Viaggiare da soli, un fenomeno in crescita che richiede nuove tutele

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Image by Bruzzzzz from Pixabay

Negli ultimi tempi si sta facendo strada una nuova esigenza di viaggio, che vede gli spostamenti in solitaria prendere piede sempre più rapidamente e in maniera diffusa, rispetto al passato.

L’idea di muoversi da soli, ormai, non spaventa più come una volta, anzi. Se un tempo considerare il viaggio in solitaria suonava come un ripiego, una condizione quasi emarginante, oggi, invece, è sinonimo di forza, consapevolezza, profondità e anche un po’ esigenze pratiche.

Sta di fatto che sempre più persone scelgono di partire da sole, per una precisa esigenza, ritrovare un tempo personale, rallentare, mettersi in ascolto di sé stesse

È un fenomeno che attraversa generazioni, dai ventenni curiosi ai cinquantenni in fase di svolta, e che si manifesta con formule sempre più ibride, chi parte per un weekend fuori stagione, chi si prende una pausa sabbatica, chi, ancora, lavora da remoto cambiando panorama ogni mese.

D’altra parte, il nomadismo digitale si sta imponendo come una formula lavorativa che pone il viaggio proprio al centro delle esigenze di conciliazione vita-lavoro e, più di tutto, sposa bene la ricerca di sé con le più pratiche esigenze professionali.

L’esperienza del viaggio in solitaria, dunque, non è più confinata solo a coloro che amano l’avventura estrema o il turismo zaino in spalla. 

Viaggiare da soli, adesso, significa anche scegliere un boutique hotel immerso nella natura, prenotare un ritiro yoga in Grecia o lavorare al laptop da un caffè di Lisbona, magari dopo un’escursione. 

È diventata un’occasione per riconnettersi con sé stessi, per ascoltarsi meglio, per uscire dalla dinamica del viaggio performativo spesso associato ai social, anche se si tratta di una trasferta professionale o con lavoro dietro.

Secondo molte testimonianze raccolte, l’aspetto più apprezzato di questi viaggi resta senza dubbio il senso di libertà. Decidere tempi, mete, soste e deviazioni senza compromessi, per molti viaggiatori, è impagabile. 

Allo stesso tempo, però, emerge anche un altro aspetto importante, viaggiare da soli spinge a sviluppare maggiore attenzione, autonomia e responsabilità

Proprio in questo senso, la preparazione gioca un ruolo chiave, soprattutto sul piano della sicurezza e della protezione.

Per chi parte da solo, sapere di poter contare su un supporto concreto, in caso di imprevisti diventa indispensabile. 

Imaway, con le sue formule di assicurazione viaggio personalizzabili, si rivolge proprio a questa nuova categoria di viaggiatori indipendenti ma cauti.

Basta pensare ai tanti freelance, professionisti e smart worker che scelgono di spostarsi per lunghi periodi all’estero e per cui si rendere essenziale contare su una copertura che includa non solo le spese mediche, l’assistenza h24 e la protezione del bagaglio, ma soprattutto la protezione dei dispositivi digitali.

Tablet, laptop, smartphone, cuffie wireless, fotocamere, per chi lavora viaggiando, o semplicemente vive il viaggio documentando la propria esperienza, questi strumenti sono una vera e propria necessità.

Smarrimenti, furti o danni possono causare perdite economiche e difficoltà professionali non indifferenti.

La polizza Imaway copre anche questi dispositivi, offrendo una tutela concreta a chi porta con sé il proprio lavoro o il proprio mondo digitale, in uno zaino.

Che in ballo, allora, ci sia la ricerca di sé stessi tra i silenzi di un’isola greca o il lavoro da remoto tra i coworking di Berlino, una buona assicurazione rappresenta una importante precauzione e un modo per sentirsi davvero liberi di partire, sapendo di non essere mai completamente soli.