Il presente del Napoli, il suo futuro

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Image by jorono from Pixabay

Dalla corrispondente di Salerno Rosalba Caliman riceviamo: “Sabato 22 novembre, alle ore 20.45, la squadra del Napoli affronterà
l’Atalanta, dopo la dura sconfitta a Bologna del 9 novembre, ma Conte ha già
dichiarato che non farà nessuna conferenza stampa prepartita.
L’allenatore e i giocatori hanno subito un vero e proprio attacco mediatico
post partita durato giorni e giorni e il tutto è evaporato solo quando il
Presidente De Laurentiis ha confermato tutta la sua fiducia al mister perché è
un uomo con le tre ‘C’, che nel frattempo si era recato a Torino, dove vive la
sua famiglia, per il compleanno della figlia, ma nessuno l’ha detto.
Da ex sportiva e coach ho pubblicato un post su un mio gruppo Facebook: “I
pseudo tifosi del Napoli SIETE I PEGGIORI. La realtà di ciò che sta
accadendo la sa solo Conte e i calciatori. AVETE MAI ALLENATO UNA
SQUADRA? Allora tacete. Fate solo il 13° uomo in campo.
Il Napoli NECESSITA del nostro sostegno proprio quando perde, non quando
vince. Abbiamo giocato l’undicesima partita. Solo per la serie A dobbiamo
giocare ancora 27 partite”. 


Nella conferenza stampa dopo la sconfitta col Bologna, chi ha voluto, ha
capito le sue parole piene di amarezza: “Non posso non essere preoccupato
perché cinque sconfitte da inizio anno sono troppe e soprattutto per una
squadra che è stata etichettata come quella che doveva ammazzare il
campionato. Quello su cui dobbiamo riflettere è che quando perdi non è mai
un caso, significa che c’è qualcosa di reiterato che ho cercato di affrontare
venti giorni fa cercando di trasferire il mio pensiero ai più vecchi. Alcune
situazioni erano state affrontate col gruppo storico 20 giorni fa,
preoccupazioni che continuo a manifestare perché nel calcio il compitino e
preparare la partita non basta. Ci vuole passione e cuore, cosa che ha messo
il Bologna. Mi dispiace dover tirare fuori scheletri del passato, il decimo posto
dopo aver vinto lo scudetto, però dobbiamo veramente riflettere. Parlerò
anche con il club che però già sapeva cosa stavo percependo. Non c’è la
voglia di combattere tutti insieme che c’era l’anno scorso. Sono cose che non
so se riusciremo a cambiarle. Quando si parla di campo è un discorso, ma
quando vedi altre cose significa che non sto facendo un buon lavoro perché
non sto entrando nelle teste dei calciatori ed è giusto che anche il club lo
sappia. Non c’è da accompagnare un morto, io morti non ne voglio
accompagnare: se abbiamo voglia tutti insieme, bene. Altrimenti sono il primo
a prendermi delle responsabilità. Siamo ancora in tempo per cambiare il
trend. Ci sono delle volte in cui posso proteggerli, ma adesso non posso. Non
posso proteggere me che sono il primo. Quando subentrano delle dinamiche
extra calcistiche, è più difficile. Quando vai nella testa del calciatore sono
cavoli amari e io non sto facendo un buon lavoro. Parlo di cuore, passione,
entusiasmo. Un aspetto che viene sottovalutato che è quello che ci ha portato
a vincere l’anno scorso. Quest’anno stiamo facendo molta molta fatica perché

non siamo squadra. E questo dispiace. Mi prendo io tutta la responsabilità
perché io sono a capo. Non che le cose non si fanno, ma come si fanno.
Ciascuno sta pensando al proprio orticello per questo voglio parlarne col club.
Entrare nella testa dei calciatori è compito mio, se c’è cuore, perché a volte
non c’è”.
E allora il mio messaggio, da vera napoletana, è: “Quanno nun saje fa ‘o
scarparo, nun rompere ‘e semmenzelle”, che significa “Se non sai fare il
calzolaio, non rompere i chiodini”. Si usa per dire che se non si è capaci di
fare qualcosa, non bisogna mettersi in mezzo, criticare o dare fastidio a chi
sa farlo.
Guardate, piuttosto, le partite che deve giocare il Napoli dal 22 novembre al
18 dicembre, senza dimenticare che la nazionale italiana di calcio ha, nella
rosa, ben cinque giocatori proprio del Napoli.”