Da alcuni secoli, Satana, streghe, demoni e stregoni conducono il sabba nelle opere letterarie, al punto tale da ispirare degli autori poco abituati a questa sfera. E ‘ il caso di Marguerite Yourcenar, che, ne “LOeuvre au noir”, mette in scena un giovane cordigliere fiammingo.

   Nel suo villaggio, questi fa, all’occasione, da infermiere presso il medico-alchimista Zenone: “La sua testa era piena di superstizioni ereditate da vaneggiatori di villaggio: bisognava impedirgli di appiccicare sulle piaghe dei malati l’immagine da un soldo di un santo guaritore. Egli credeva al lupo mannaro che abbaia nelle strade deserte e vedeva dappertutto stregoni e streghe.

   L’ufficio divino, a sentir lui,, non poteva adempiersi senza la discreta presenza di uno di quei “votanti” di Satana… Egli pretendeva che a certi giorni dell’anno il prete era obbligato a fabbricare stregoni, ciò che si faceva recitando alla rovescia le preghiere del battesimo. E presentava come prove che la sua madrina l’aveva in fretta ritirato dalla fonte battesimale, vedendo che il Signor Curato teneva sottosopra il suo breviario…”

   “Questo aneddoto edificante era raccontato dall’autrice delle “Memorie di Adriano” (1951, autobiografia apocrifa dell’imperatore romano), ben illustra il posto occupato dalla magia nel mondo rurale. In questo caso, essa si nasconde dietro la religione; talvolta entra in concorrenza con la medesima. Scrittori, pittori e musicisti vi hanno spesso attinto la loro ispirazione, mentre gli etnologi odierni sono all’ascolto delle manifestazioni moderne di Satana. Tutti concordano su di un punto: la credenza nella stregoneria non è mai cessata. Dal paganesimo al cristianesimo, dall’Antichità ai nostri giorni, la magia è di tutti i tempi, di tutte le civiltà e su tutti i continenti. Ha la sola differenza che dalle maghe dell’epoca ellenistica alla strega dei tempi moderni si è operato uno slittamento della magia verso la stregoneria.

   Questo fenomeno è chiaramente spiegato nell’ottima opera, che Fritz Graf  ha consacrata a “La magia nell’Antichità greco-romana”, di cui copre il periodo che va dal V secolo a. C. fino al IV secolo della nostra era. Per lo storico delle mentalità, Robert Muchembled, che ha pubblicato una sintesi appassionante dei lavori più recenti, “La magia trasporta una parte del sacro, del trascendente, di ciò che è oltre l’essere mortale, per parlargli del soprannaturale e per lasciargli la certezza, la speranza o l’illusione di poter agire efficacemente sul mondo invisibile”. Sicché le credenze magiche e le pratiche di stregoneria hanno sempre accompagnato gli intellettuali, come le persone del popolo, finché il rigore cartesiano e il ragionamento dei Lumi vengono a sconvolgere i miracoli, le visioni, i sogni, gli eventi soprannaturali.

   Nell’Europa del Medioevo l’esistenza della magia era conosciuta a tal punto, da interessare i più grandi spirito dell’epoca: S. Agostino, Alberto Magno e S. Tommaso d’Aquino.  Per alcuni di essi, il mondo naturale racchiude poteri nascosti, o “virtù occulte”, che possono provocare effetti meravigliosi. Anche nell’Antichità Plinio il Vecchio li evocava nei suoi scritti. Per esempio, un piccolo pesce, echeneis, chiamato comunemente rèmora, ha il potere, secondo la leggenda, di attaccarsi alle navi e di ostacolarne il corso, come il sangue di una capra può infrangere un diamante. In questa concezione della magia, nel Medio Evo sorge una dualità: la magia demoniaca, che invoca i demoni per molteplici ragioni, e la magia naturale, che può compiere le stesse cose gestendo le virtù occulte della natura.

   Cosa pensare, però, delle numerose pire accese in tutta Europa, tra il XV e il XVIII secolo? Se il Medioevo ha bruciato poco  gli stregoni,, ha preparato i roghi della Rinascenza, attizzati dalla crisi della Chiesa e dalla nascita della Riforma. Generatrici di un conflitto sociale e politico. Un tale periodo di instabilità  non può  che favorire le superstizioni e la ricerca dei capri espiatorii.

   “la coppia dio-diavolo – scrive il già citato Robert Mucheembled – rivitalizzata dalla demonologia, non poteva esserne dissociata senza approdare tuttavia all’affievolimento delle religioni tradizionali e allo svilimento della magia universale, sapiente o popolare. Il sacro migrò allora lentamente verso lo Stato, soprattutto verso lo Stato assoluto, che innalzano Luigi XIV in Francia, Carlo VI in Austria o Federico II in Prussia”. La Ragione si aprì una strada rigettando ogni assolutismo. E’ allora che, nel XIX secolo, la letteratura e le arti presero il sopravvento.

