Pensioni, il riscatto della laurea a 900 euro l’anno. Chi può beneficiarne?

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Image by Elly from Pixabay

Pensioni, il riscatto della laurea a 900 euro l’anno. Chi può beneficiarne? – Una nuova proposta di legge potrebbe aprire la strada a una forma di pensionamento anticipato più accessibile per insegnanti, ricercatori e personale scolastico. Il disegno di legge, appena presentato al Senato, prevede una riduzione significativa del costo per il riscatto degli anni universitari, con l’obiettivo di alleggerire il carico economico oggi richiesto a chi intende utilizzare questi anni per raggiungere prima i requisiti pensionistici.

Attualmente, riscattare gli anni del percorso universitario costa circa 6.100 euro per ogni anno di corso, per un totale che, nel caso di una laurea quinquennale, supera abbondantemente i 30mila euro. Una cifra che rende l’operazione poco conveniente, se non proibitiva, per la maggior parte dei lavoratori.

La proposta in discussione mira ad abbassare drasticamente questa soglia: l’onere annuale scenderebbe a poco più di 900 euro, con un esborso complessivo attorno ai 4.500 euro per cinque anni di studi. Tuttavia, questa agevolazione non sarebbe estesa a tutti, ma sarebbe riservata esclusivamente a chi lavora – o ha lavorato – nel comparto istruzione e ricerca, incluse anche le figure con contratti a termine o temporaneamente fuori dal mondo del lavoro.

Obiettivo: turn over e dignità professionale

Tra le finalità del disegno di legge figurano il ricambio generazionale, la riduzione del rischio burnout, la valorizzazione della formazione accademica e la promozione di condizioni di lavoro più sostenibili per chi opera nella scuola e negli enti di ricerca pubblici. Il tutto in un contesto di forte invecchiamento della forza lavoro e di ingresso rallentato delle nuove generazioni.

L’iniziativa parlamentare si inserisce all’interno di un ampio movimento di pressione sociale e sindacale, sostenuto anche da una petizione promossa da Anief, che ha superato le 120mila firme, chiedendo il pensionamento a 60 anni per il personale scolastico e il riconoscimento – gratuito o agevolato – degli anni di studio universitari.

Nessun cambiamento ai requisiti legali, ma accesso più semplice all’anticipata

Il disegno di legge non modifica l’età legale per la pensione di vecchiaia, che resta fissata a 67 anni, ma punta a facilitare il raggiungimento dei requisiti contributivi necessari per la pensione anticipata. In molti casi, il riscatto degli anni di studio può portare a un’uscita anticipata fino a sei o sette anni rispetto all’età ordinaria, a seconda della carriera lavorativa e del tipo di contratto accumulato.

Va ricordato, però, che si tratta di un beneficio indiretto: l’età pensionabile non cambia, ma il percorso per raggiungerla diventa più breve per chi ha avuto continuità occupazionale.

Requisiti e percorsi di studio ammessi

Il riscatto agevolato resterebbe soggetto alle condizioni generali previste dalla normativa vigente. I periodi da riscattare devono corrispondere alla durata legale del corso di studi, non devono essere già coperti da contribuzione e il titolo deve essere stato effettivamente conseguito. Tra i percorsi ammessi:

  • Lauree triennali, magistrali e del vecchio ordinamento;
  • Dottorati e specializzazioni post-laurea;
  • Corsi AFAM e ITS Academy riconosciuti;
  • Titoli conseguiti all’estero, se riconosciuti dal MUR.

Per chi ha avuto periodi di contribuzione durante gli studi, il riscatto potrà coprire solo le settimane non coperte da altri contributi. Inoltre, è possibile riscattare anche da inoccupati, a patto di rispettare i requisiti normativi: in questi casi, la spesa può essere sostenuta da un genitore o familiare con benefici fiscali previsti dalla legge.

Impatto incerto sui conti pubblici

La riduzione dell’onere contributivo a 900 euro potrebbe rendere il riscatto molto più popolare tra i lavoratori del settore, ma solleva interrogativi sulla sostenibilità finanziaria della misura. Se da un lato lo sconto incentiverebbe l’uscita anticipata e il ricambio del personale, dall’altro lato implicherebbe un calo delle entrate previdenziali. Secondo la relazione allegata al testo, l’impatto sulle finanze pubbliche sarebbe contenuto, ma il vero effetto dipenderà dal numero di richieste, dal tasso di adesione e dalla velocità con cui avverranno le uscite e le successive assunzioni.

In attesa del dibattito parlamentare, il comparto scuola e ricerca guarda con attenzione a una misura che – se approvata – potrebbe diventare uno degli strumenti più incisivi per gestire l’invecchiamento del personale e rilanciare la professione con maggiore dignità e prospettiva.