nota il Mantova grazie a Marino Camurri.

Lo fanno giocare per fare fiato e abituarsi al ritmo di una partita ufficiale, nel campionato UISP di terza categoria. Viene notato anche dai giornalisti sportivi del Resto del Carlino che lo elogiano nelle pagine del quotidiano. A venti anni vuole acquisirlo l’Inter essendo notato da un loro selezionatore, ma purtroppo Enzo ha firmato il cartellino con un procuratore che lo sfrutta e non gli consente di spiccare il volo. Stanco del personaggio che dovrebbe tutelarlo e invece attende il momento di far soldi su di lui, appende le scarpette al chiodo a 23 anni. Ma insieme alle scarpette getta nella spazzatura l’ultimo pacchetto di sigarette e smette di bere. Ritorna ad avere una respirazione ottimale e un fegato sano.

Guadagnava al momento dell’addio al calcio sul campo a undici novecentomila lire al mese, la stessa cifra che prendeva come stipendio di lavoratore dipendente. Per ogni allenamento doveva percorrere cento chilometri all’andata per raggiungere Mantova e altrettanti al ritorno. Era un ritmo che non riusciva più a sostenere, unitamente al lavoro. In seguito viene chiamato dai dirigenti della nazionale italiana di Calcio a cinque e gioca insieme a giocatori di prestigio quali il difensore Salvatore Zaffiro (che vincerà il titolo europeo nel 2003) e il pivot Mario Comaschi. Ritorna quindi al calcio a undici come preparatore dei portieri, frequentando un corso specifico impegnativo e serio. Poi consegue nel 2013 il titolo FIGC di istruttore giovanile.

Si è impegnato in varie società del comprensorio ed ora il presidente Luigi Forte lo ha acquisito come allenatore dei portieri, ruolo nel quale si sta spendendo con grande professionalità e amore per la disciplina del calcio, lo sport più amato e seguito in Italia. In chiusura chi scrive gli chiede: quale è il ricordo più bello? Replica prontamente: “un torneo giocato a Roma dove vengo invitato da un mio caro amico Riccardo Totti. Al termine della partita quest’ultimo mi invita a impegnarmi in porta su dei tiri del fratello più piccolo, appena sedicenne. Quest’ultimo è eccezionale, tira palloni imprendibili, al termine mi complimento con lui e gli dico che potrebbe avere un futuro anche nel campionato interregionale. Il ragazzo mi sorride amabilmente e si allontana.

Francesco Totti sedicenne

Vedo che all’ingresso dell’impianto vi è una Porsche parcheggiata con tre giocatori della Roma che lo attendono: Vincenzo Montella, Enrico Annoni e Aldair Nascimento do Santos. Debbono andare negli studi televisivi e partecipare a Carramba che sorpresa. E vengo a sapere che il ragazzo sedicenne è Francesco Totti, una promessa della Roma. Lo chiamavano sederone poiché aveva il posteriore basso, poi crescendo il difetto è scomparso. Al suo fianco una bellissima ragazza. La domenica successiva debutta in serie A sul campo del Brescia, è il 28 marzo 1993. Il mio amico Riccardo Totti che era massiccio se non obeso, diventa il procuratore del fratello, perde trenta chili e anche lui cambia vita. Vorrei rivederlo anche per organizzare un meeting con i nostri ragazzi”. La vita è beffarda, ognuno ha un destino diverso assegnato dalla dea Fortuna ma il Calcio Scauri ha guadagnato certamente Enzo Camerota.