La bellezza delle città.
In cosa consiste la bellezza di una città, quali sono le componenti che ci inducono a considerare l’immagine di un luogo urbano come di livello superiore alla media o ci indicano che valga la pena visitarlo o anche andarci a vivere?
La parte funzionale, cioè il poter svolgere da parte di chi ci abita le normali attività è ciò che rende un luogo urbano vivibile, ed è giustamente la prima preoccupazione dei governanti. La viabilità sia fluida, sia consentito parcheggiare senza difficoltà, i servizi urbani funzionino, l’inquinamento dell’aria sia entro i limiti, non vi siano problemi di carenza idrica, l’inquinamento del mare sia combattuto, non vi siano aree abbandonate a se stesse ed altre favorite e cosi via. I problemi di una normale gestione sono cosi tanti e le risorse dei Comuni cosi poche che il tema di cambiare o migliorare l’immagine della città per far si che salga nella scala delle località più appetite da un turismo elevato passa spesso in secondo piano. Quando poi in certi momenti si trovano le risorse per interventi in tale direzione ci si trova quasi impreparati, sopratutto culturalmente, per attivarsi in maniera organica secondo una visione di progetto. Gli interventi risultano spesso slegati, non contribuiscono alla costruzione di una immagine globale che risulti vendibile ad un mercato turistico di settore elevato che porterebbe alti benefici.
Le città del Golfo hanno le loro maggiori qualità nelle bellezze naturali, nelle aree storiche e archeologiche ed in pochi interventi edilizi, come alcune ville, dell’epoca moderna. Queste sono le componenti che le rendono uniche e le ragioni per cui vi è turismo. Tutto ciò che afferisce all’edilizia moderna non possiede quasi nessuna peculiarità, trovandosi gli stessi tipi edilizi in qualsiasi contesto che ha patito le speculazioni del dopoguerra.
Accanto alle loro naturali e storiche bellezze, appaiono chi più chi meno perciò incompiute, frammentate nel loro look globale, parte indirizzate verso una modernità scelta a seconda del progettista e dell’amministrazione di turno, parte impossibilitate a recuperare dai disastri della speculazione del dopoguerra, parte con centri storici contaminati da regolamenti carenti o errati. Spesso in lotta tra di loro per fattori che appaiono privilegi di uno e negatività per l’altro. Le principali risorse, quelle della posizione geografica, quelle storiche e quelle archeologiche, non pienamente sfruttate per quella che dovrebbe essere una chiara vocazione ed il principale obbiettivo per tutti: un turismo di livello superiore che porti ricchezza e occupazione.
Le componenti dell’immagine urbana.
Le cittadine della Riviera di Ulisse hanno parti storiche e parti moderne. Le parti antiche, e l’antichità è per di sé un pregio, oltre ad una attenta manutenzione occorre che siano gestite con regolamenti che ne preservino la peculiarità del tempo, abolendo superfetazioni, addizioni moderne che contrastino con l’immagine storica, cercando di porre la moderna impiantistica nascosta non visibile per lo meno nei punti di vista e nei percorsi principali. Le componenti caratteristiche che definiscono il particolare stile e che sono in genere in numero limitato e si ripetono, occorre che abbiano un disciplinare che sia di guida per qualsiasi intervento: gli intonaci di un certo tipo, i colori, gli infissi, i portoni, le lampade stradali, l’arredo urbano, tutto concorra a preservarne l’ immagine originale senza invasioni estranee. Il visitatore deve essere immerso nella unicità dell’atmosfera del luogo. Anche, come accade spesso in Toscana, ricorrendo a manufatti in stile, la realizzazione dei quali sia affidata ad artigiani di scuola locale, mantenendo così viva una tradizione di manualità lavorativa del luogo, proponendo per così dire dei falsi autorizzati nell’impossibilità di sostituire un manufatto antico. Questa operazione, che potrebbe sembrare a prima vista non eticamente corretta, è da preferirsi alla immissione di elementi moderni (ad es. lampioni e lampade stradali) in un contesto storico di secoli addietro, come purtroppo spesso si fa.
