Nell’Antiquarium dell’Area Archeologica di Minturnae vi sono ventinove cippi dell’età repubblicana romana. Numisia, Morasia, Epidia, Sulpicia, Pullia, Erennia, Antia, Savonia, Sosima e tra queste Italia. Sono nomi di donne schiave con a fianco il nome della famiglia alla quale appartengono elencate nello stesso cippo. Donne giovani, belle e meritevoli di essere nominate? Oppure è chi scrive che le enfatizza? Tra di loro vi è un nome che colpisce e affascina: Italia. Esiste nome più dolce e bello da pronunciare e da scrivere? A fianco del suo nome l’indicazione di P. Visellius, Gens Visellia, il suo padrone. La gens Visellia era una gens romana presente durante la tarda Repubblica e nel primo Impero. Due membri di questa gens raggiunsero il consolato nel corso del primo secolo d. C.

Il cippo risalente alla prima metà del I secolo a.C. è dunque di poco posteriore alla coniazione del denario emesso probabilmente dalla zecca di Corfinium, antica città peligna, attualmente in provincia dell’Aquila, nel 90 – 89 a.C. durante la guerra sociale dei rivoltosi riuniti nella Confederazione Italia contro il dominio di Roma. Il denario e il cippo di Minturnae rappresentano le prime documentazioni epigrafiche del nome Italia. Corfiniium era una città dei Peligni, comunque i Sanniti costituivano la punta di diamante della confederazione del 91 a.C., denominata appunto Italia.

Come ha evidenziato lo storico Edward Toyo Salmon (Londra, 1905 – 1988) fu quella la prima volta nella Storia che il termine Italia fu usato con un significato politico. Nella sua opera alle pagine 358 – 359 elenca i componenti della confederazione che oltre ai Sanniti e ai Peligni sono i Marsi, i Vestini, i Marrucini, gli Asculani, i Frentani, i Pompeiani detti anche Nolani, i Venusini, gli Apygi, i Piceni, i Lucani, gli Irpini. Secondo le fonti classiche questi popoli sarebbero nati in seguito a ripetute migrazioni, secondo il modello del cosiddetto ver sacrum. Questa suddivisione, tuttavia, si basa prevalentemente su di una prospettiva esterna al mondo sannitico a cura degli scrittori greci e romani e, dunque, risulta superficiale e approssimativa, adattandosi alle suddivisioni geografiche.














