Ricorre quest’oggi l’anniversario di quello che, senza tema di smentita, va ricordato come il più grande eccidio registratosi sul nostro territorio: il bombardamento del Mulino Mancini, avvenuto il 12 dicembre 1943, ad opera delle truppe alleate. Un avvenimento che vive oramai soltanto nel ricordo dei pochi che ne furono testimoni ma che, ritengo, vada invece recuperato come un pezzo fondamentale della nostra memoria storica collettiva. Oltre sessanta le vittime, tutte civili. Ricordarle ancora oggi, dopo 77 anni, non vuole essere uno sterile esercizio di memoria ma, al contrario, una doverosa presa di coscienza del loro sacrificio, che deve indurci al ripudio della guerra e della violenza. Il periodo emergenziale che stiamo vivendo, con tutte le conseguenze che ne sono derivate e tuttora derivano, non ci consente di omaggiare le vittime nel modo che, già lo scorso anno, avevo indicato. Restano tuttavia l’impegno e la promessa di allocare laddove sorgeva il mulino un qualcosa che rammenti quel tristissimo evento e che serva, nel contempo, a perpetuarne il ricordo, insieme alla condanna di tutte le guerre.