PAOLA VILLA: IO PROFESSORESSA NON MI SENTO ASSOLTA, MA COINVOLTA…

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“Quella di Paolo è una vicenda brutta, terribile e senza alcuna giustificazione. Una vicenda che deve vederci tutti coinvolti. Chiedere “perdono” a Paolo, fare minuti di silenzio, fiaccolate, ci sta, ma dobbiamo anche e soprattutto agire! Questa è una storia di solitudine istituzionale, dove non sono esistiti servizi sociali, scuola, psicologi, sportelli vari e tanto altro. Detto ciò si deve agire.  Da professoressa io ho l’obbligo di iniziare da me! 

Organizzare il mio “tempo scuola” in modo “diverso”, io aggiungerei, in modo “degno”.  Insegno matematica e scienze e reputo importante che i miei alunni e alunne siano pronti, preparati e all’altezza per affrontare la scuola superiore, mi preme, però, e molto di più, che abbiano dalla scuola gli strumenti per essere degli uomini e delle donne in grado di gestire, affrontare e abbracciare la vita, il loro futuro. 

Mi preme che la scuola non sia vissuta come una prigione, ma diventi “casa”, “rifugio”…un posto caldo e al coperto. La scuola, tutta la scuola, ha tanti “buchi neri”, che purtroppo solo l’iniziativa autonoma e volontaria di alcuni insegnanti riesce a colmare. La scuola ha tante “falle” che vengono evidenziate sempre e solo a tragedia avvenuta.  Tutto ciò non ce lo possiamo più permettere.

Un anno fa Emanuele sempre nel comune di Santi Cosma e Damiano, ad agosto Alexandra la ragazza diciassettenne di Latina e dieci giorni fa Paolo…tre ragazzi che hanno deciso di mettere punto alla loro vita, ragazzi che si lasciano portare nell’oblio e non ne fanno più ritorno. 

Questa è solo la punta dell’iceberg…tanti ragazzi non vogliono venire a a scuola, si fanno tagli a polsi, gambe e braccia, mangiano poco o mangiano troppo, non parlano o parlano troppo…non sono entità astratte, sono i nostri ragazzi, sono il nostro futuro… questo è solo la punta dell’iceberg. 

Io non voglio aspettare il prossimo o la prossima…ho l’obbligo di guardarmi in faccia e fare la mia parte, insieme a tutti i miei colleghi.  Iniziamo da noi, dalla scuola, iniziamo a parlare, ad ascoltare, a capire, a farci domande.  Iniziamo a non aspettare l’evento, la giornata dedicata, l’esperto.  Iniziamo durante le nostre lezioni, tra le righe, durante un confronto o uno scontro, iniziamo e continuiamo. 

Non lasciamo cadere nessun dubbio, nessun sentore, lo svolgimento dei programmi non sia la nostra priorità, noi siamo tutti coinvolti e fin quando ci sarà un “Emanuele”, una “Alexandra”, un “Paolo” noi, noi professori, non ci possiamo sentire assolti, ma siamo tutti, senza scusa, coinvolti. ” Lo comunica Paola Villa in una nota.