Domenica 30 giugno 2019 alle 13.30 si è spento a 71 anni Giovanni Russo. Un nome che per la maggioranza dei lettori del nostro Magazine non significa nulla ma se si riporta il suo nome d’arte la conoscenza muta: “Il Mago di Minturno”. Circa due anni fa il direttore responsabile Raffaele Vallefuoco si recò da lui per intervistarlo (riproponiamo a lato). Non è facile inquadrare il personaggio. Per chi scrive, suo concittadino, è deontologicamente corretto presentarlo con tutte le sue sfaccettature. Era un buono e per molti aspetti poteva apparire ed era un ingenuo. Minturno repubblicana ha avuto due artisti, molto diversi tra di loro, Cristoforo Sparagna e Giovanni Russo, che ricordano uno più illustre, di fama nazionale, Antonio Ligabue (Zurigo, 18 dicembre 1899 – Gualtieri, 27 maggio 1965) un pittore italiano, che si credeva una tigre, e la cui arte è generalmente classificata dai critici come espressionista, avendo superato quella più semplicistica da vivente di pittore naif e matto.
A Minturno il primo, Cristoforo, intellettuale, in gran parte autodidatta, scrittore fustigatore dei potenti e grande pittore, e, quindi, il nostro Giovanni, un mago capace di proporsi come cartomante, realizzatore di filtri amorosi e uomo di spettacolo ma realmente grande come scultore. D’estate si improvvisava nei vari mestieri pur di procurarsi il reddito necessario alla sua famiglia. Alcune estati vendeva con un carrellino mitili e frutti di mare, lungo l’arenile, e una volta fu fermato dalle fiamme gialle. Gli chiesero da quando vendesse prodotti alimentari sulla spiaggia e lui rispose prontamente: da sempre. I finanzieri sequestrarono la merce e gli fecero un verbale per gli ultimi cinque anni, non potendo procedere maggiormente a ritroso.

Giovanni è anche colui che ha riscosso una risonanza nazionale grazie alla partecipazione come “Mago di Minturno” alla trasmissione televisiva Libero in onda dal 2000 al 2007 su Rai Due con il presentatore Teo Mammuccari. Punto focale del programma erano gli scherzi telefonici che il conduttore realizzava ad ignare vittime a casa, ma non era raro vedere colpiti da questi scherzi anche personaggi televisivi. Il Mago di Minturno era impeccabile nel suo ruolo, conservando una spontaneità fuori del comune, era se stesso dinanzi alle telecamere, lo stesso di sempre. Come Cristoforo Sparagna realizzò la “sua” casa denominandola “L’Eremo” così lui ha battezzato la sua casa “La Villa dei Misteri” e ha realizzato anni or sono ai piedi di Monte d’Argento alcune sculture all’interno di una piccola grotta battezzata da lui il “Tempo delle Grazie”. Era un vero scultore, andava a caccia di pezzi di marmo, con una predilezione per quelli antichi, frammenti dell’epoca romana sparsi per il territorio comunale. Trasformava materiale inerte in volti particolarmente espressivi.
Volti di filosofi, teste di bambini ed altro. Se Ligabue usava le tele, Cristoforo pennelli e penna lui le pietre, come anche il granito. Meritava che si conoscesse di lui maggiormente questa arte e credo che in futuro avverrà, come è avvenuto per tanti geni scoperti o rivalutati post mortem. Il destino è stato inclemente con lui in quanto negli ultimi tempi è stato colpito da un male incurabile che lo ha consumato. Ero tra i concittadini tenuti informati sulle sue condizioni dalla figlia Concetta, una giovane donna determinata e lavoratrice instancabile. Ha voluto vivere sino all’ultimo giorno a modo suo. La comunità gli ha reso omaggio il 1 luglio nella Chiesa di San Biagio VM durante le esequie officiate da don Maurizio Di Rienzo. Il sindaco Gerardo Stefanelli, appreso il decesso, ha espresso le condoglianze dell’amministrazione comunale. Ciao Mago di Minturno, ultimo testimone di una Minturno che ormai non c’è più, andata via con le sue tradizioni. Non si vedono più nei vicoli di Traetto le anziane donne indossare i costumi della pacchiana ma si vedranno sempre, dove affiora il mare, le sculture di Giovanni. Oggi, purtroppo, viviamo solo di rievocazioni, suggestive ma orfane di spontaneità.
Marcello Rosario Caliman
Il mago di Minturno, dietro il mantello c`era un vero artista
Uno scultore prolifico che ha fatto del Comune il suo museo all`aperto
Alzino la mano quanti di voi sanno dell`esistenza di un mago a Minturno. Vi vedo, siete un bel pò. Come faccio a vedervi? Semplice il mago mi ha prestato le sue credenziali. Ne farò buon uso, tranquilli. Perché ne scrivo? Perché lo abbiamo incontrato nel 2016 nella sua dimora sulla via Appia la cosiddetta ‘Villa dei Misteri’, dove abbiamo provato a carpirne i segreti di … scultore. Si, esatto. Perché il mago, al secolo Giovanni Russo, oltre ad essere un mago, è un prolifico artista, o meglio scultore. In questo nostro articolo non vogliamo parlare del lato esoterico, ma approfondire piuttosto quello artistico. Sicuramente, lo abbiamo verificato, non si è arricchito con tarocchi, pozioni o palle di cristallo. Così come non si è certo arricchito neanche vendendo a “quattro soldi”, come ci dice, le sue opere. Ce ne mostra di veramente belle.


“Quello l`ho realizzato a nuoto” ci dice orgoglioso passando a raccontarci del ‘Tempio delle Grazie’. Eppoi ci sono le apparizioni televisive su Rai e Mediaset (Ciao Darwin) o le foto con gli “amici” famosi, la fede cattolica e il culto di Padre Pio. Tra un racconto e l`altro ci mostra le sculture che gli restano. Le altre, dice “le ho vendute per fame”. In effetti Giovanni il mago ha sempre sbarcato il lunario con lavori usuranti, non ultimo l`affitto dei lettini in estate. Un`attività che si lega alle numerose altre che hanno fatto di lui, se non una istituzione, almeno un solido punto di riferimento della tradizione locale minturnese. Una tradizione ricca di creatività che merita rispetto e considerazione. A pretenderla non è il mago, è l`artista.
Raffaele Vallefuoco













