La verità sull’impianto dei fanghi che i minturnesi non accettano – La terra di Minturno e delle sue frazioni è sacra. E ancor più
per le future generazioni che hanno il diritto di partecipare alla
progettazione. Non possiamo togliere loro il diritto di sognare,
di costruire il loro futuro. Privarci di terra di alto valore
ambientale e archeologico sarebbe un errore gravissimo.
Minturnae era di estensione e valenza non inferiore a Pompei.
In successione si sono già opposti: Consiglio Comunale di
Minturno con delibera, Cartello di associazioni nazionali
(Legambiente, Italia Nostra, Federconsumatori, Associazione
Italiana di Cultura Classica fondata a Firenze nel 1897 e
affiliata all’Unesco), un Comitato cittadino spontaneo. Ma
allora chi vuole sulla terra di Minturno l’impianto fanghi? Il
deputato del Partito Democratico, Matteo Orfini, eletto nella
circoscrizione Lazio 2, interroga il Ministro dell’Ambiente e
quello della Cultura. Un’interrogazione alla Camera dei
Deputati sull’impianto di essiccazione fanghi approvato, per
la prima volta, tre anni fa, a febbraio, 2022, insieme al
gemello apriliano, dalla Conferenza dei sindaci dell’Ato 4 su
proposta del gestore idrico Acqualatina Spa. Il progetto
dell’impianto di essiccazione solare dei fanghi a Minturno,
finanziato al 70 per cento mediante fondi del Piano nazionale
di ripresa e resilienza (PNRR) prevederebbe la realizzazione
di un impianto con una capacità di circa 6.000 tonnellate
annue, senza che sia stata fatta una procedura di valutazione di
impatto ambientale. L’impianto previsto a Minturno sarebbe
collocato in prossimità dell’attuale impianto di depurazione,
che le normative del piano territoriale paesistico regionale
(Ptpr) raccomandano di delocalizzare in virtù dei vincoli
paesaggistici gravanti sull’area. Tale localizzazione risulta
inoltre parzialmente in zona destinata a servizi e parzialmente
in area agricola, secondo il vigente piano regolatore generale
(Prg). Il che renderebbe necessaria una procedura di
esproprio. “La zona prescelta – afferma Orfini parlando di un
impianto che ha avuto parere negativo sia da Regione Lazio
che dal Comune di Minturnae – è adiacente a un’area
vincolata sia paesaggisticamente sia archeologicamente,
trovandosi a circa 600 metri dal Teatro Romano e dal
comprensorio archeologico dell’antica città di Minturnae.
Inoltre, il sito risulta esposto a un elevato rischio di
esondazione, data la vicinanza del fiume Garigliano, come
sottolineato dalla direzione ambiente della Regione Lazio
(dottor Vito Consoli). Non meno rilevanti sono le criticità sul
piano della partecipazione democratica e della trasparenza.
Il
consiglio comunale di Minturno è stato chiamato a discutere il
progetto soltanto il 23 dicembre 2024, su richiesta urgente
delle forze di opposizione, sebbene l’approvazione del
progetto fosse già avvenuta nel febbraio del 2022, in
occasione della conferenza dei sindaci, con il voto favorevole
del rappresentante del Comune di Minturno. Rimane tuttavia
oscuro sulla base di quale mandato il delegato abbia espresso
parere positivo”. Aggiunge Orfini: “In sede di consiglio
comunale, l’assemblea si è espressa in senso contrario alla
realizzazione del progetto, e analoga presa di posizione si è
registrata al consiglio regionale del Lazio nel gennaio 2025. È
evidente come tale atto rappresenti un ostacolo fondamentale
alla realizzazione del progetto, poiché una delle condizioni
imprescindibili è la piena disponibilità dell’area da parte del
Comune di Minturno, la cui concessione rientra nelle
prerogative del consiglio comunale, massimo organo
rappresentativo dell’ente. Nonostante le opposizioni,
l’amministratore delegato di Acqualatina, soggetto
proponente, ha dichiarato a mezzo stampa che l’iter
progettuale proseguirà, sostenendo che il consiglio comunale
di Minturno non sia competente a esprimersi in merito e
definendo la mozione approvata illegittima. Ha inoltre
intimato al Comune di Minturno di compiere tutti gli atti
necessari per la prosecuzione del progetto, asserendo che il
rappresentante comunale aveva espresso parere favorevole in
sede di conferenza dei sindaci, sebbene non sia chiaro a quale
mandato consiliare tale parere si riferisca. Nel frattempo, il
presidente della Provincia di Latina, nonché sindaco di
Minturno e presidente della conferenza dei sindaci, si è visto
conferire mandato dalla provincia per richiedere al Ministero
dell’Ambiente una proroga dei termini, al fine di evitare il
naufragio del progetto per mancato rispetto del
cronoprogramma”.
“Parallelamente,
il soggetto proponente, Acqualatina, ha sollecitato lo stesso a
regolarizzare la documentazione necessaria. Tuttavia, il
consiglio comunale di Minturno ha dato esplicito mandato al
sindaco affinché rappresenti in tutte le sedi competenti la
posizione ufficiale del comune, ossia la netta contrarietà alla
realizzazione dell’impianto”. Orfini chiede ai Ministri
Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente) e Alessandro Giuli
(Cultura) se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti
e “con quale motivazione si giustifichi la realizzazione di tale
progetto in un’area di elevato valore ambientale, agricolo,
turistico, archeologico e paesaggistico, senza una preventiva
valutazione di impatto ambientale, nonostante la contrarietà
espressa dagli organi competenti”. Chiede inoltre “quali
garanzie siano state adottate per scongiurare il rischio
idrogeologico di esondazioni e la possibile contaminazione
delle falde acquifere e se siano state prese in considerazione
soluzioni alternative a minore impatto ambientale e sociale in
siti più idonei della provincia di Latina”. La dichiarazione che
il Consiglio Comunale non sia competente è antistorica,
offensiva e fuorviante. Dopo l’affermazione della Repubblica
Costituzionale sono stati aboliti i podestà e una popolazione
esercita i suoi diritti tramite l’assise civica democraticamente
eletta. Se uno studente universitario affermasse il principio di
Acqualatina sarebbe bocciato e invitato a tornare preparato. Il
consiglio comunale è la massima espressione di democrazia in
un Paese frutto della storia dei Comuni. Bene ha fatto il
presidente del consiglio comunale avvocato Massimo Signore
di far votare i rappresentanti del popolo. La guerra continua o
è terminata? Molti sono convinti che dal cilindro possa uscire
un altro coniglio e questa volta non più bianco ma…nero.
Sette Comuni pontini hanno chiesto di concedere una proroga
per il progetto. Ma sorge una domanda spontanea: è casa
vostra? terra vostra? Il vostro futuro? No è dei minturnesi. E
non molleranno.