Salvo D’Acquisto, mio concittadino, nato a Napoli 15 ottobre 1920.

Mi ha colpito sempre che condividesse il suo compleanno con quello di mio figlio Giuliano Flavio vice brigadiere dei Carabinieri come lui.

A lui è stato impedito di festeggiare il ventitreesimo.

Il 23 settembre 1943 i tedeschi avevano rastrellato ventidue innocenti perché due dei loro soldati erano morti in un attentato nella Torre di Palidoro (Fiumicino) probabilmente invece per un caso fortuito poiché la Torre prima del loro arrivo era occupata da militari italiani della Guardia di Finanza che lasciarono cassette di munizioni e di bombe a mano.

Presero dieci italiani per ogni tedesco era la regola, ma quella volta ne prelevarono due in più.

A tutti loro fecero scavare, anche a mani nude, la fossa comune dove li avrebbero gettati dopo l’esecuzione.

La disperazione aveva colto tutti i prigionieri, perché la morte sembrava ormai inevitabile.

Ma d’un tratto, incredibilmente, vennero tutti rilasciati.

Tutti tranne uno: il vicebrigadiere Salvo D’Acquisto.

Salvo aveva parlato con l’ufficiale tedesco in comando e si era preso la colpa dell’attentato, anche se non c’entrava niente.

Sapeva che se i tedeschi avessero trovato il colpevole, non avrebbero potuto uccidere degli innocenti. E così fece: si prese lui la colpa.

Salvo D’Acquisto, Medaglia d’Oro al Valor Militare

I prigionieri rilasciati corsero subito via da quell’orrore.

Ma uno di loro, il più giovane, Armando, indugiò per vedere cosa accadeva.

Vide il plotone schierarsi di fronte a Salvo, in divisa.

Sentì le sue ultime parole: “Viva l’Italia”. Poi la scarica di mitra.

Moriva oggi 23 settembre Salvo D’Acquisto, crivellato dai colpi nazisti per salvare ventidue innocenti.

Oggi moriva un grande uomo, un eroe vero, un eroe italiano, la cui memoria non andrà mai dimenticata.

È in corso il processo canonico per la sua beatificazione.

Chi scrive si recò a rendergli omaggio quando era sepolto nel cimitero militare a Posillipo, collina panoramica di Napoli, dinanzi al suo mare.

Poi sono tornato a rendergli omaggio alla sua nuova dimora, nella Chiesa monumentale di Santa Chiara.

Viva l’Italia.