Ambulanze in ritardo: cosa racconta l’ultimo rapporto AGENAS e che cosa significa per la provincia di Latina

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Immagine di repertorio

L’ultimo rapporto AGENAS ha riacceso un tema che molti cittadini conoscono bene, spesso non dai numeri ma dall’esperienza diretta: il tempo che passa tra la chiamata al 118 e l’arrivo di un’ambulanza. Un tempo che, in teoria, dovrebbe essere contenuto, prevedibile, rassicurante. Ma che in molte zone d’Italia continua ad allungarsi, diventando un fattore critico proprio nei momenti in cui ogni minuto pesa più di tutto il resto.

Il quadro emerso dall’analisi nazionale è tutt’altro che omogeneo. Ci sono territori dove il soccorso arriva in tempi rapidi e altri dove le attese diventano lunghe, troppo lunghe per potersi sentire al sicuro. È un’Italia che corre a due velocità, e non solo sulle autostrade: anche sull’emergenza-urgenza, quel servizio che dovrebbe essere la colonna portante della sicurezza sanitaria.

La provincia di Latina: un territorio “di mezzo” che rischia zone d’ombra

Dentro questo panorama, la provincia di Latina non è tra quelle che finiscono in prima pagina. Non perché sia un modello di efficienza assoluta, ma perché manca qualcosa di ancora più importante: dati chiari, pubblici, recenti, che permettano di capire davvero quale sia la situazione. Il territorio pontino vive una condizione peculiare. È una zona ampia, diversificata, con tratti di litorale trafficati, centri urbani molto popolosi, aree rurali più isolate, e snodi di collegamento che spesso diventano colli di bottiglia. In pratica, il contesto ideale perché i tempi di risposta delle ambulanze possano variare anche molto da una località all’altra.

Eppure, nonostante queste complessità siano note da anni, non esiste ancora una fotografia nitida e dettagliata delle performance del servizio di emergenza. Il risultato? I cittadini vivono in un paradosso: si discute dei ritardi a livello nazionale, si conoscono bene le zone più in sofferenza, ma non si sa con precisione dove si collochi Latina in questa “classifica dell’emergenza”.

Un silenzio che pesa quanto un ritardo

L’assenza di indicatori puntuali non è un dettaglio tecnico: è un vuoto che pesa.
Pesa perché impedisce ai cittadini di comprendere se il servizio risponde agli standard.
Pesa perché non permette di riconoscere eventuali criticità e intervenire con decisione.
Pesa perché lascia le comunità in balia delle sensazioni, delle impressioni, dei racconti personali — spesso drammatici — che diventano l’unico metro di valutazione.

La percezione diffusa, in molti comuni del Sud Pontino e dell’entroterra, è che i tempi di attesa si stiano allungando negli ultimi anni, complice la carenza di personale, la difficoltà di coprire le postazioni h24, la necessità di spostare mezzi da un’area all’altra per far fronte alle emergenze più gravi. Ma senza numeri, tutto resta sospeso.

Le sfide del territorio: strade, distanze, personale

La provincia di Latina ha una geografia che non perdona. Le distanze fra i centri abitati sono significative, la via Pontina è spesso congestionata, e in molte fasce orarie il traffico può trasformarsi in una barriera fisica.

A questo si aggiungono problemi strutturali che ormai interessano l’intero Paese: carenza di medici e infermieri dell’emergenza, difficoltà di turnazione, mezzi che invecchiano e che devono coprire aree sempre più ampie.
In alcuni giorni, soprattutto nei weekend o nelle notti estive, il sistema sembra reggere solo perché chi ci lavora si sobbarca sforzi enormi. Ma questo, lo sanno tutti, non può essere il modello del futuro.

Una richiesta semplice: trasparenza e responsabilità

Ciò che emerge da questo rapporto, indirettamente, è un bisogno sempre più urgente: rendere pubblici i tempi reali di risposta delle ambulanze per ogni territorio, Latina compresa. Trasparenza non significa puntare il dito contro qualcuno, ma permettere a un territorio di capire, discutere, pretendere.
Significa dare ai sindaci e ai comitati locali uno strumento concreto per chiedere rinforzi o per valorizzare ciò che già funziona.
Significa dare ai cittadini la possibilità di sapere quando — e quanto — sono davvero protetti.

Una riforma da portare a terra

L’emergenza-urgenza non è un servizio come gli altri: è quello che entra in gioco nei momenti più fragili, quando una vita può cambiare in un quarto d’ora. Ecco perché i ritardi non sono un semplice dato tecnico, ma la misura di quanto un sistema sanitario riesca davvero a essere vicino a chi lo abita. Per la provincia di Latina il vero passo avanti, oggi, sarebbe uscire dalla zona grigia dell’incertezza. Perché solo conoscendo con precisione i tempi di risposta si potrà davvero capire se il territorio necessita di nuovi mezzi, di nuove postazioni, di più personale o di un ridisegno completo della rete dell’emergenza.

Finché questi numeri non verranno messi nero su bianco, il rischio è che ogni ritardo sia non solo un problema sanitario, ma anche l’ennesimo segnale di una distanza — troppo grande — tra ciò che promettono i piani nazionali e ciò che accade sulle strade della nostra provincia.