Tutto inizia quando su Google provi a digitare ‘ponte sul Garigliano’, il fiume che separa Minturno da Sessa Aurunca, la regione Lazio dalla Campania. Quello che ti appare per primo è il ponte più antico, il Real Ferdinando o Ferdinandeo, progettato dall’ingegnere Luigi Giura ed inaugurato nel 1830 dal re Ferdinando II di Borbone. Un esempio di architettura industriale del regno delle Due Sicilie, primo ponte sospeso, a catenaria in ferro, realizzato in Italia e secondo in Europa (il primato è della Gran Bretagna nel 1824). Il ponte Ferdinandeo è in realtà un ponte-bufala perché, dopo essere stato bombardato e distrutto il 14 ottobre 1943, venne ricostruito dall’Anas nel 1998: attualmente è affidato alla soprintendenza per il Lazio, con il supporto del neonato Comitato Luigi Giura, per visite guidate ai turisti, avendo perso l’originaria funzionalità del transito ai veicoli.

Tra i risultati della ricerca di Google si fa strada (è proprio il caso di dirlo) un secondo ponte, quello più recente progettato dall’ingegnere Michele Mele e costruito tra il 1991 ed il 1993 per snellire il traffico della statale SS7 Appia. Si tratta di un ponte di tipo “strallato” nel quale l’impalcato (la strada) è retto da una serie di cavi (gli stralli) ancorati a piloni o torri di sostegno.

Una gigantesca struttura di colore celestino che svetta a due passi dall’area archeologica di Minturnae ed è gestita da Anas (Gruppo FS Italiane) lungo la variante SS7var Formia-Garigliano. L’ufficio stampa di Anas, interpellato sullo stato del ponte, ha dichiarato che «oltre agli interventi di manutenzione ordinaria e alle ispezioni periodiche effettuate dal personale Anas durante l’anno, sono previsti interventi di manutenzione programmata per un investimento di circa 450mila euro». Una (piccola) cifra che servirà a molteplici interventi come «l’impermeabilizzazione della soletta, il rifacimento del sistema di smaltimento acque piovane, il rifacimento dei giunti di dilatazione, il rifacimento della pavimentazione e la protezione del calcestruzzo mediante una speciale pittura lungo i cordoli dell’impalcato».

Leggendo la nota di Anas e la quantità degli interventi sul ponte Mele, si rimane colpiti dalla lentezza dei tempi indicati perché si tratta di «interventi programmati e progettati nell’ambito di una campagna di indagine tecnica effettuata nel 2013, nel corso della quale sono state eseguite prove strumentali per valutare lo stato di conservazione degli elementi dell’opera». Ma subito Anas ci rassicura che (dopo cinque anni dalle indagini) «i lavori sono stati già appaltati e consegnati all’impresa esecutrice, pertanto l’avvio è imminente e il completamento è previsto in primavera». Imminente, ovvero? In primavera: di quale anno?

Ma quello che preoccupa di più è il terzo ponte, quello letteralmente introvabile su Google. Collocato in mezzo agli altri due, sia per la posizione che per l’età di costruzione, per arrivare a sapere qualcosa di questo ponte bisogna andare a spulciarsi qualche manuale di storia dell’ingegneria. Era il 1936 quando venne promossa la costruzione lungo la via Appia di un ponte in cemento armato con forma ad arco, progettato dall’ingegnere Giulio Krall. Un ponte ad impalcato sospeso sul fiume con briglie inclinate che, nella mente del Krall, doveva essere di forma complementare a quello Ferdinandeo.

Le istituzioni sembrano ignorare lo stato dell’opera, nonostante i segni evidenti di usura dell’acciaio presente all’interno del cemento armato che sta causando l’esplosione e la caduta di detriti dall’arco del ponte. In risposta alle domande sullo stato, la manutenzione e le cose da fare per il ponte Krall, Anas ha pacificamente comunicato che «il ponte sulla SS7 “Via Appia” è attualmente aperto al transito a tutti i veicoli senza alcuna limitazione di massa»: premessa non proprio rassicurante visto che se una normale automobile pesa una tonnellata (1000 kg), sul ponte possono tranquillamente transitare anche autoarticolati o mezzi d’opera, come le betoniere, fino a 44 tonnellate.

Ma non c’è da preoccuparsi perché Anas ha affermato che «sono state già programmate, e saranno eseguite a breve, indagini approfondite e prove strumentali per valutare lo stato di conservazione degli elementi dell’opera al fine di programmare e progettare gli interventi di manutenzione necessari». Indagini già programmate ed eseguite a breve: insomma, si può stare tranquilli perché la situazione è sotto controllo. Per chi ancora non si fidasse, la nota di risposta da parte di Anas conclude evidenziando che «tutte le opere (ponti, viadotti) in gestione Anas sono oggetto di procedure standardizzate di controllo che prevedono ispezioni trimestrali da parte del personale di esercizio e un’ispezione tecnica annuale più approfondita». Ispezioni (trimestrali) e controlli per programmare «il piano di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria» della rete stradale Anas e delle sue pertinenze, come ponti e viadotti. Rassicurazioni che, però, lasciano aperte numerose domande: cosa dicono le ispezioni trimestrali? Perché nessuna limitazione ai veicoli in transito sul ponte Krall? È normale avere l’acciaio arrugginito esploso dal cemento armato? Domande che attendono segnali chiari da parte di Anas nella speranza che non succeda, sul fiume Garigliano, quanto l’Italia ha vissuto tre mesi fa a Genova.

Maurizio Di Rienzo