   L’avventura non termina per questo. Il XX secolo ne raccoglie l’eredità, in un periodo di sconvolgimenti e di angosce, aprendo la via alle sette, ai maghi e ai mercanti di serenità da tutte le parti. “Se vi si riflette meno– prosegue Rober Muchembled – il ritorno in vigore della magia o del soprannaturale sulla scena europea della fine del Novecento è senza dubbio l’indice di una degenerazione del pensiero che uno dei segni annunciatori della sparizione di un equilibrio psichico  collettivo, vecchio di parecchi secoli. Voglio credere che un altro è in procinto di elaborarsi, sotto l’apparente disordine di un’epoca un poco paragonabile – tutte le cose non essendo evidentemente identiche – alla tumultuosa e difficile transizione dal Medio Evo  ai Tempi moderni”.

   Attualmente maghi e stregoni mietono allori e si arricchiscono facilmente ovunque, non tenendo in alcun conto la scienza, la tecnica, la meccanica e tutte le forme del progresso, vessillifero della civiltà positivista. Per i maghi, per gli stregoni, ,l’occultismo è un dio, che guerre, rivoluzioni, capovolgimenti, catastrofi, cataclismi, epidemie non potranno mai strappare dal suo solido trono. In parole povere, sono impostori, che trionfano sulla verità, sulla saggezza, sull’esperienza, sul buonsenso millenario dei dotti autentici. Sono legioni ed operano all’ombra dei loro gabinetti, indisturbati, silenziosi, freddi, impassibili, senza il minimo rumore nei loro passi e nei loro gesti. Ricevono, disinvolti, magnati e poveracci, come se davvero fossero coscienti dei poteri soprannaturali che sfacciatamente si attribuiscono. Di tanto in tanto, uno di loro non evita lo scandalo; stampa, radio, televisione si impossessano della sua effigie, delle sue stravaganze, portandolo, per un certo tempo, alla ribalta.

   Per imbattersi in assurde e anacronistiche forme di magia e di stregoneria, non ce n’è bisogno, purtroppo. Di recarsi tra le popolazioni tagliate fuori dalla civiltà, che ancora esistono in alcuni continenti. La magia l’abbiamo ancora in casa nostra, nell’epoca della cibernetica e dei computers, e a due passi, talvolta, dalle autostrade e dai grattacieli, tra gente emarginata dal progresso sociale e dal benessere economico. Abbiamo notato che il,fenomeno delle tradizioni magiche, della superstizione, ha una notevole rilevanza nella mentalità popolare, poiché è un fenomeno inerente la psicologia, la religione, la morale, il folclore. Ci siamo riallacciati ai valori, ai simboli, ai miti dei lontani antenati, in una colleganza spirituale con le proprie radici di stirpe, analizzando, per “summa capita”, le pratiche di questo ancestrale mondo della magia, che sembrava essere sepolto, ma che è, invece, straordinariamente presente nella vita quotidiana di alcune persone, soprattutto di quelle profondamente legate alle tradizioni.

   Ad Itri e a Fondi si raccontano molti episodi  riguardanti la magia, i misteri e lo spiritismo. Abbiamo suddiviso la nostra ricerca in 2 parti: la fattura e gli operatori magici e il malocchio.

                                   La fattura e gli operatori magici

   Per ottenere una fattura, occorre recarsi dal fattucchiere, una persona che esercita tecniche magiche, il quale è in relazione con spiriti che si pongono al suo servizio. Egli viene consultato, quando si vuole conseguire, a qualunque costo, uno scopo. Il fattucchiere è una figura ambivalente, capace di operare a fini benefici (magia bianca), ma anche di danneggiare, con poteri diabolici, individui nemici dei clienti, apportando loro morte o malattie, oppure mandando a monte gli affari intrapresi (magia nera).

   Il “guaritore” è interpellato soprattutto in materia amorosa. Egli, per fare una fattura, richiede al committente fotografie, capelli, unghie, indumenti della persona da “affatturare”, un una sorta di magia “simpatica”. Nella fattura d’amore molta importanza viene conferita ai capelli intrecciati, il cui significato, molto probabilmente, è quello di legare. Alcuni vecchi itrani ci hanno raccontato che, quando un giovane lascia la sua fidanzata, ella si reca da una fattucchiera portando con sè un bicchiere d’acqua e nove chicchi di grano. L’operatrice magica prende uno di questi chicchi, lo benedice con un segno di croce e lo getta nell’acqua. Nessuno, durante questo rituale misterioso, deve proferire verbo. Quando tutti i chicchi sono nel bicchiere, il fattucchiere dice alla ragazza di ingoiarli assieme all’acqua. Se ella dà in conati di vomito, significa che ha perso definitivamente il fidanzato; mentre, se non vomita, ci sarà un ritorno di fiamma del giovane per la ragazza.

