Urgente intervento educativo: trasformare la violenza giovanile in opportunità di crescita, empatia e responsabilità condivisa nelle scuole e nelle comunità

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Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani denuncia con urgenza
l’escalation di episodi di violenza tra minori che sta caratterizzando la cronaca italiana, invitando a
riflettere sulle radici profonde di un fenomeno complesso e multilivello. Gli episodi di bullismo,
cyberbullismo, abusi e autolesionismo raccontano storie di disagio crescente, solitudini emotive e
fragilità che spesso restano invisibili agli occhi degli adulti.
Secondo dati ISTAT 2025, oltre il 68% dei ragazzi tra gli 11 e i 19 anni ha subito almeno un
episodio di bullismo o cyberbullismo, con il 21% che sperimenta tali comportamenti più volte al
mese, e il 34% che ha subito vessazioni online almeno una volta nell’ultimo anno. Numeri che non
possono essere letti come semplici statistiche, perché riflettono vite segnate da sofferenza,
esclusione e conseguenze emotive profonde. Episodi simbolici, come il suicidio del quindicenne
Paolo a Latina o la vicenda di Andrea Spezzacatena, vittima di bullismo omofobico, ricordano
quanto la violenza giovanile lasci cicatrici indelebili nella crescita dei ragazzi.


Il CNDDU sottolinea come la responsabilità educativa sia condivisa tra famiglie, scuola e comunità:
la scuola rischia di essere percepita solo come luogo di valutazione o “parcheggio”, perdendo la sua
funzione di laboratorio di relazioni, empatia e senso civico. I giovani imparano a gestire le emozioni
osservando gli adulti, e dove l’autorità appare debole o incoerente cresce la percezione di impunità
e si normalizzano gesti di sopraffazione. I social media amplificano tali comportamenti,
trasformando la violenza in visibilità e riconoscimento, e creando una pressione costante dei
coetanei che spinge a imitare comportamenti aggressivi senza comprenderne le conseguenze.
Per rispondere a questa sfida nasce “Ponti di Empatia”, un programma educativo che accompagna
studenti e docenti in esperienze di mediazione, laboratori artistici e teatrali, attività di cittadinanza
attiva e progetti ambientali, integrando scuola, famiglia e territorio. Non è una serie di iniziative
isolate, ma un percorso immersivo che offre ai ragazzi strumenti concreti per sviluppare empatia,
responsabilità e senso di comunità, trasformando gli spazi educativi in luoghi dove la dignità di
ciascuno viene riconosciuta e valorizzata.


Gli adulti devono diventare modelli concreti, capaci di trasmettere coerenza tra parole e azioni e di
sostenere un dialogo autentico. L’educazione ai Diritti Umani diventa così strumento concreto per
prevenire la violenza, promuovere la responsabilità individuale e rafforzare la coesione sociale. I
ragazzi hanno bisogno di figure di riferimento positive, capaci di guidarli nella gestione dei conflitti
e nell’uso consapevole dei media digitali, rendendo visibile il valore della cooperazione e del
rispetto reciproco.
Investire nella formazione di cittadini empatici, responsabili e solidali significa proteggere i più
fragili e promuovere una convivenza civile fondata sul rispetto reciproco. Attività come quelle
previste da “Ponti di Empatia” dimostrano che la scuola e la comunità insieme possono diventare
catalizzatori di cambiamento, aprendo spazi di dialogo e crescita emotiva che valorizzano la dignità
di ogni ragazzo e ragazza. Il programma, inoltre, coinvolge le realtà del territorio, promuovendo
collaborazioni con associazioni culturali, centri giovanili e parchi urbani, affinché l’esperienza
educativa si estenda al di fuori delle aule e diventi patrimonio di comunità.


Il CNDDU invita tutti gli attori educativi a tradurre l’impegno in azioni concrete e continuative,
affinché ogni giovane possa sentirsi parte di una comunità in cui la violenza non ha cittadinanza e il
rispetto reciproco diventa norma condivisa. Solo un’educazione integrata, consapevole e partecipata
può trasformare l’emergenza in opportunità e costruire un futuro più sicuro, equo e inclusivo,
capace di affrontare le sfide sociali e digitali del nostro tempo.
È fondamentale rafforzare la dimensione emotiva dei ragazzi, offrendo spazi di ascolto e
condivisione in cui possano riconoscere le proprie emozioni e confrontarsi con gli altri senza paura
di giudizio. Solo così è possibile creare comunità resilienti, dove la cooperazione e la solidarietà
non siano concetti astratti, ma vissuti quotidiani. La responsabilità di adulti, insegnanti e cittadini è
di sostenere questi processi, dando continuità a iniziative innovative che restituiscono ai giovani
fiducia in sé stessi e negli altri.” Lo comunica il prof. Romano Pesavento, presidente CNDDU