Il medico che non ha mai smesso di servire: la vita di Antonio Stefanelli

Il racconto di un uomo che ha attraversato quarant’anni di servizio, tra ospedali, laboratori, pandemia e impegno etico senza compromessi

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Dialogo con il medico Antonio Stefanelli. Percorriamo con lui il tragitto della sua vita. Il padre è un contadino laborioso che vende i suoi prodotti al mercato. Ha abbattuto tutti gli alberi per fare culture intensive. Sono due figli, purtroppo la sorella è down e morirà a 51 anni. La mamma morirà quando lui aveva 28 anni, era stata ferocemente contraria a che si riaffermasse come ufficiale medico nell’esercito italiano, dove aveva prestato servizio negli anni 1983 e 1984. Lo voleva vicino. Si era laureato a soli 24 anni presso L’Università La Sapienza, 45 anni or sono. Inizia la sua professione con guardie mediche e, nel contempo, dirigendo un laboratorio a Roma. Presso l’Università di Parma si specializza in anatomia patologica e tecniche di laboratorio. Oggi non è possibile conseguire le due specializzazioni contestualmente. E per ognuna occorre un piano di studi quinquennale, quindi per entrambi i giovani laureati debbono impegnarsi dieci anni.

Il nostro protagonista lavora 40 anni prima presso l’Ospedale degli Eroi di Minturno e poi presso l’Ospedale Dono Svizzero di Formia. Con il primario Giovanni Forcina effettuano la modernizzazione del laboratorio analisi, giungendo a 1.200.000 esami all’anno. Il Santa Maria Goretti di Latina da parte sua raggiungeva 1.400.000 esami con un organico di personale doppio. Quindi ha lavorato proficuamente con Antonio Di Pastena, con inserimento in rete dei risultati che i pazienti possono ritirare anche on line. Nell’anno 2020 presentò le dimissioni. Perché? “per due motivi: il primo i turni di notte che erano estremamente faticosi. Il contratto nazionale di lavoro dispensava da tali turni coloro che avevano la mia età ma non vi era personale medico che potesse farlo. E poi non sopportavo le scelte dirigenziali dell’ASL che valutavano il personale medico secondo parametri particolari. Andato in pensione volevo godermi il dolce non far niente e viaggiare.

Ma dopo pochi mesi iniziò a infierire sul popolo italiano il covid. L’ASL chiese a noi medici in pensione di intervenire nella campagna vaccinazioni. Alcuni si rifiutarono ma molti rispondemmo positivamente. Per me come medico era un obbligo morale e professionale. E per tre anni ho fatto il medico vaccinatore, sino al 2024. Ora impiego la mia professionalità per il CAD di Gaeta – Cooperativa OSA. Pratico trasfusioni domiciliari, con una media di 20 – 21 interventi al mese. I soggetti vanno monitorati e si opera in programmazione. Gli interventi vengono richiesti dai medici di medicina generale. Personalmente opero nel distretto 5, ma se richiesto intervengo anche nel distretto confinante. Per quanto necessario ci rivolgiamo al Centro Trasfusionale Dono Svizzero”.

Unico superstite della famiglia trasforma in frutteto (esclusivamente per uso personale) il terreno piantando 85 alberi diversi acquistati quindici anni or sono presso il Vivaio Valerio. È coniugato con Maria Giuliano, docente presso il Liceo Classico di Italiano e Latino. Precedentemente ha insegnato presso il Liceo Scientifico Alberti di Minturno. Hanno tre figli: Alessandra, provetta e affermata giornalista sportiva, che vive in Friuli. E due maschi Matteo e Gianmarco. A chi chiede se vi è una parentela con il sindaco di Minturno e presidente della Provincia di Latina Gerardo Stefanelli, appartengono allo stesso ceppo. I loro rispettivi genitori erano entrambi originari di Gaeta e cugini di secondo grado tra di loro. Il nostro protagonista non ha mai voluto essere attratto dal mondo politico, preferendo un impegno in toto come medico. Questa intervista è un modo da parte di Golfo e Dintorni di festeggiare il suo compleanno, che cade il 28 novembre. Ha compiuto 69 anni essendo nato il 28 novembre 1956. Da tutta la sua vita traspare una profonda onestà intellettuale.