Operazione Parco Regionale Riviera di Ulisse e Guardia Costiera

L’Ente Parco Regionale Riviera di Ulisse con sede a Gaeta riferisce che le giovanissime Caretta caretta, curate e riabilitate presso il Centro Ricerche Tartarughe Marine della Stazione Zoologica di Napoli Anton Dohrn, tornano a nuotare libere nelle acque antistanti il Parco Riviera di Ulisse che, in quanto Nucleo Operativo della Rete TartaLazio, ha coordinato l’intervento. I tecnici dei due enti hanno ritenuto opportuno che il rilascio in natura di due esemplari così giovani – una delle quali sottoposta nella, Stazione Anton Dohrn, a intervento chirurgico per l’asportazione di un amo dall’esofago – non avvenisse in spiaggia ma già in mare aperto, in modo da non costringerle a superare ostacoli naturali quanto antropici.

Operazione Libertà in fondo al mar

La liberazione è avvenuta a bordo di una grande imbarcazione per rispettare le disposizioni sanitarie Anti-Covid19 grazie al supporto della Capitaneria di Porto di Gaeta, sempre presente nelle fasi di recupero e rilascio in natura. Piena soddisfazione da parte di tutti gli attori coinvolti per la riuscita dell’operazione che non comprende solo la liberazione di stamattina ma anche il recupero, la cura e la riabilitazione durata diversi mesi. Alive infatti si è spiaggiata lo scorso dicembre a seguito di una forte mareggiata. Greta invece è stata ritrovata nel settembre 2019 proprio nel Golfo di Gaeta, intrappolata in un groviglio di lenze e con un amo conficcato nell’esofago. A salvare Greta è stato l’intervento di un privato cittadino, Giuseppe Locci che oggi ha avuto il piacere di liberare materialmente la tartaruga insieme alla Presidente del Parco Carmela Cassetta.

Il ritorno nel suo ambiente marino

Quest’ultima, nel ringraziare tutti gli enti coinvolti così come i privati cittadini, ci ha tenuto a ricordare che: «Con operazioni come queste, che pure ci riempiono di orgoglio, non facciamo altro che mettere una toppa ai comportamenti sconsiderati degli esseri umani nei confronti della natura. Spero che l’esperienza Covid19, dalla quale sembra stiamo faticosamente uscendo, ci abbia insegnato che non siamo al centro dell’universo, che il pianeta terra non è stato creato per noi».