Don Alfredo Micalusi, direttore della Caritas Diocesana di Gaeta, ha scritto due lettere distinte indirizzate ai sindaci dei Comuni della provincia di Latina e della provincia di Frosinone che rientrano nel territorio diocesano. Riportiamo quella indirizzata ai sindaci dei Comuni di Castelforte, di Fondi, di Formia, di Gaeta, di Itri, di Lenola, di Minturno, di Monte San Biagio, di Comune di Ponza, di Santi Cosma e Damiano, di Sperlonga, di Spigno Saturnia, di Ventotene. In tal modo la Caritas sollecita a farsi carico del servizio idrico delle famiglie in gravi difficoltà economiche ed azioni concrete che limitino la riapertura dell’azzardo. Afferma don Alfredo Micalusi: “In questi ultimi mesi, moltissimi Paesi, e soprattutto l’Italia, hanno vissuto un’immane tragedia, la più grande dall’ultima guerra del secolo scorso, generata dalla pandemia da Covid-19. Quest’ultima non solo ha provocato la morte di migliaia di persone, senza peraltro fermarsi, ma ha costretto i Governi a bloccare le molteplici attività sociali ed economiche per arginare e contenere il contagio. Se da un lato le misure restrittive sono state un rimedio assolutamente necessario per fronteggiare la pandemia, dall’altro hanno prodotto un blocco dell’economia del paese riducendo le possibilità di introiti della maggior parte degli italiani e soprattutto di coloro che, senza un lavoro sicuro, si adoperavano giorno per giorno e con fatica, a procurare il sostentamento alle proprie famiglie. Purtroppo in Italia, situazioni del genere sono numerose e rappresentano una ingente percentuale della popolazione.

Don Alfredo Micalusi

Anche nel territorio della nostra Diocesi di Gaeta, abbiamo assistito alle enormi difficoltà di chi, rimasto senza lavoro per alcuni mesi, a corto di liquidità, ha dovuto riprendere con enorme disagio la fatica della ricerca di un modo per sopravvivere, per sé e per la propria famiglia. La Caritas di Gaeta, a tutti i livelli, parrocchiale e diocesano, non è rimasta a guardare ma si è spesa a soccorrere, anche in pieno lockdown, le famiglie che a stento potevano disporre di un pasto giornaliero o che non avevano liquidità per pagare le utenze del servizio elettrico e del gas. In questo quadro critico, ci sembra di estrema importanza segnalare all’attenzione degli amministratori del territorio due attenzioni assolutamente urgenti: La Società Acqualatina s.p.a. con gestione a maggioranza pubblica, continua ad emettere fatture di consumo e ad esigerne il pagamento anche per le famiglie oggettivamente impossibilitate a pagare. Non vogliamo entrare in merito a questioni di fondo come il Referendum del 2011 riguardante la gestione idrica, consultazione democratica che ha sancito la volontà popolare che l’acqua resti un bene a gestione pubblica e non possa essere trasformato in un bene su cui lucrare. Quello che qui la Caritas di Gaeta esprime con forza è l’annullamento del pagamento delle bollette per tutto il periodo di crisi sociale; questo sarebbe un modo estremamente concreto di stare vicino alle famiglie che non ce la fanno. Tante di queste sono paradossalmente aiutate con buoni spesa e altre forme di sostegno alimentare e si vuole evitare che l’impossibilità momentanea al pagamento dell’utenza idrica porti le famiglie ad incappare in situazioni di morosità che aggravano lo stato di bisogno e causano sfiducia nelle istituzioni. La Caritas di Gaeta chiede che i Comuni, soci di maggioranza della società Acqualatina s.p.a., a tutela dei propri cittadini in condizioni di fragilità che in questo periodo ricorrono ai servizi sociali e alla solidarietà delle Caritas, appoggino questa richiesta e se ne facciano promotori presso il Consiglio di Amministrazione. La Caritas della diocesi di Gaeta, che pure molte volte si è coinvolta in situazioni di grave urgenza per il pagamento di utenze di famiglie nel bisogno, non riesce a far fronte alle molte richieste e, a fronte delle esigue risorse, dovendo dare la giusta priorità agli interventi, ha comunicato ai parroci della diocesi e alle Caritas parrocchiali che il fondo straordinario di solidarietà alle famiglie messo in campo dalla Conferenza Episcopale Italiana  per l’emergenza sanitaria (fondi provenienti dall’8 x1000), non può essere utilizzato per l’utenza idrica per la quale la responsabilità non può che essere delle Amministrazioni Comunali che della società di gestione detengono la quota maggioritaria. Ci sembra importante rilevare in questa circostanza, che l’acqua non può essere oggetto di profitto poiché deve essere considerata un bene inalienabile alla portata di tutti, centrale per l’esistenza della vita sul pianeta. La Caritas di Gaeta si rivolge ai Sindaci dei Comuni che ricadono nel territorio della Diocesi, per chiedere l’emanazione di norme aventi lo scopo di mantenere ulteriormente bloccato il cosiddetto “gioco” d’azzardo in tutte le sue forme sia nelle sale ad esso dedicate, sia nei locali commerciali in cui è frequente incontrare l’uso delle slot machine e la vendita dei biglietti mangiasoldi.

