Foto – A bordo dell’incanto: l’incontro con l’Amerigo Vespucci a Gaeta – Ci sono giorni che restano impressi nella memoria come fotografie indelebili, e per chi scrive, lunedì 26 maggio è uno di quelli. Una data segnata dal battito lento e solenne delle onde e dall’incontro con una leggenda vivente: l’Amerigo Vespucci, la nave-scuola della Marina Militare Italiana, ormeggiata alla banchina Salvo D’Acquisto del porto di Gaeta.
La nave, approdata in città la sera del 24 maggio, ha aperto le sue passerelle al pubblico nelle giornate del 25 e 26, accogliendo centinaia di visitatori attratti dal suo fascino antico e immutabile. Tra loro, anche io, salita a bordo in una giornata baciata da un sole terso, quasi complice nel voler rendere ancora più memorabile l’esperienza.
L’accoglienza è stata impeccabile. La fila per salire era ben organizzata e scorrevole. E poi, il momento tanto atteso: il primo passo sul ponte. È come varcare una soglia temporale, lasciandosi alle spalle il presente per entrare in una dimensione fatta di legno, vele e storia. Ogni dettaglio della Vespucci – dai fregi dorati al suo scafo bicolore, dai pennoni svettanti agli odori di salsedine e cordame – parla una lingua antica, che racconta di tradizione, onore e passione. Ogni trave di legno e ogni corda odorano di tradizione, fatica, orgoglio.
Difficile trovare le parole giuste per descrivere ciò che si prova. La nave si impone con una presenza quasi mistica, che induce al silenzio rispettoso, come si farebbe davanti a un’opera d’arte o dentro una cattedrale. E in effetti, la Vespucci non si guarda: si contempla.
A bordo, ogni passo è un viaggio nella memoria collettiva. Siamo nel 1925 e l’allora Regia Marina ha bisogno di una nave scuola per sostituire la “Flavio Gioia”, prossima al disarmo. Il disegno dell’Amerigo Vespucci viene elaborato dal tenente colonnello del Genio Navale, Francesco Rotundi. Sei anni dopo la nave è varata: è infatti il 22 febbraio 1931. Dal 6 giugno 1931, giorno della sua entrata in servizio, la nave scuola Amerigo Vespucci ha solcato i mari di tutto il mondo, formando centinaia di allievi ufficiali. Solo in rare occasioni ha interrotto la sua attività: nel 1940, a causa del secondo conflitto mondiale, e negli anni 1964, 1973 e 1997, per interventi di manutenzione straordinaria.
Il celebre appellativo di nave più bella del mondo nasce da un episodio che ha ormai il sapore della leggenda. Era il 1962 quando, nel Mar Mediterraneo, il veliero italiano incrociò la rotta della portaerei statunitense USS Independence. Alla vista del maestoso veliero, dalla nave americana partì un segnale luminoso con la domanda: “Chi siete?”. La risposta degli italiani fu immediata: “Nave scuola Amerigo Vespucci”. A quel punto, dai marinai americani arrivò il messaggio che avrebbe segnato la storia: “Siete la nave più bella del mondo”. Un riconoscimento che, ancora oggi, continua a riempire d’orgoglio la Marina Militare italiana.
Il viaggio intorno al mondo della nave scuola italiana: tradizione e formazione in mare
Oggi, a vent’anni di distanza dal precedente viaggio avvenuto tra il 2002 e il 2003, è nel pieno del suo secondo giro del mondo – iniziato il 1° luglio 2023 da Genova e destinato a concludersi il 10 giugno 2025 sempre a Genova – continua a essere un faro di valori e sapere marinaro. Al comando, il capitano di vascello Giuseppe Lai.
Un itinerario planetario
Il giro del mondo ha toccato alcuni tra i più significativi scali internazionali, attraversando oceani, culture e continenti. Un viaggio di 46.000 miglia e 30 paesi toccati. Partita da Genova, la nave ha fatto tappa nei porti di Marsiglia, Las Palmas, Dakar, e Praia, per poi approdare nelle Americhe: Santo Domingo, Cartagena, Trinidad e Tobago, Brasile, Argentina, Uruguay e fino alla punta estrema di Ushuaia. Dopo aver costeggiato il Pacifico da Valparaiso a Los Angeles, il viaggio è proseguito verso l’Asia, passando per Giappone, Filippine, Australia, Singapore, India e Medio Oriente, fino a concludersi nuovamente in Mediterraneo, ad Alessandria d’Egitto.
Il tour mondiale è stato seguito, una volta tornati in Europa, da un itinerario mediterraneo con tappe nei principali porti italiani: Trieste, Venezia, Ancona, Ortona, Brindisi, Taranto, Porto Empedocle, Reggio Calabria, Palermo, Napoli, Cagliari, Gaeta, Civitavecchia, Livorno, Genova.
Una nave tra passato e futuro
La nave scuola, con il suo profilo inconfondibile, è molto più di un semplice vascello da addestramento: è una celebrazione vivente delle antiche tradizioni marinare. L’imbarcazione è armata “a nave”, con tre alberi principali (trinchetto, maestra e mezzana) dotati di vele quadre, più un bompresso, per un totale di 26 vele in tela olona e circa 36 chilometri di cime in fibra naturale. Tutte le manovre vengono eseguite manualmente e le comunicazioni interne avvengono ancora tramite il fischietto del nostromo, perpetuando gesti e rituali del passato.
La struttura, in acciaio chiodato e con finiture in legno di teak, combina robustezza e bellezza. L’apparato propulsivo è costituito da motori diesel ed elettrici che garantiscono manovrabilità anche in assenza di vento, senza però intaccare la vocazione velica della nave.
L’accademia galleggiante
A bordo trovano posto fino a 470 persone tra ufficiali, sottufficiali, marinai e allievi. Ogni estate, infatti, la nave ospita circa 140 allievi del primo anno dell’Accademia Navale di Livorno, per una formazione completa che unisce teoria e pratica. L’equipaggio è organizzato in specifici settori: dalle operazioni alla logistica, dall’armamento al comparto sanitario. Ogni membro ha un ruolo preciso, essenziale per il buon funzionamento della vita di bordo.
I tre maestosi alberi, il bompresso, le oltre 2600 metri quadri di vele, raccontano di un navigare lento e consapevole, lontano anni luce dalla fretta moderna. A raccontarlo sono anche i membri dell’equipaggio, più di 260 persone, affiancate da circa 100 allievi durante le campagne addestrative. Coordinati come un solo organismo, gli uomini e le donne della Vespucci trasmettono con entusiasmo l’essenza di una vita fatta di disciplina, lavoro di squadra e rispetto per il mare.
«Non chi comincia ma quel che persevera», recita il motto della nave. Una frase che diventa filosofia, esempio, monito. Una filosofia di vita che la Vespucci incarna in ogni sua fibra.
Perché a bordo della Vespucci si impara più che la navigazione: si apprende il valore della costanza, dell’umiltà, della dedizione.
Quando sono scesa, con ancora il rumore delle onde che rimbalzava nel cuore, ho pensato che ogni italiano dovrebbe salire almeno una volta su questa nave. Per capire cos’è il valore, l’impegno, la bellezza. Per sentire il legame profondo che ci unisce al mare e alla nostra storia.
Grazie, Amerigo Vespucci, per aver fatto tappa a Gaeta. E grazie per averci fatto sentire, anche solo per qualche ora, parte della tua leggenda.