Leonardo da Vinci, Ultima Cena, dipinto parietale, 1495/1498, Milano, refetytorio del convento di Santa Maria delle Grazie

Il 2019 è un anno importante per la storia dell’arte italiana. Ricorre quest’anno infatti il Cinquecentesimo anniversario della morte del genio del rinascimento Leonardo da Vinci il quale tra il 1495 e il 1498 realizzò, su commissione di Ludovico il Moro, la celeberrima Ultima Cena del refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie a Milano, della quale nei giorni scorsi è stata scoperta nel convento dei Cappuccini di Saracena in provincia di Cosenza, in Calabria, una autentica copia ottocentesca. Nel Basso Lazio pontino, precisamente nei comuni di Fondi e Minturno, esistono ben due citazioni del capolavoro di Leonardo, ma prima di scoprire come le innovazioni apportate dal genio del rinascimento al tema evangelico dell’ultima cena siano giunte nella nostra zona, occorre fare un salto indietro nel tempo per capire come Leonardo da Vinci ha concepito quella che sarebbe diventata uno dei suoi più famosi capolavori.

Tra il 1495 e il 1498, la storia dell’arte italiana si arricchisce di una pagina fondamentale per lo sviluppo della stessa: Leonardo da Vinci in quegli anni, su commissione di Ludovico il Moro, dipinse la maestosa Ultima Cena del refettorio del convento di Santa Maria delle grazie a Milano, chiesa eletta da Ludovico il Moro a luogo deputato per le celebrazioni legate alla casata Sforza. Tale opera, fu apportatrice di rivoluzionari schemi iconografici che influenzeranno a partire da quegli anni l’iconografia dell’Ultima Cena, ossia Cristo seduto e ai suoi lati gli apostoli, ognuno al proprio posto e, come è possibile notare in gran parte delle opere d’arte presentanti il medesimo soggetto evangelico, l’apostolo Giovanni che poggia la testa in grembo al Cristo come avviene ad esempio in Giotto di Bondone, nella sua Ultima Cena conservata presso l’Alte Pinakhoteke di Monaco, datata tra il 1320 e il 1325.

Giotto di Bondone, Ultima Cena, 1320/1325, Monaco, Alte Pinakhoteke

In Leonardo tutto cambia: entra in scena la prospettiva attraverso l’utilizzo della cosiddetta scatola prospettica, l’ambientazione dell’evento avviene in una stanza con delle aperture che lasciano intravedere il paesaggio circostante, gli apostoli sono divisi in gruppi di tre e presentano un dinamismo particolare nei loro movimenti all’interno della scena. Si chiedono infatti, chi tra loro possa tradire Cristo, il quale ha appena detto, come si legge infatti nel Vangelo di Giovanni  «In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà».

Leonardo da Vinci, Ultima Cena, dipinto parietale, 1495/1498, Milano, refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie

Il successo di questo capolavoro leonardesco fu tale che negli anni a seguire, l’Ultima Cena del refettorio di Santa Maria delle Grazie divenne oggetto di numerose copie e citazioni. Tra queste ultime sono da menzionare la citazione fatta da Cristoforo Scacco da Verona nella predella del Trittico dell’Annunciazione datato al 1499, conservato a Fondi nel mausoleo Caetani all’interno della chiesa di San Pietro Apostolo e la citazione eseguita dalla scuola di Andrea Sabatini da Salerno nell’Ultima Cena conservata nell’antica cattedrale di San Pietro Apostolo a Minturno.

Per quanto riguarda il Trittico dell’Annunciazione Cristoforo Scacco, pittore originario di Verona la cui formazione avvenne attraverso lo studio di opere dei grandi maestri dell’arte italiana di quegli anni tra cui Andrea Mantegna e lo stesso Leonardo da Vinci, cita il capolavoro leonardesco nella predella, suddividendo anch’egli, come Leonardo prima di lui, gli apostoli in gruppi di tre. Se il Trittico dell’Annunciazione di Fondi è dunque databile al 1499, è dunque probabile che anche il dipinto parietale milanese di Leonardo abbia influito sulla formazione dello Scacco, aspetto reso ben evidente dalla disposizione degli apostoli nell’Ultima Cena della predella del trittico fondano. Cristo anche qui è al centro della scena, benedicente ed ha un ostia in mano. Ha appena intimato a Giuda “va e fa quello che devi fare”. Difatti Giuda è raffigurato di spalle mentre si appresta ad uscire di scena. La citazione leonardesca della suddivisione degli apostoli in gruppi di tre si affianca all’applicazione del fondo dorato che nella storia dell’arte medioevale e di gran parte del Quattrocento viene interpretato come lo spazio di Dio.

Cristoforo Scacco da Verona, Trittico dell’Annunciazione (Annunciazione tra i Ss. benedettini Onorato e Mauro), tempera e oro su tavola, 1499. Fondi, chiesa di San Pietro Apostolo, Mausoleo Caetani
Cristoforo Scacco da Verona, Trittico dell’Annunciazione, part.

lL’Ultima Cena conservata nell’antica cattedrale di San Pietro a Minturno, dipinto del XVI sec. attribuito alla scuola di Andrea Sabatini da Salerno, si avvicina leggermente di più rispetto al Trittico di Cristoforo Scacco conservato a Fondi precedentemente analizzato, alla composizione del capolavoro di Leonardo. Anche in questo dipinto, come in Leonardo e come in Cristoforo Scacco, gli apostoli sono divisi in gruppi di tre e l’apostolo Giovanni è raffigurato con la testa poggiata sulla spalla del Cristo, il quale ha lo sguardo rivolto verso l’alto, ossia verso Dio che compare sulla scena come una sorta di “regista” dell’evento evangelico, circondato da angeli in gloria. Come avviene anche nell’originale leonardesco, anche qui compare la scatola prospettica e l’ambientazione dell’episodio evangelico dell’ultima cena avviene in una stanza in cui però le aperture sono laterali ma lo stesso lasciano intravedere il paesaggio circostante. Questo anonino artista, proveniente dalla scuola di Andrea Sabatini da Salerno, sicuramente conosceva o doveva aver visto dal vivo l’Ultima Cena di Leonardo da cui poi aveva tratto ispirazione per gran parte della composizione del medesimo soggetto minturnese.

Scuola di Andrea Sabatini da Salerno, Ultima Cena, olio su tavola, XVI sec., Minturno, antica cattedrale di San Pietro Apostolo

 

A partire dunque dal 1499 e proseguendo per il XVI sec., grazie alla pittura Cristoforo Scacco e al linguaggio pittorico della scuola di Andrea Sabatini, il territorio del Basso Lazio pontino conoscerà dunque l’innovativo linguaggio pittorico di Leonardo da Vinci abbinandolo ai linguaggi artistici diffusi in quegli anni nel territorio del sud Pontino.

 

Marco Tedesco