Chi ha il diritto di giudicare e di decidere quale sia amore, quale sia passione, quale sia torbido erotismo. Innanzitutto vanno rispettate le coppie che, libere da altri vincoli, vivono privatamente i loro rapporti sentimentali, come da alcuni anni facevano Maria Paola e Cira, quest’ultima da qualche tempo voleva farsi chiamare Ciro, e vivevano da soli in un appartamento locato ad Acerra.

Una storia vissuta serenamente e senza imbarazzi ma in un territorio altamente degradato dove i protagonisti delle due famiglie i Montecchi e i Capuleti, perdon dei Gaglione e dei Migliore, non sono accettati dalla maggioranza degli abitanti.    

DON MAURIZIO PATRICIELLO A DESTRA

“Vergognatevi, pure mia figlia ha combattuto tra la vita e la morte. Tu, così come dici che hai fatto i sacrifici per i tuoi figli, se fossi stata un’altra mamma tutto questo non lo facevi accadere”. È il messaggio intriso di rabbia scritto nel primo pomeriggio di ieri sui social network da Rosa, mamma dell’amore della ragazza che ha ridotto in lacrime il Parco Verde con la sua tragica scomparsa. Il messaggio di Rosa è rivolto alla madre della vittima e in generale ai suoi diretti parenti.

È scontro, dunque, tra le famiglie di Maria Paola Gaglione, la 22enne morta venerdì notte in seguito a un incidente stradale in via degli Etruschi (l’ex Provinciale Cancello-Caivano) e di Ciro Migliore, da qualche tempo suo convivente.

Per il decesso di Paola, come amava farsi chiamare da chi la conosceva, è da due notti in una cella del carcere di Poggioreale suo fratello Michele, trentenne sposato con due figli, che risponde dell’accusa di morte come conseguenza di altro reato e violenza privata. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri della stazione di Acerra nella convulsa giornata di venerdì, Michele avrebbe inseguito la coppia in sella al suo Honda Adv, arrivando a ‘toccare’ l’Sh su cui viaggiavano Paola e Ciro o, comunque, propiziandone la caduta con la presenza ravvicinata e quindi ‘minacciosa’ del suo mezzo. L’Sh nero anziché curvare per proseguire la sua corsa dopo la rotonda che segna il confine tra Caivano e Acerra, è finito in aperta campagna, andando a impattare contro una pompa sommersa.

L’incidente, i soccorsi

Paola è morta sul colpo, Ciro è rimasto ferito ed è stato trasportato alla Villa dei Fiori di Acerra, dove venerdì mattina è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico. Se la caverà, non è in pericolo di vita. Sullo sfondo della tragedia l’amore tra Paola e Ciro, che all’anagrafe si chiama Cira. “I figli si accettano come sono – ha infatti continuato Rosa nel suo sfogo – Paola adesso deve riposare in pace”. Ciro e Paola si volevano bene sul serio. Del loro amore erano a conoscenza tutti al Parco Verde. Loro stessi erano soliti condividere la quotidianità vissuta insieme sui social. Non avevano nulla da nascondere: si amavano, punto. “Lui viveva di te, e tu vivevi di lui – le parole di una loro amica – E ora come vivrà senza te, senza il tuo sorriso, la tua pazzia, senza i tuoi scleri, senza te che eri la gioia della sua vita? E ora chi si prenderà più cura di lui? Tu vivevi soltanto per il tuo piccolo universo. Io non ce la faccio, mi rimangono solo i tuoi vocali, i nostri video sono troppo poco per riempire questo vuoto immenso che hai lasciato in me”. La sensazione è che alla vicenda manchi ancora qualche tassello fondamentale.

Il giovane ha inseguito la sorella e la compagna per parecchi minuti, cercando con i calci di farle cadere dallo scooter in corsa, poi in una curva, il mezzo con a bordo le due ragazze, colpito dalla furia del giovane, ha perso aderenza finendo fuori strada; Maria Paola è finita su un tubo per l’irrigazione, che le ha tranciato la gola, l’amica, che da un po’ di tempo si fa chiamare Ciro, è stata più fortunata perché è finita sul selciato senza però sbattere contro alcun ostacolo, ed è ora ricoverata in ospedale.