   Per ottenere il contrario,, cioè togliere la fattura, il “malioso” fa togliere le scarpe alla fanciulla, la fa sedere su di un ceppo, pronuncia sottovoce delle parole, mentre appronta un miscuglio fatto di capelli e di pezzi di vestito della giovane. Dopo pochi mesi, la fanciulla litiga con il fidanzato e lo abbandona, innamorandosi di un altro uomo. Oltre a queste fatture e a quelle fatte per procurare un impedimento o un male temporaneo, ve ne sono anche alcune mortali: il “fattucchiaro” si fa portare un fazzoletto della persona a cui deve fare la fattura; una volta ottenutolo, egli prende il fazzoletto, lo immerge in un liquido, pronunciando delle parole inintelligibili. Fatta questa operazione, egli ridà indietro alla donna il fazzoletto, dicendole di recarsi vicino al mare e di bruciarlo, gettando le ceneri nell’acqua. Trascorsi alcuni mesi, la persona “affattucchiata” si ammala e muore.

   Analizzando il rituale, possiamo dire che l’efficacia della fattura consiste nel fatto che essa non è “scioglibile”, dato che le ceneri gettate nel mare sono introvabili

                                              Il malocchio

   Il malocchio è indicato anche con il termine jettatura o fascinazione. “I temi della forza magica, della fascinazione, della possessione, della fattura e dell’esorcismo- -scrive Lombardi Satriani – sono senza dubbio in connessione con l’immensa potenza del negativo quotidiano che incombe sugli individui dalla nascita alla morte”.

Il malocchio

   Quando il bambino è nato, la mamma si preoccupa e crea intorno al neonato,, incapace di difendersi per la sua fragilità, una barriera protettiva, onde prevenire gli eventuali impulsi invidiosi delle altre madri. “Il tema dell’invidia – scrive C. Gallini – è quello che torna con frequenza tanto costante da costituire un “leit-motif” principale dell’ideologia del malocchio. Non a caso “invidiare” significa etimologicamente “guardar male, mettere il malocchio”. L’episodio del malocchio indica una delle modalità attraverso le quali si manifesta in concreto. I bambini colpiti dalla jettatura diventano pallidi, si indeboliscono visibilmente, piangono continuamente. A volte possono anche morire. E’ convinzione popolare che la fascinazione è opera di un individuo che sprigiona dagli occhi un fluido malefico.

   Quando una persona ha l’emicrania, nella psicologia del popolo vuol dire  che un altro essere umano, dal potere arcano ed irresistibile, le ha fatto il malocchio,,  trasmesso dallo sguardo profondo di un “fascinatore”, nel momento in cui guarda negli occhi dell’altro.

   Il malocchio non va via da solo, ma è necessario l’intervento di una vecchietta, che massaggi, più volte, la fronte di chi è colpito da questa forma di invidia. Ella fa un segno di croce sugli occhi della persona pronunciando delle parole in tono sommesso. Subito dopo la formulazione di esse, all’individuo il mal di testa, come per incanto,scompare. Un ottuagenario ci ha rivelato l’intero procedimento che usa la vecchietta per togliere il malocchio: mette un po’ d’acqua in una ciotola ed in un cucchiaio poche gocce d’olio. Ella si pone davanti alla persona che è affetta dal malocchio; fa il segno della croce sulla sua fronte, poi sulle ciglia dicendo, come in un bisbiglio, delle parole incomprensibili. In seguito la guaritrice bagna un dito nell’olio e lo fa sgocciolare nell’acqua. Questa “tecnica magica” viene ripetuta per due volte: la mattina, prima del sorgere del sole, e la sera. Se in queste due volte le gocce si espandono, il malocchio è finito; altrimenti l’operazione dovrà essere ripetuta.

   Ci è stato detto che, quando ci si sposava, per prevenire il malocchio, lo sposo, in chiesa, sollevava un po’ l’abito nuziale della donna, la quale saliva, in una sola volta, i due gradini che si trovavano prima dell’altare maggiore, invece di uno alla volta. In più, per meglio proteggersi dal malocchio, la sposa si metteva addosso un amuleto: spesso era un cornetto d’oro; alcune volte erano forbici; altre volte era un ferro di cavallo; in qualche rara occasione era cotone ed aghi.