Trentadue racconti scritti da Carabinieri in congedo. Il Generale di Corpo d’Armata nel ruolo d’Onore Aldo Lisetti ha curato la prefazione di questo libro originale che raccoglie i ricordi di una grande famiglia con gli alamari. Ideatore del progetto un luogotenente in pensione il genovese Giovanni Govoni, meritevole di ogni apprezzamento. Pubblichiamo questo servizio giornalistico come omaggio al 4 Novembre, Festività delle Forze Armate, con la speranza che torni ad essere festività nazionale (vedere nostro articolo precedente).   
Scrive Aldo Lisetti, storico e scrittore di successo: “Amarcord è voce dialettale romagnola (amo ricordare) che si trova anche con impiego non solo verbale e significa profondità o ironia o nostalgia di ricordi. Essa fu adottata nel 1973 per l’intitolazione di un film diretto dal riminese Federico Fellini che rievocò gli anni della sua infanzia. La pellicola cinematografica fece il giro del mondo e vinse Oscar e Festival dando, per altro, straordinaria risonanza al termine dialettale, entrato nel dizionario della lingua italiana. Nel nostro caso, con l’anagramma della radice del termine “Amar” essa diviene “Arma” e, quindi Armacord o, per assonanza, meglio Armarcord rendendo esplicito che i ricordi e i racconti annoverati sono espressione di Uomini che hanno militato nell’Arma dei Carabinieri con onore, devozione e forte vincolo di appartenenza. In ogni storia da essi scritta aleggia, comunque, l’Amore, con l’A maiuscola perché, leggendo, si apprende che qualche Carabiniere la chiama “Madre Arma” e altri “La Grande Famiglia”. In alcuni, l’autore fa riferimento ai Valori trasmessi dal nonno e dal padre, anch’essi Carabinieri in passato, come se fosse una specie di eredità ricevuta per successione nell’Istituzione.
Altri raccontano semplicemente la loro “storia del dovere compiuto” da rassegnare ai figli che militano oggi nell’Arma. Anche in questi casi il sentimento dell’amore permea i rapporti e i vissuti degli scrittori ed esalta il vincolo di appartenenza. Ideatore e regista “felliniano” dell’iniziativa editoriale è il genovese Giovanni Govoni, luogotenente nel ruolo d’Onore, il quale appassionato di faleristica, ha pubblicato, in anni recenti, due libri sui nastrini delle decorazioni e sulle medaglie d’Oro al Valore dei Carabinieri, guadagnando attenzione nel mondo della cultura e della storia militare.     
Appunto Govoni, ha il merito di aver preso contatto, in ambito nazionale, con centinaia di colleghi in congedo per avviare il progetto “Armarcord” e di aver selezionato e impaginato i primi (dico “primi”, perché sono convinto che ne seguiranno altri in una collana editoriale) trentuno racconti, collocati in ordine alfabetico sillabico sulla base dei cognomi degli autori, in modo che nessuno possa eccepire precedenze per gradi e anzianità. Ha lasciato liberi gli stessi di esporre senza condizionamenti, ma in poche pagine, ciò che ritenevano di far conoscere ai lettori, su una linea di fedeltà storica e di correttezza etica. Ne è scaturito un lavoro che giudico pregevole e che, non dubito, susciterà interesse e consensi, perché i racconti sono vere e proprie testimonianze di Carabinieri, in funzioni ruoli e momenti diversi che come tessere di un mosaico s’inseriscono nella storia dell’Arma e d’Italia.

