Dal 2026 scuole chiuse il 4 ottobre per festeggiare San Francesco ma…… Inoltre il primo ponte cadrà nel 2027 – Dopo decenni di attesa e dibattiti, il Parlamento ha detto sì: San Francesco d’Assisi avrà ufficialmente una festa nazionale. Il 4 ottobre, giorno della sua morte e già ricorrenza religiosa molto sentita, entrerà nel calendario civile come giornata festiva a tutti gli effetti, con scuole e uffici chiusi in tutta Italia.
Il via libera definitivo è arrivato dal Senato, con l’approvazione della legge in Commissione Affari costituzionali. Un passaggio storico che riporta alla memoria quella festa abolita nel 1977 durante la razionalizzazione delle festività civili, quando si decise di ridurre i giorni non lavorativi per ragioni economiche. Il promotore della proposta, il gruppo parlamentare Noi Moderati, ha voluto ridare dignità nazionale a un santo che non è solo patrono d’Italia, ma anche simbolo universale di pace, fratellanza e amore per la natura.
Nel testo approvato si sottolinea l’intenzione di celebrare non solo la figura religiosa di Francesco, ma i suoi valori laici e universali, che parlano al presente: attenzione al creato, solidarietà, semplicità e impegno per la pace.
Sì, ma… niente giorno libero fino al 2027
C’è però un piccolo dettaglio – che ha il sapore di una beffa del calendario: il 4 ottobre 2026 cadrà di domenica. Questo significa che il primo vero “giorno festivo in più” arriverà solo nel 2027, quando la data cadrà di lunedì.
Fino ad allora, quindi, la legge avrà più un valore simbolico che pratico. Scuole, uffici pubblici e aziende resteranno chiusi solo a partire dalla prima data utile in un giorno feriale. La legge però prevede già che il 4 ottobre venga utilizzato per promuovere eventi culturali, educativi e ambientali, con il coinvolgimento di istituti scolastici, enti locali e realtà del Terzo Settore.
Una festa civile, non solo religiosa
San Francesco è una figura unica nella storia italiana: amato trasversalmente, sia in ambito religioso che laico, è stato proclamato patrono d’Italia da Pio XII nel 1939 insieme a Santa Caterina da Siena. L’idea della festa nazionale punta a unire sotto un’unica bandiera spirituale e culturale un Paese spesso diviso: “Un giorno per fermarsi, riflettere, riscoprire l’essenziale”, come ha dichiarato uno dei promotori della legge.
Il ritorno del 4 ottobre tra le festività civili ha trovato ampio consenso, ma non è stato privo di critiche. Alcuni parlamentari – pur non opponendosi apertamente – hanno sollevato dubbi sull’opportunità di introdurre una nuova giornata non lavorativa in un contesto economico ancora fragile. Ma alla fine, il valore culturale ha prevalso sulle obiezioni economiche.
Una festa che guarda al futuro
Ora che la legge è realtà, si guarda al 2027 come alla prima vera occasione per celebrare questa nuova/antica festività. Non solo con un giorno di riposo, ma con iniziative concrete che riportino al centro il messaggio francescano, più che mai attuale in un’epoca segnata da conflitti e crisi ambientali.
E chissà, magari sarà anche un nuovo punto di partenza per dare più spazio, nel calendario e nella coscienza collettiva, a quelle figure che ci insegnano che “è dando che si riceve” e che la pace è qualcosa che va costruita ogni giorno, insieme.