Sono questi, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, gli ultimi attimi di vita della 20/enna Gaglione, morta nella notte tra venerdì e sabato; il fratello, disoccupato, residente al Parco Verde di Caivano (Napoli), che dopo aver speronato le ragazze e averle fatte uscire fuori strada, si è anche fiondato su Ciro pestandola, mentre la sorella era ormai morta, è stato arrestato poco dopo.

Don Patriciello: “Causa è assenza di cultura” “La storia di Maria Paola è molto triste, non ci ho dormito.

Ho battezzato lei e il fratello Michele Antonio, quest’ultimo l’ho anche sposato qualche anno fa. Non credo volesse davvero uccidere la sorella, forse voleva darle una lezione, saranno le indagini a stabilirlo; di certo non era preparato culturalmente a vivere la relazione della sorella con un’altra donna”.

Don Maurizio Patriciello, parroco al Parco Verde di Caivano (Napoli), conosceva sia la famiglia Gaglione che quella della compagna di Maria Paola, Cira, che però ha scelto di farsi chiamare Ciro; entrambe le famiglie risiedono al Parco Verde di Caivano, complesso residenziale tra i più degradati dell’hinterland napoletano, divenuto noto qualche anno fa per le vicende di pedofilia che coinvolsero la piccola Fortuna Loffredo, tanto da meritarsi l’appellativo di “Parco degli Orrori”. Maria Paola, 20 anni, è morta ad Acerra mentre era in scooter dopo essere stata speronata dalla motocicletta del fratello, che non accettava la relazione omosessuale della ragazza; con Maria Paola c’era la compagna 22enne, che è rimasta ferita. 

“Non sapevo della relazione tra le due ragazze – prosegue don Patriciello – ma sapevo della scelta di Ciro, che rispetto; per loro non sarà stato facile. Ancora oggi queste persone fanno fatica a farsi accettare”.

Il sacerdote teme che la situazione possa degenerare, specie sui social, dove la madre del ragazzo ha scritto un post di difesa del figlio. “Sui social ho letto brutti commenti, attacchi tra le famiglie, ma è necessario stare calmi e attendere che le indagini facciano il proprio corso”. Nei prossimi giorni don Maurizio officerà i funerali della ragazza.

Gay Center: “Bisogna cambiare Ddl omofobia” Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center: “Quanto accaduto, dimostra quanto siano duri i contesti che da tempo denunciamo con il nostro numero verde Gay Help Line 800 713 713 per questo serve una legge seria contro l’omotransfobia, che prevenga situazioni di questo tipo e che senza dubbi condanni le dichiarazioni che vedono l’omosessualità come una malattia o qualcosa di inferiore, mentre  l’emendamento  “Salva Opinioni Omofobe”, voluto da Costa (ex FI) ed approvato dalla maggioranza,  renderebbe queste espressioni lecite. Espressioni e pregiudizi per i quali Paola è stata uccisa. Questo emendamento va cambiato e vanno resi certi i supporti per i centri di protezione, da noi richiesto e previsti dalla legge contro l’omotransfobia, che potevano garantire una protezione e la libertà a Paola ed alla compagna, che ora la commissione bilancio sembra che li voglia ulteriormente limitare.”

Partiamo da un dato scientifico: l’OMS da decenni ha dichiarato che l’omosessualità non è una malattia ma ci si nasce, come si può essere diversamente dalla maggioranza mancini.

Una volta considerata la mano del diavolo, oggi quella del cuore.

L’umanità ha un suo futuro nell’eterosessualità ma quanti geni nei secoli non lo erano.

Abbiamo sepolto Will ora pensiamo a Paola, ci aiutino entrambi a migliorare la nostra società.