Dove è l’ambiente che incanta e che ognuno di noi può considerare “amico”? Nel nostro incomparabile Golfo la natura amica può improvvisamente trasformarsi in nostra acerrima nemica, quando scattano le avverse condizioni atmosferiche. E si paga puntualmente il fatto che negli altri mesi dell’anno non si sia fatta la dovuta manutenzione. Una volta esistevano gli stradini, e oggi? I fiumi, i rii, i canali che ci affascinano nella bella stagione e per i quali ci addoloriamo quando sono in secca possono diventare nostri nemici quando scatta il maltempo. Otto anni or sono, nella notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre 2012, il Golfo di Gaeta fu colpito da un forte nubifragio. Seguirono alcune ore di panico durante le quali il Rio d’Itri, che interessa anche i territori di Formia e di Gaeta, straripò. Un’ondata di piena strappò l’ottantaduenne Concetta Gigliano, dalle braccia del marito, mentre tentavano insieme di allontanarsi. Fu ritrovata riversa in una vigna, a diverse centinaia di metri di distanza, senza vita. E non dimentichiamo che siamo stati capaci di intubare i corsi d’acqua, violentandoli e forzando le regole della natura. Non è lei ad essere matrigna, siamo noi a essere indegni di lei.

Pulizia di Pontone, torrente di pertinenza dei tre Comuni, Formia, Gaeta e Itri pulito nei giorni scorsi

E gli alberi? Alle 14.36 del 12 novembre scorso due pini cadono in località Mola, dopo la tromba d’aria che ha interessato Formia. La città, colpita da una bomba d’acqua e da una tormenta che ha allagato alcune piazze, sradicato diversi alberi e portato alla chiusura delle scuole. A settembre 2019 era successo lo stesso, eventi simili si stanno ripetendo ormai ciclicamente. Si chiama “cambiamento climatico”, e l’evidenza del suo impatto va dalla siccità che innesta nuovi flussi migratori alla tropicalizzazione del mediterraneo, a cui nessuna città, Formia tra le altre, è preparata. Bisogna migliorare la manutenzione, fare le opere pubbliche, provare a cambiare il modo di ragionare: pensare globalmente e agire localmente. Bisogna riforestare le colline, aumentare la nostra capacità di monitoraggio dell’inquinamento, investire le nostre risorse sulla vulnerabilità idrogeologica, sulla tutela del mare, sulla mobilità pedonale e ciclabile. Bisogna farlo ora, attraverso interventi radicali, con il coraggio di affrontare un inevitabile conflitto con chi pensa di vivere in un mondo che non c’è più. Le iniziative amministrative devono tutte discendere da una visione di emergenza o sarà sempre peggio nell’immediato futuro.

Uno dei pini caduti a Formia il 12 novembre 2019

Questo è il pensiero delle persone più illuminate sul tema ambientale. Va osservato che anche la stampa nazionale si è interessata degli alberi: mentre si celebra con scolaresche in festa “La Festa degli Alberi” si registrano abbattimenti indiscriminati in molti comuni italiani per fare prima e risparmiare, per rifare le strade si tagliano anche quelli che sono sani. Vengono abbattuti soprattutto pini domestici ma anche pioppi, lecci ed eucalipti. Potature fatte appositamente male e così si crea il problema. La legge tutela solo le piante “monumentali” così ogni ente fa come vuole perché non essendoci regole spesso si va al risparmio. Eppure salvarli non è impossibile, come dimostrano i Comuni virtuosi. La strage di alberi nelle città d’Italia interessa, purtroppo, anche i comuni più piccoli dove i centri urbani non sono certo paragonabili alle metropoli. 

Le amministrazioni locali devono eseguire lavori sul manto stradale, rimuovere radici, scongiurare pericolose cadute? E così migliaia di fusti non malati vengono tagliati preventivamente, fra le proteste e le lamentele della cittadinanza. Un’operazione sicurezza di cui la politica sovente, successivamente, arriva a pentirsi. E cosa dire degli alberi che – per legge – andrebbero piantati per ogni nuovo nato? In tutti i comuni del Golfo i cittadini lamentano la presenza di alcuni alberi, pini in particolare, effettivamente pericolanti e, quindi, fonte di rischio per le persone e le cose. È il caso che i vari amministratori e gli uffici preposti a tale compito provvedano a un serio monitoraggio degli interi territori comunali. Perché le vittime e i danni per “calamità naturali” possono essere sempre evitate, ma è necessaria a tal fine una seria e rigorosa prevenzione. Abbattere quelli in pericolo e mettere a dimora nuovi alberi, con la dovuta perizia ecologica.