E Dio creò l’acqua, i ghiacciai, i mari, i fiumi, i laghi e tutto ciò donò agli uomini. E per molti millenni gli uomini e le risorse idriche hanno convissuto felicemente. Poi negli ultimi cento anni tutto è stato stravolto. Cari lettori pensate per un attimo a come doveva essere in passato il Gari. Nasce nel cuore della città di Cassino, le sue sorgenti sorgono alle pendici di Montecassino e della Rocca Janula. Lungo il suo cammino il Gari riceve le acque del Rapido nei pressi delle Terme Varroniane, dove incrementa la sua portata grazie anche all’afflusso di innumerevoli fonti di acque sorgive. Il Gari, proseguendo il suo corso verso sud-ovest, riceve l’acqua da qualche piccolo affluente, come il Faio e il Corvo, per poi congiungersi con il fiume Liri nel territorio comunale di Sant’Apollinare, nella località appunto detta Giunture.

Poco prima di congiungersi con il Liri, il fiume segna, per un breve tratto, il confine regionale tra Lazio e Campania. Dopo essersi congiunto con il Liri, il fiume prende la denominazione di Garigliano. Da qui prosegue per altri 38 km ricevendo da sinistra il fiume Peccia e, presso la foce, il torrente Ausente andando poi a sfociare nel Mar Tirreno nel Golfo di Gaeta mantenendo per tutto il percorso i confini naturali tra il Lazio e la Campania. Il fiume Gari è inoltre particolarmente noto per l’elevata corrente delle sue acque, portata stimata a circa 20 m³/s, dato che le sue sorgenti si collocano proprio in quello che è considerato il bacino idrico più vasto d’Europa. Bene questo dono del Signore impreziosiva la città di Casinum che fu fondata, dove i terreni erano particolarmente fertili, da popolazioni osco – sannite. Oggi lungo il corso d’acqua in molti punti la situazione è mutata. Arando affiora acqua rossastra, inquinata da sostanze chimiche scaricate nei corsi d’acqua che confluiscono tutti nel fiume Garigliano e, quindi, a mare nel Golfo di Gaeta. Povero fiume Garigliano ridotto dagli uomini a cloaca a cielo aperto. La prima associazione ambientalista Italia Nostra – Consiglio Regionale del Lazio – decide di focalizzare la situazione presente e di porla all’attenzione dell’opinione pubblica amplificando le preoccupazioni delle sezioni presenti sul territorio.  

Il medico pediatra Angelo Spallino, ambientalista preparato, convinto e generoso, presidente della Sezione di Cassino e della Terra di San Benedetto di Italia Nostra, evidenzia: “L’inquinamento del fiume Gari è diverso da quello riscontrabile negli altri fiumi; addirittura unico, a mia conoscenza, tra i fiumi che si formano da risorgive, come il Pescara, lo Stella, il Tirino. Il fiume Gari deve il suo triste destino alle scelte urbanistiche fatte nel primo dopoguerra che sottoposero ad urbanizzazione tutta la vasta area sorgentizia che aveva le sue polle più alte dove adesso si trova la Chiesa Madre. Queste confluiscono dove sorge la Villa Comunale con una portata di 3 – 4 metri cubi secondo. L’area sorgentizia con più portata è quella delle storiche Terme Varroniane, dai 17 ai 20 metri cubi secondo. La scelleratezza di chi costruiva non prevedeva opere di urbanizzazione degne di un paese civile e molte sorgenti furono tombate da fondamenta di palazzi ed il loro percorso tramutato in collettore fognario.

Paradigmatico è come si è tramutato il canale navigabile. Arigni nel collettore fognario che scorre sotto l’attuale Via Arigni; un collettore sotto dimensionato che accoglie anche le acque piovane (metodo diffuso a Cassino) e che è stato collegato con scarichi “di troppo pieno” direttamente nel fiume Gari. Ma quello che appare gravissimo è che ancora, addirittura nel centro di Cassino, alcuni palazzi scarichino in fosse di sedimentazione fuori legge con sversamento poi nel fiume. Quello che si conosce del sistema fognario di Cassino viene tramandato dalla memoria dei vari dirigenti del settore avvicendatisi negli anni. Manca una mappa completa del sistema e tutto viene lasciato all’improvvisazione; addirittura sembra che manchino collettori fognari in molte strade del centro. Si ha il sospetto anche che molte case costruite alle pendici di “quel Monte cui Cassino è nella costa” usino fosse a dispersione. Queste nefandezze sono ancora più gravi dei tanti sversamenti che inquinano il Gari lungo il suo percorso; ricordiamo il malfunzionamento del depuratore Cosilam che da anni inquina il Gari; ricordiamo che siamo stati noi ad accorgerci che il depuratore Acea trattava solo il 50% di quanto vi affluiva per essere trattato. Il fiume Gari dopo aver ricevuto come affluenti le acque del fiume Rapido e del Melfa (deviate dal 1956 sul fiume Rapido) confluisce nel fiume Liri per formare il Garigliano”.

Da parte sua Isabella Quaranta, segretario della Sezione del Golfo di Gaeta, sempre di Italia Nostra, evidenzia: “Non dimentichiamo che tutto ciò che confluisce nel Garigliano poi giunge a mare, nel nostro Golfo. Ambientalisti hanno segnalato nel Gari pesci deformati, a tal punto da suggerire il non pescaggio. Non facciamoci del male ulteriormente. Stiamo valutando di affidare a un istituto universitario italiano un’analisi dettagliata della qualità delle nostre acque marine, antistanti le nostre spiagge”.