Sono “ricordi” di Uomini che hanno operato nello Stato e per la sicurezza dello Stato, che in un luogo o in un altro, in un tempo o in un altro, sono stati protagonisti o gregari in operazioni, indagini, conflitti a fuoco per assicurare legalità e giustizia nel nostro Paese. Alcuni hanno operato a fianco di Presidenti della Repubblica (Sandro Pertini) o di Personalità di Governo (Aldo Moro, Giulio Andreotti), di grandi industriali (Giovanni Agnelli), di Magistrati (Giovanni Falcone e Paolo Borsellino) e di Generali che hanno lasciato un segno indelebile nella storia contemporanea come, per citare i più conosciuti, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Arnaldo Ferrara, Alfredo Arnera, Roberto Jucci. Gli Autori, sono in maggioranza “Marescialloni” con brillanti carriere alle spalle e non mancano alcuni ufficiali ed anche appuntati e carabinieri semplici o ausiliari. Essi costituiscono senza dubbio una bella rappresentanza di “Benemeriti” nella lotta al terrorismo, al banditismo sardo, alla mafia siciliana e alle altre organizzazioni criminali, nonché di solidarietà come gli “Angeli nel fango” di Firenze” nell’alluvione del 1966 e altri coraggiosi soccorritori delle popolazioni del Friuli nelle calamità naturali o di singoli cittadini incorsi altrove in situazioni di gravi pericoli. Vi è tra loro anche un superstite dell’attentato di Nassiriya in Iraq, nel 2003, ferito nell’esplosione dell’autocisterna lanciata contro la caserma che provocò ventotto morti, tra i quali dodici carabinieri. Egli rivela che aveva appena assistito un bambino iracheno bisognoso di cure, accompagnato da un collega dell’Arma, ma entrambi persero la vita nell’esplosione qualche minuto dopo. Alcuni racconti sembrano usciti dalla rubrica televisiva “Dentro la notizia” perché approfondiscono e svelano retroscena o particolari di eventi e di delitti che hanno avuto ampia risonanza in pubblico. Tra essi: la morte di Luigi Tenco a Sanremo; la cattura di tre evasi dal carcere di Latina responsabili di rapine e di conflitto a fuoco con le guardie di custodia, che procurò la morte di un tredicenne, cui fu eretto un monumento; l’omicidio del commissario di polizia Calabresi a Milano e la morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli, precipitato da una finestra della Questura di Milano; l’arresto di un serial killer a Sanremo, grazie alle indagini di un sottufficiale “mago del computer”; la cattura del presunto attentatore del cantante Mino Reitano a Gioisa Jonica; la liberazione del giovane Tobia Matarazzi, figlio di un industriale di Siderno, sequestrato e nascosto in una grotta nella Locride; gli interventi nei “Moti di Reggio” che provocarono morti e feriti; la cattura di mostri del crimine soprannominati “Diabolik”, “Zorro”, “Bargali” oppure di dinamitardi che attentarono alla vita di parlamentari e personalità durante la strategia eversiva del terrore. Comunque, non è solo storia di lotta alla criminalità e all’eversione. Dalla lettura di questo volume, infatti, emergono vicende singolari. Ad esempio, un carabiniere ausiliario, oggi sindaco in un comune ligure, nella sua esperienza territoriale intervenne in “un conflitto a fuoco tra criminali e carabinieri” trovandosi inconsapevolmente sul set di una ripresa cinematografica in luogo pubblico, non preavvisata alle Autorità locali. In altre circostanze, un sottufficiale dell’Arma, ospite in Germania nella caserma della Polizei Hoch Schwenning nell’alta Foresta Nera, fu invitato, con suo forte imbarazzo, dal teutonico comandante a raccontare la fucilazione del vicebrigadiere Salvo D’Acquisto da parte delle truppe tedesche durante la Seconda guerra mondiale, ma i suoi timori furono dissipati, al termine dell’esposizione dei fatti, ricevendo attestati di stima e abbracci. Fa molto sorridere, inoltre, il racconto su uno sprovveduto e orgoglioso pasticciere di Ventimiglia che si precipitò in strada per offrire un gustoso panettone