13/7/1985-13/7/2025, tra pochi giorni l’anniversario del live più famoso della storia

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Anche se la canzone simbolo del Live Aid 1985 è spesso considerata “We Are the World”, scritta da Michael Jackson e Lionel Richie e interpretata dal supergruppo USA for Africa, il pezzo non fu mai eseguito durante il mitico concerto del 13 luglio 1985. Il brano rappresentava lo spirito dell’evento: solidarietà globale contro la fame in Africa. Di quel leggendario spettacolo ricordiamo tante band e musicisti: Status Quo, Neil Young, Phil Collins, Led Zeppelin, Duran Duran, Simple Minds, David Bowie, Dire Straits, U2, Bryan Ferry e tanti altri. Ma soprattutto i Queen.

L’esibizione dei Queen a Wembley, con Freddie Mercury in stato di grazia, è diventata leggendaria. Il loro medley, che includeva “Bohemian Rhapsody”, “Radio Ga Ga” e “We Will Rock You”, è spesso citato come il momento più memorabile del Live Aid. E pensare che la band non era convinta di partecipare. Fu Bob Geldof a insistere, ritenendo la loro presenza fondamentale per il successo del concerto. Ed ebbe ragione! Freddie Mercury e Brian May curarono ogni dettaglio per rendere la loro performance eccellente. In soli 20 minuti, riuscirono a condensare l’essenza dei Queen con brani come Bohemian Rhapsody, Radio Ga Ga, Hammer to Fall, We Will Rock You e We Are the Champions. Si esibirono a Londra, Stadio di Wembley, dopo le 18, orario scelto per essere trasmessi in diretta anche negli Stati Uniti grazie al fuso orario. Grande potenza scenica e musicale che trasformò Freddie Mercury in mito.

Il Live Aid fu organizzato da Bob Geldof tra Londra e Filadelfia e raccolse oltre cento milioni di dollari che furono distribuiti per combattere la fame in Etiopia. Geldof andò personalmente in Africa a controllare la destinazione dei fondi e al ritorno venne fatto baronetto. Qualcuno dirà che la fame in Etiopia rimase ugualmente, ma che c’entra? Fu comunque uno straordinario evento musicale e sociale, frutto dell’inventiva di Bob Geldof. Il santo del rock? Quello che sappiamo di sicuro è che lui non ci guadagnò un granché da quel concertone e questo gli fa onore! Verificò lui stesso la gestione del denaro raccolto, dunque tanto merito. Un personaggio per niente velleitario, si presentava sul palco per quello che era e per quello che poteva, restando sempre un uomo umile e onesto. Pensate che per il Live Aid riuscì a convincere Who, Black Sabbath e Led Zeppelin a mettere da parte anni di litigi e riunirsi. Non un mostro di originalità musicale, secondo vari critici, però alcuni suoi dischi, come Deep in the Heart of Nowhere, offrono buoni e piacevoli brani.

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Pierluigi Larotonda
Laureato in Economia, ha collaborato col giornale web primaPrato, cronaca, e con Bisenziosette, settimanale carta stampata, occupandosi soprattutto di arte e libri. Ha scritto alcuni articoli culturali su Affari Italiani (2009). Conduce da molti anni il programma culturale Racconti Urbani su Radiocanale7 (arte, letteratura, storie metropolitane). Accanito lettore, tra i suoi libri l'almanacco calcistico NAZIONALI SENZA FILTRO (prefazione dell'osservatore tecnico azzurro del 2006, Giampiero Ceccarelli) e il saggio inchiesta IL DELITTO AMMATURO (presentato in Sala Stampa Camera dei Deputati l'8 novembre 2022 e con prefazione del giornalista Simone Di Meo). Ultimo volume pubblicato: Pali Azzurri, almanacco illustrato dei portieri della Nazionale italiana - prefazione di Giovanni Galli