
La Striscia di Gaza, dopo oltre due anni di conflitto e distruzione, vive una delle fasi più drammatiche della sua storia recente. Nonostante un fragile cessate il fuoco raggiunto nei mesi scorsi, le condizioni di vita della popolazione civile rimangono disperate, segnate da fame, malnutrizione, precarietà abitativa e accesso agli aiuti estremamente limitato.
Secondo il giornale The Guardian: “L’impatto più immediato e visibile della crisi è la insicurezza alimentare: famiglie intere faticano a mettere insieme un pasto quotidiano, con rifornimenti di cibo insufficienti e distribuiti in modo irregolare. Per mesi ampie porzioni della popolazione sono state classificate in condizioni di “catastrofica insicurezza alimentare”, con segmenti che hanno superato la soglia della carestia. Questo significa che centinaia di migliaia di persone, in particolare bambini e anziani, hanno sperimentato lunghi periodi senza accesso regolare a cibo nutriente, costretti a razionare fino all’estremo per sopravvivere. I programmi di trattamento per la malnutrizione acuta tra i minori sono in costante affanno, con migliaia di bambini trattati ogni mese e molti altri ancora a rischio per la scarsità di alimenti terapeutici.”
“Le condizioni meteorologiche hanno aggravato ulteriormente la situazione: un’ondata di maltempo recente ha portato forti piogge e inondazioni nelle aree di rifugio improvvisate dove vivono centinaia di migliaia di sfollati. Tende e ripari di fortuna si riempiono d’acqua, costringendo le famiglie a dormire al freddo o a cercare ripari ancora più fragili, con un impatto pesante soprattutto sui bambini più piccoli e sui malati. Il freddo intenso invernale, combinato con la mancanza di materiali isolanti e di carburante per generatori, fa sì che molte persone soffrano non solo la fame ma anche il gelo, in un contesto dove l’assistenza sanitaria è già gravemente compromessa.” Questa la situazione attuale secondo il giornale Reuters.
Il giornale Ochaopt descrive con queste parole le condizioni nella striscia: “La salute pubblica è ad alto rischio. Ospedali e cliniche, molti dei quali danneggiati o con capacità ridotta, faticano a far fronte alle necessità: la scarsità di farmaci, di carburante e di personale rende difficile anche l’assistenza di base. Le strutture che trattano la malnutrizione e le malattie infettive sono tra le più sotto pressione, poiché l’insicurezza alimentare e le condizioni igieniche precarie aumentano il rischio di malattie nei campi di sfollati.”
L’accesso agli aiuti umanitari resta un nodo cruciale. Le organizzazioni internazionali e le ONG operano con enormi difficoltà, tra ostacoli logistici, restrizioni all’ingresso di merci essenziali e turni di lavoro ridotti per motivi di sicurezza. Nonostante gli sforzi per aumentare le consegne di cibo, acqua potabile, medicine e materiali per ripari, la quantità di aiuti che effettivamente raggiunge la popolazione è lontana da essere adeguata rispetto ai bisogni reali.
In questo quadro, la sofferenza quotidiana dei civili non è solo un dato numerico: è fatta di famiglie frammentate, case distrutte, scuole chiuse e futuri sospesi. I bambini, in particolare, vivono con traumi profondi, spesso privati non solo dell’infanzia ma anche delle necessità più elementari per crescere sani.
La comunità internazionale continua a ripetere l’urgenza di un accesso umanitario incondizionato e sicuro, affinché gli aiuti raggiungano chi ne ha bisogno senza ostacoli. Tuttavia, fino a quando le barriere logistiche e politiche non saranno rimosse e fino a quando le condizioni di sicurezza non miglioreranno in modo sostanziale, la crisi umanitaria nella Striscia di Gaza rischia di persistere come una dolorosa realtà quotidiana per milioni di persone.











