Emanuela Salvi: Calo di presenze nei lidi? Quando si parla di spiagge si deve discutere di diritti – Emanuela Salvi, famosa attivista del golfo di Gaeta e amministratore della pagina FB Difendiamo le spiagge libere e il mare della Riviera di Ulisse ha commentato con queste parole il calo di presenze nei lidi divenuto argomento nazionale: “LA GENTE DI MARE SA…che la questione sta a MONTE. Ci interessa sapere se gli stabilimenti sono vuoti, se la colpa è dei prezzi alti o dei salari bassi? Assolutamente no. Non ci interessa. Quando si parla di spiagge, non si dovrebbe discutere di soldi ma di DIRITTI. Solo se si ragiona in termini di DIRITTI allora ci si comincia a fare le domande giuste: quelle che i media di ogni ordine e grado in questi giorni hanno deciso di ignorare. E non per caso. Ecco cosa ci interessa sapere:
1. La spiaggia è demanio pubblico. Costituzionalmente, il diritto all’accesso alle spiagge e al mare è inalienabile. Cioè, la spiaggia è di tutti sempre e a prescindere. Il fatto che uno sia povero o ricco non c’entra assolutamente niente.
2. Gli stabilimenti balneari operano grazie alle concessioni. Le concessioni quest’anno in Italia sono tutte scadute. […]
3. Con le concessioni scadute, TUTTE le spiagge sono di fatto libere. Andate e piazzate il vostro asciugamano dove volete. Non potranno farvi nulla, chiamate i carabinieri se ci provano.
4. Con le concessioni scadute, i balneari come pagano le cifre ridicole che devono al demanio, cioè a noi, alla comunità? […]
5. Le spiagge libere non esistono (quasi) più, anche se i media le presentano come la nuova frontiera dei poracci. Sono state in parte privatizzate nel periodo del covid. Quei bastoncini per il distanziamento (ricordate?) sono diventati ombrelloni fissi: i noleggiatori si comportano come i gestori degli stabilimenti, costruiscono chioschi, fanno abbonamenti e prenotazioni, cacciano la gente che non vuole pagare. […]
6. Parlare di spiagge significa parlare di comunità costiere. Cioè della GENTE di MARE, che siamo noi. Separati dalle nostre coste con la forza, vessati in nome di un turismo di cui beneficiano pochi privilegiati per diritto di nascita, lasciati soli dalle istituzioni conniventi. Noi per farci un bagno a mare dobbiamo litigare o pagare. Ultimamente in molti stiamo scegliendo di litigare. Ci roviniamo le vacanze? Si, ma non importa.
7. Le istituzioni e le forze dell’ordine SANNO. Sanno che è illegale, sanno che i balneari sono in difetto, sanno che non si possono privatizzare le spiagge libere, sanno che nessuno può impedire l’accesso al mare né cacciare un cittadino dalla spiaggia né dirgli quello che deve mangiare e dove, sanno TUTTO. Anche perché in molti abbiamo cominciato a denunciare. I tribunali sono pieni di esposti, denunce, ricorsi. […]
8. Il nepotismo a noi italiani piace. Ci parla di famiglia, di diritti acquisiti e tramandati, di eredità. Facciamo l’applauso al figlio che prende il posto del padre senza passare per gare d’appalto o colloqui equi. […] Le concessioni non possono e non devono essere tramandate. Dirò di più: i servizi dovrebbero essere tutti comunali.
9. Quello delle spiagge sembra un discorso stupido rispetto a quello che succede da noi e nel mondo. Ma non è così. La spiaggia è un simbolo molto potente, soprattutto per noi italiani che siamo circondati dal mare su tutti i fronti. Il mare è la nostra storia, la nostra identità. Le spiagge sono prolungamenti delle nostre città e dovrebbero essere libere sempre.
Invece sono presidiate, recintate, controllate da cancelli. La battaglia per le spiagge libere è una battaglia concreta per un ritorno al concetto di comunità e di Stato di diritto. Dalle spiagge alla sanità, alle scuole, al rispetto delle leggi tutte, è un attimo. Ma la spiaggia è un concetto piccolo e immenso su cui ci possiamo impegnare tutti, sempre.
Prima di tutto, informandoci e rifiutando le narrazioni faziose dei media. Che sono chiaramente dalla parte dei balneari anche se non sembra così. Non facciamoci manipolare!
(foto dal The Guardian dello scorso anno)”













