Italia Almirante, una diva del cinema muto

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Leonardo Sciascia provava una struggente nostalgia per il cinema muto. Per Charlie Chaplin l’essenza del cinematografo era il silenzio. E di quel mondo ormai scomparso, diremmo quasi per sfortuna, Italia Almirante in Manzini ne era la diva. Nata a Taranto il 3 giugno del 1890, da una famiglia di teatranti, suo padre Michele era attore e capocomico, sua madre Urania Dell’Este a sua volta attrice. Gli Almirante giravano la penisola italiana con tanti repertori di prosa e melodramma. Una dinastia del cinema: il cugino di Italia era Mario Almirante (tra i pionieri del cinema sonoro e padre di Giorgio). Mario Almirante dirigerà più volte la cugina: Zingari (1920), La statua di carne (1921), La maschera del male (1922) e tanti altri. Magnetismo ed espressività le sue doti più strabilianti.

Nel 1917 sposa Amerigo Manzini, scrittore e commediografo. Italia Almirante Manzini, assieme a Maria Jacobini, sarà la protagonista del cinema muto per tutti gli anni Dieci e Venti. Reciterà solo una volta in un film sonoro –L’ultimo dei Bergerac, di Gennaro Righelli, 1934- ma senza un grande successo. Si trasferisce, così, in Brasile, dove morirà il 15 agosto del 1941 nell’Hospital Samaritano di San Paolo. La leggenda vuole che sia morta per la puntura di un ragno velenoso, in realtà il decesso fu dovuto per un carcinoma al seno.