Le parti antiche e storiche è preferibile che siano ben demarcate, che vi sia una separazione visuale, che si possa avere l’impressione di varcare un limite oltre il quale si entra nella storia. Sono da evitare i confini non chiari, la promiscuità di elementi estranei vicini, come insegne moderne che si immettono nei percorsi storici. La funzionalità delle parti storiche dovrebbe essere mantenuta viva. Vediamo spesso le parti antiche lasciate unicamente ad abitanti anziani, ad una immigrazione in cerca di fitti bassi ed ad un turismo non consapevole e capitato per passaparola o per caso. Il marketing territoriale oggi lo si fa essenzialmente sul web e i luoghi storici si mantengono vivi con continue iniziative che richiamino eventi in loco e la creazione di percorsi e punti notevoli da visitare come ambienti che mostrino come si viveva nel passato locale con strumenti antichi di lavoro presenti sul luogo.

Un corretto modus operandi.
Conosciamo i disastri perpetrati dalla speculazione edilizia degli ultimi decenni, per cui la parte moderna delle città deve in molti casi confrontarsi con un disordine visivo e carenze funzionali.
Da qui occorre l’abilità e la volontà di elaborare piani che concorrano a migliorare il tutto.
La naturale divisione dei quartieri o aree così come si sono addizionati nel tempo a formare la città dovrebbe essere analizzata nelle componenti caratteristiche individuali e comportare protocolli di intervento specifici. Innanzi tutto vi è un opera di eliminazione, sfoltimento di tutti gli elementi che concorrono al disordine visivo e alla non percezione delle aree come ambienti unitari; tutti gli elementi, cioè, che il tempo ha sovrapposto in connotazioni e stili diversi senza controllo del territorio e dell’immagine urbana. Un disciplinare dettagliato per quanto riguarda insegne, vetrine e arredo urbano; poi l’indicazione di materiali, colori, modalità di realizzazione di ogni opera privata e pubblica nell’area.
Utile dire che per dare queste indicazioni occorre una cultura specifica indirizzata a studiare dai punti di vista storico, del rapporto progetto preesistenza e percettivo tutte le componenti da includere in ogni singolo intervento.
Scuole di pensiero (e di architettura) come quelle che ebbero i loro protagonisti negli anni 70 (e che ancora fanno danni) che propugnano che qualsiasi cosa possa essere fatta dovunque in nome della modernità sono da bandire. Ogni progetto è relativo al luogo in cui viene immesso e ogni luogo è relativo ad una immagine globale del suo territorio che deve attentamente venire definita e progettata. Accuratamente da evitare sono i progettisti che vogliono lasciare il “segno” del loro passaggio.
Le città del Golfo hanno punti notevoli, come ogni città storica. Una torre, un palazzo, un borgo antico, uno slargo panoramico, una emergenza archeologica e così via. Dalla messa in luce dei punti notevoli si procede con la definizione e l’approntamento di percorsi che li uniscano, di parcheggi a servizio del turismo, di segnaletiche chiare che li indichino, della ricerca di spazi per l’indotto.
Per le parti moderne occorrono piani colore e protocolli che portino alla identificazione delle parti urbane, che non appaiano, cioè, come aree costituite da una somma di interventi appartenenti ad epoche diverse messi uno sull’altro. L’immagine urbana deve essere chiara e deve essere compresa e vissuta con immediatezza anche dal turista che vive la città per la prima volta. Le singole parti di città devono avere “carattere” e non essere un miscuglio di interventi diversi avvenuti nel tempo ed ognuno denotante tecnologie ed estetica appartenenti a momenti differenti, quando ciò comunichi solo disordine.
Conclusioni.
Il disegno di una città turistica deve essere ben diretto dall’alto. Le componenti storiche o recenti che hanno valore devono essere esaltate, ripulite dal rumore visivo che aggiunte di materiali e geometrie estranee hanno contribuito a creare. Le periferie devono essere integrate con tipi edilizi e protocolli che richiamino le parti più di valore già esistenti nel contesto urbano centrale, a meno che non si tratti di centri ben separati che già posseggano una loro personalità. Non si aggiungano, cioè, interventi singoli, aree o quartieri assolutamente anonimi che si sommino alla qualunquistica architettura delle periferie italiane, ma si dia loro il carattere delle esistenti aree di valore; si dia loro un “linguaggio” architettonico moderno ma compatibile con ciò che già esiste.
Il perseguire una bellezza organica nella gestione e nella trasformazione guidata dei centri della Riviera di Ulisse (ed oltre) è la via per un incremento in positivo del livello delle città stesse, con evidenti benefici in termini di qualità del turismo e delle entrate economiche conseguenti.

giuseppe grassi
architetto
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