Avevo 21 anni quando nel 1969 fui assunto dalle Ferrovie dello Stato presso il Compartimento di Milano e assegnato all’Ufficio Statistica dei treni pendolari. Controllavo i ritardi dei treni e i motivi dei disguidi ed eventuali reclami. Poi periodicamente alloggiavo presso le stazioni dei vari capoluoghi di provincia (Bergamo, Cremona, Mantova, Brescia, Sondrio ecc.) e mi alzavo prima dell’alba per viaggiare insieme ai rappresentanti dei comitati pendolari che mi enunciavano i loro reclami. Ricordo la nebbia, il freddo pungente, i bianchini (vino bianco in bicchierini) che tutti bevevano prima di partire.

Da quell’esperienza personale è trascorso mezzo secolo e da giovane ero convinto che la qualità della vita sarebbe progredita nel tempo, migliorando il benessere sociale. Ma mi sbagliavo se ho modo oggi di vedere lo stato dei treni pendolari. Una vergogna, ma il peggio è che non si fa nulla per migliorare lo stato di fatto. I treni sono sporchi, i servizi igienici carenti e la maleducazione regna imperante. Un medico ematologo ha riferito a chi scrive un episodio accadutogli sulla tratta Napoli – Minturno Scauri. Era in uno scompartimento occupato da extracomunitari originari del Corno d’Africa, unico italiano. È sopraggiunto il capo treno e gli ha chiesto il biglietto. Il medico lo ha esibito e ha chiesto perché lo avesse chiesto soltanto a lui. Disarmante la risposta: è inutile chiederlo, sono tutti sprovvisti, si rischia un’aggressione o di dover fermare il treno per farli scendere, ma poi o salgono su quello successivo o sullo stesso dalla porta di ingresso di un altro vagone. Quando ero più giovane vedevo con piacere sovente due agenti della Polfer percorrere l’intero treno per controllare che tutto fosse in regola.

La “spending review” ha tagliato gli organici delle forze dell’ordine e la benemerita Polizia Ferroviaria è divenuta una chimera con tutte le conseguenze del caso. Oggi Trenitalia continua a puntare sull’alta velocità e, per il resto, i pendolari possono arrangiarsi. I giorni festivi il numero dei treni a disposizione è drasticamente ridotto; il governo nazionale e le regioni incentivano il turismo e l’utilizzo dei mezzi di locomozione alternativi alle auto private.

Con quale coerenza? Con quale possibilità concreta? Il comitato pendolari ha evidenziato il disagio di coloro che debbono scendere a Campoleone per poi recarsi nelle scuole dove prestano servizio, come docenti o personale amministrativo. Sono centinaia di persone, ogni giorno, ma a chi interessa? Trenitalia ha deluso le tradizioni delle Ferrovie dello Stato in nome del budget e delle leggi di mercato. Alzi la mano un solo viaggiatore che possa dichiararsi soddisfatto del presente e ritenerlo migliore del passato.