Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha presentato in conferenza stampa la sera del 18 dicembre il contenuto del decreto Natale appena approvato dal Consiglio dei Ministri.

“Il metodo a zone ci ha permesso di evitare il lockdown totale che avrebbe danneggiato il nostro tessuto sociale ed economico gravemente. Abbiamo riportato Rt a 0,86, tanto è vero che tutte le regioni potrebbero tornare in area gialla.

Tuttavia, in tutta Europa il virus continua a circolare, si lascia piegare ma non sconfiggere.

C’è preoccupazione per impennata nel periodo natalizio.

Il CTS ci ha fatto pervenire verbale con forte preoccupazione per gli assembramenti.

Dobbiamo intervenire per rafforzare misure necessarie e cautelarci in vista della ripresa delle attività a gennaio.

Per questo abbiamo pensato a nuovo decreto legge.

Tutta Italia sarà zona rossa dal 24 dicembre al 6 gennaio nei giorni festivi e prefestivi.

Si esce di casa solo per ragioni di lavoro, necessità e salute.

Restano aperti supermercati, farmacie e chiese fino al 22 e garantiamo un minimo di socialità.

Nei restanti giorni sarà zona arancione”.

Il nuovo provvedimento rimarrà in vigore fino al 6 gennaio e introduce ulteriori misure restrittive rispetto a quelle entrate in vigore con il decreto legge del 2 dicembre e con il Dpcm del 3 dicembre, validi entrambi fino al 15 di gennaio

“L’intero territorio nazionale sarà zona arancione il 28, 29, 30 dicembre e 4 gennaio. In questi giorni ci si potrà spostare esclusivamente all’interno del proprio comune senza giustificarne il motivo.

Per venire incontro a comuni fino a 5000 abitanti fino a 30 km ma non nei capoluoghi di provincia. Rimangono chiusi bar e ristoranti tranne che per asporto e consegne a domicilio. I negozi saranno aperti fino alle 21″, ha spiegato Conte in conferenza stampa a Palazzo Chigi

Durante i giorni festivi e prefestivi compresi tra il 24 dicembre 2020 e il 6 gennaio 2021 lo spostamento verso le abitazioni private è consentito una sola volta al giorno, in un arco temporale compreso fra le ore 5,00 e le ore 22,00, verso una sola abitazione ubicata nella medesima regione e nei limiti di due persone, ulteriori rispetto a quelle ivi già conviventi, oltre ai minori di anni 14 sui quali tali persone esercitino la potestà genitoriale e alle persone disabili o non autosufficienti conviventi

Sono complessivamente 10 i giorni in cui sarà estesa a tutta Italia la zona rossa: 24 – 25 – 26 – 27 e 31 dicembre, 1- 2 – 3 – 5 e 6 gennaio.

In tutto il Paese valgono dunque le regole finora adottate nelle regioni rosse: sarà “vietato ogni spostamento in entrata e in uscita” sia tra le regioni sia tra comuni e all’interno degli stessi “salvo per comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute”.

È sempre possibile rientrare alla propria abitazione o domicilio. 

Per la Chiesa il 3 novembre scorso per le zone a codice rosso il quotidiano della CEI L’Avvenire scriveva: “Rispondendo alle richieste di chiarimento dei giornalisti legate al Dpcm del 3 novembre 2020, ecco le precisazioni del direttore dell’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Italiana, Vincenzo Corrado.

Il provvedimento, come noto, divide l’Italia in tre aree – gialla, arancione e rossa – a seconda del livello di rischio. L’inserimento di una Regione in una delle tre fasce di criticità, ha spiegato il presidente del Consiglio, avverrà con ordinanza del Ministro della salute che recepisce l’esito del monitoraggio periodico effettuato congiuntamente con i rappresentanti delle Regioni.

Circa le celebrazioni, il testo precisa nuovamente che “l’accesso ai luoghi di culto avviene con misure organizzative tali da evitare assembramenti di persone, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi, e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro” (art. 1 comma 9 lettera p).

Come già nei precedenti Dpcm viene chiarito che le celebrazioni con la partecipazione del popolo si svolgono nel rispetto del protocollo sottoscritto dal Governo e dalla Conferenza Episcopale Italiana, integrato con le successive indicazioni del Comitato tecnico-scientifico (articolo 1 comma 9 lettera q).

Nessun cambiamento, dunque. Nelle zone rosse, per partecipare a una celebrazione o recarsi in un luogo di culto, deve essere compilata l’autocertificazione.

Circa la catechesi e lo svolgimento delle attività pastorali, alla luce delle indicazioni del Dpcm, la Segreteria generale della Cei consiglia una consapevole prudenza; raccomanda l’applicazione dei protocolli indicati dalle autorità e una particolare attenzione a non disperdere la cura verso la persona e le relazioni, con il coinvolgimento delle famiglie, anche attraverso l’uso del digitale.

Già l’Ufficio catechistico nazionale con il documento “Ripartiamo insieme” aveva suggerito alcune piste operative. In particolare, per le zone rosse, la Segreteria generale invita a evitare momenti in presenza favorendo, con creatività, modalità d’incontro già sperimentate nei mesi precedenti e ponendo la dovuta attenzione alle varie fasce di età”.