Il Re delle bambole, di Edmondo De Amicis

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Il grande scrittore ligure-piemontese è ricordato soprattutto per il capolavoro “Cuore”, ma scrisse molto altro.

Noi tutti ricordiamo Edmondo De Amicis per “Cuore”, romanzo per ragazzi (e non solo), libro certamente divisivo, così tanto che in Italia abbiamo i Pro Cuore e i No Cuore. Chi scrive fa parte della prima categoria. Libro bello nella sua parte diaristica ed eccellente nei sui nove racconti, da “Il piccolo patriota padovano” a “Il tamburino sardo”, da “Sangue romagnolo” a “Naufragio”. Una lettura approfondita e attenta del romanzo ci rivela che il De Amicis è attuale per la presenza di molte tematiche come la laicità della scuola, la presunzione di innocenza prima della chiusura di un regolare processo, le condizioni dei carcerati, l’importanza della rieducazione del detenuto, addirittura un accenno all’Europa con Cavour. Certamente libro inattuale, splendidamente inattuale perché parla di doveri e bene comune in una società, la nostra, che si concentra esclusivamente sui diritti (sacrosanti) dimenticandosi degli obblighi. Il vivere civile è fatto di diritti e doveri, non bastano i primi a rendere democratica una nazione. Cuore fu pubblicato nel 1886, opera ed epica del nostro Risorgimento. Edmondo De Amicis scrisse davvero tanto, basti ricordare Sull’Oceano, Ricordi di Parigi, Costantinopoli. Era, dunque, un giornalista e viaggiatore di razza, annotava tutto ciò che osservava. Altro significativo volume I miei ricordi, un cui capitolo è dedicato a “Il Re delle bambole”, ossia Gerardo Bonini, fabbricante di giocattoli, marionette, burattini e, appunto, bambole.

Il racconto che abbiamo letto, pubblicato nel 1901, è dell’edizione Sellerio editore Palermo (Il “Re delle bambole”, Sellerio editore, 1980). L’incontro tra De Amicis e Gerardo Bonini (inventore, fabbricante e negoziante di bambine inanimate, così lo descrive l’autore) avviene nella bottega di via Roma, a Torino. Apprendiamo anche da altre fonti che il negozio artigianale di Gerardo Bonini era sito proprio in via Roma, al civico 34. Tutte le ragazzine di famiglie signorili (non solo nobili ma anche commercianti, medici, ecc.) sognavano, ottenendola, una bambola costruita dal Bonini. Una bottega, la sua, stretta, lunghissima, male rischiarata ma che alla fantasia delle bambine pareva un palazzo più sfolgorante di quello imperiale degli Incas. L’idea di aprire quel tipo di attività gli era venuto, a Gerardo Bonini, durante un viaggio a Parigi con la moglie e visitando i grandi magazzini di bambole. Ci appare, quindi, questo racconto non solo bello ma anche importante per conoscere la Storia e la geografia commerciale della seconda metà dell’Ottocento. La narrazione è anche quel tanto inquietante da rendere più gustoso il racconto: il rimescolio e la confusione di bambole e bimbe, di vocine naturali e di vocine meccaniche, di braccini di carne e di braccini di legno, e d’occhietti viventi e d’occhietti di vetro luccicanti da tutte le parti. E ancora le teste, mani, piedi e occhi venduti a chi desiderava confezionare o riparare da solo, o con l’aiuto del Bonini, le bambole, i burattini e le marionette. Quando il De Amicis descrive la sala delle operazioni, dove Gerardo Bonini effettua i vari restauri e aggiustamenti, diventa quasi horror:…grandi bambole nude, con le capigliature tragicamente arrovesciate, con gli occhi mobili, stralunati, con le bocche parlanti, spalancate, le une cieche, le altre zoppe, le altre mutilate, teste separate dal busto, tronchi con le braccia tese, braccia e gambe disperse; uno spettacolo orrendo, che mi ricordò un cert’antro fantastico di Jack lo squartatore, visto in un baraccone di piazza Vittorio Emanuele, nel carnevale passato. Non solo le bambole e i burattini fanno parte di diritto del mondo del fantastico ma sono spesso protagonisti di storie inquiete, magiche. Simboleggiano il doppio, una figura di rilievo nel panorama letterario horror e fantastico. Il Bonini ha dentro la sua bottega casse piene di teste con le occhiaie vuote e casse piene, invece, di occhi di tutti i colori che fissano nel viso di chi osserva sguardi interrogatori. Scatoloni con vecchie e streghe, monache e diavoli, fantasmi e garibaldini, dottori, assassini e sindaci. Bambole e burattini quasi minacciosi.

Il “Re delle bambole” è un modello di narrazione che parte da un elemento realistico per divenire irrequieto, a tratti onirico. Anticipatore di quel realismo magico che trovò in Massimo Bontempelli uno dei protagonisti più importanti. Crediamo che il Bontempelli abbia letto, deliziandosi, questo racconto del grande Edmondo De Amicis.