Sono sempre stato da ragazzo un appassionato lettore di Giovannino Guareschi e della sua serie di racconti su Don Camillo. Ricordo quella dolce frase con la quale inquadrava il luogo delle storie: quel paese lungo il fiume nella bassa padana. Ebbene pressappoco è così da noi: Scauri, quel paese bagnato dal mare, poco distante dal fiume, nella piana del Garigliano. Da noi il protagonista non è il corpulento e burbero Don Camillo ma Don Antonio, che possiede un cuore grande come il prete emiliano. La storia che raccontiamo non è frutto di fantasia ma cronaca di questi giorni. La piazza del paese a Scauri è quella di Santa Albina V.M. che nonostante si chiami ormai in tal modo qualcuno ostinatamente continua a chiamare Piazza Rotelli. Tutte le piazze dove si affacciano le chiese parrocchiali prendono nome dalla dedicazione delle stesse.

È un terremoto che riporta Scauri all’età dell’oro. Scompaiono i dispetti e gli atti vandalici, la chiesa resta aperta sino a mezzanotte tutti i giorni, Don Antonio a volte esce fuori dal tempio e li invita tutti a consumare qualcosa con lui al bar. Nei giorni scorsi delle signore abitanti nei palazzi circostanti, seguendo le consuetudini degli ultimi decenni, si sono affacciate dai balconi e li hanno invitati sgarbatamente ad andarsene. Ma ora quei ragazzi hanno un “protettore” e corrono da lui a farsi sostenere. Il parroco esce in piazza e le rimprovera: “lasciateli stare, sono dei ragazzini, e poi tra poco vengo anche io a giocare a pallone con loro”. E il clima si rasserena come per incanto. La storia ha un finale dolcissimo: i ragazzi gli lasciano in chiesa un biglietto con su scritto “Don ti vogliamo bene”. E ora un appello al sindaco Gerardo Stefanelli: per favore quella fioriera non gradita la può far spostare dinanzi a qualcuna delle panchine collocate a lato, in tal modo che risistemando quella circolare ora rimossa, perché rotta, i frequentatori della piazza possono finalmente sedersi guardandosi negli occhi. È dura a settanta anni stare per ore in piedi aspettando che qualcuno si alzi. E, nel contempo, Don Antonio può giocare con i ragazzi, che sono i nostri ragazzi, i futuri cittadini di questo stupendo paese. Certamente San Giovanni Bosco dal regno dei cieli starà sorridendo guardando l’impegno di questo sacerdote che non è salesiano ma diocesano, però è veramente fico (parole dei ragazzi).