al citato presidente Pertini (in transito a piedi per i suoi imprevedibili cambiamenti di percorso), ma per accadimenti imprevisti lanciò il dolce che finì in faccia al sottufficiale della scorta. Nel libro si leggono anche episodi di profonda umanità per recuperare ragazzi entrati nel giro della droga e derelitti oppure per dare attenzione e comprensione a cittadini che “fuori di testa” si sono rivolti al comandante della stazione per i motivi più strani e impensati, come brevettare la scoperta dell’aria pulita “mettendo l’ovatta nelle narici delle mucche da latte” oppure per custodire un coniglio che un bambino aveva sottratto alla macellazione. Questi esempi fanno bene all’anima, richiamano alla solidarietà verso il prossimo, soprattutto verso i cittadini più semplici e fragili, evidenziano l’importanza della “capacità di ascolto” dei carabinieri, che da sempre ha caratterizzato e reso forte la nostra bellissima Istituzione. I nostri Carabinieri sono siciliani e sardi che hanno operato nel Continente oppure settentrionali che hanno prestato servizio nelle Isole e nelle altre regioni d’Italia. Sono sicuramente italiani, orgogliosi di esserlo, come dimostrano il loro dire e il loro operare. Molti di essi sono laureati, parlano più lingue, sono interpreti qualificati, specialisti in vari settori tecnologici, criminologi, psicologi, chimici esperti di guerra e di diplomazia e qualcuno anche dotato di una versatile penna da romanziere.   Molto belli e piacevoli sono alcuni intrecci di carriera tra i colleghi narratori che si sono ritrovati, poi, nei racconti, nei comuni ricordi. Altro aspetto che ritengo di evidenziare è l’impegno che molti di loro, andati in pensione, hanno continuato a svolgere nell’Associazione Nazionale Carabinieri o nella Protezione Cvile, comunque nel volontariato e al servizio della Cittadinanza. Non pochi hanno aderito alle Organizzazioni o Associazioni con fini umanitari e di solidarietà civile (Aido, Nastro Azzuro, Cavalieri della Repubblica e altre). In conclusione ribadisco che quelle narrate sono tutte storie di Uomini semplici ma saldamente legati dallo Spirito di Corpo e ricchi di Valori, che hanno rappresentato, nel nostro recente passato, la spina dorsale di un’Istituzione dello Stato, nella quale hanno fermamente creduto e operato nell’interesse e nella difesa della Nazione accompagnando l’evoluzione e il progresso della società.  Il libro, unico nel suo genere, porta alla luce tanti momenti della storia italiana, la cui lettura risveglia ricordi di eventi importanti e induce a riflessioni e valutazioni. Dobbiamo farne tesoro per comprendere il cambiamento e adeguarci al futuro di un Paese proiettato e inserito sempre più in un ruolo europeo.    Non sfuggirà al lettore, per ultimo, che dai racconti dei “vecchi Carabinieri” appare evidente il respiro internazionale dell’Arma, conosciuta e ben accreditata nel Mondo. Dalle brevi biografie citate emergono i riferimenti all’impiego dei Carabinieri all’estero con la partecipazione alle missioni di pace (Iraq, Afghanistan, Israele, Striscia di Gaza, Giorgia, Congo, Libano, solo per citarne alcune), l’attività d’intelligence, interna ed esterna al nostro Paese, la presenza “discreta” presso le Ambasciate e i Consolati di tante Capitali di Stati Esteri. Un contributo di presenza nel mondo è dato, inoltre, dall’Associazione Nazionale Carabinieri che ha sezioni in trentatré Capitali e Città dei Paesi del globo, da Washington e New York negli Usa ad Adelaide in Australia, da Buenos Aires in Argentina a Città del Capo in Sud Africa e così via. Uno degli autori presenti in questo bel volume, ha terminato il suo racconto affermando: <<Orgoglioso di essere stato un Carabiniere del Mondo!>>.  Il “respiro” dei Carabinieri italiani, dunque, è ampio, spesso non appariscente, profondo forte e sicuro nello spirito di fedeltà allo Stato, cui l’Arma appartiene da oltre due secoli”.       
Generale Aldo Lisetti