Don Alfredo Micalusi accanto all’Arcivescovo di Gaeta Mons. Luigi Vari in occasione dell’inaugurazione di un centro caritatevole con la precedente amministrazione di Formia

La comunità di questo territorio esce fortemente travagliata socialmente ed economicamente da questa lunga emergenza e permettere il ritorno all’azzardo significherebbe abbandonare definitivamente alla propria triste sorte chi, per dipendenza, si affida alla “droga della fortuna”. Nei suddetti Comuni la media della giocata pro capite tra slot, videolottery, lotterie istantanee, lotto, superenalotto, ecc., nel 2018 è stata di 1494 euro, mentre l’incidenza della spesa media per l’azzardo sul reddito è stata del 9,5%. Le puntate dell’azzardo sono così distribuite: il 61% alle Slot machine, il 13% alle lotterie istantanee, il 13 % al lotto, il 7% a quota fissa e il resto alle rimanenti forme di scommesse. Dietro a questo caleidoscopio apparenti “giochi” di svago, si nasconde l’inferno delle dipendenze patologiche che lo stesso Servizio Sanitario Nazionale riconosce come una patologia con conseguente perdita della dignità personale delle vittime e rovina delle loro famiglie. È stato dimostrato come durante il periodo di lockdown milioni di persone ludopatiche abbiano sperimentato la “remissione del sintomo” e attivato risorse personali insospettate: ma le ricadute in questa patologia, come in ogni altro tipo di dipendenza (si veda la tossicodipendenza), peggiorano il quadro clinico e i rischi per la salute. Riaprire l’azzardo adesso significherebbe condannare queste stesse persone e i loro familiari a ulteriori sofferenze psichiche e relazionali. Riaprire l’azzardo adesso vorrebbe dire aggravare la già precaria situazione economica del territorio a beneficio di pochi parassiti incuranti della vita degli altri. Le Istituzioni di governo delle nostre comunità locali non possono allinearsi agli interessi dell’industria delle illusioni e della disperazione ma devono lottare con tutte le possibilità che offre la legislazione nazionale e regionale affinché si possa debellare quello che vierne definito ormai il “cancro del terzo millennio”, offrendo una speranza certa a chi è caduto in questa nefasta dipendenza. È un’azione possibile, umanitaria, solidale, etica e civile. Anche in questo ambito, la Caritas di Gaeta, attraverso il Tavolo di lavoro contro l’azzardo, rete solidale tra Enti ed Associazioni, si sta adoperando per: promuovere la consapevolezza della gravità dell’azzardo attraverso la diffusione di brochure, volantini e guide, l’organizzazione di specifici convegni, le Tende del Buon Gioco; realizzare seminari formativi di prevenzione diretti agli studenti; proporre alle amministrazioni comunali la promulgazione di regolamenti di contenimento alla diffusione dell’azzardo; aprire un Centro di Ascolto per il disturbo da gioco d’azzardo, con un servizio di primo intervento e di orientamento (di prossima apertura). La Caritas Diocesana di Gaeta, certa di incontrare nelle Amministrazioni locali donne e uomini cui sta a cuore il bene comune, è certa di avere dalla presente anche un pronto e positivo riscontro.