Lo scrittore e poeta Giuseppe Napolitano ci offre una deliziosa riflessione sul diritto di portare la mascherina in pubblico. E’ un autentico cittadino del Golfo: nato a Minturno, residente a Formia e docente per lungo tempo nel Liceo di Gaeta.

Scrive in merito: “Mi spiace ma occorre precisare perché oggi, Agosto 2020, decido di continuare ad usare la mascherina.

Sul serio, non capisco la rivolta sull’obbligo di indossare una mascherina…Ognuno ha una sua opinione, questa è la mia:

– in macchina indossi la cintura?

– in moto indossi il casco?

– su una barca indossi il tuo giubbotto a vita?

– nei ristoranti ancora non fumi?

– in aereo allacci la cintura?

Tutto questo è obbligatorio!Ma solo la mascherina è una dittatura????

Quando indosso una maschera in pubblico e nei negozi, voglio che tu sappia che: Sono abbastanza educato da sapere che posso essere asintomatico e darti ancora il virus.

No, non vivo nella paura del virus; voglio solo far parte della soluzione e non del problema.

Non mi sento come se “il governo mi stesse controllando”. Mi sento come un adulto che contribuisce alla sicurezza della nostra società e voglio insegnare allo stesso modo agli altri.

Se tutti potessimo convivere con un po ‘ più di attenzione agli altri, il mondo sarebbe un posto migliore.

Indossare una mascherina non mi rende debole, spaventato, scemo o nemmeno ”controllato”. Questo mi rende premuroso per la situazione ma anche per gli altri!

Quando pensi al tuo aspetto, al tuo disagio o all’opinione che gli altri hanno di te, immagina che ci sia un vicino di casa – un figlio, un padre, una madre, un nonno, una zia, uno zio o un amico che è col respiratore installato, intubato.

Morire completamente da solo senza che a nessun membro della famiglia possa essere permesso di avvicinarsi al suo letto.

Chiediti se avresti potuto aiutarli almeno un po, magari con una mascherina”.

Grazie amico mio Giuseppe, ti chiedevi se qualcuno sarebbe stato disponibili a condividere la tua riflessione, chi scrive vi dedica un articolo di sensibilizzazione.