Non si arresta l’attività d’indagine storica portata avanti da Italia Nostra – Sezione di Fondi e dei Monti Ausoni. Dopo aver tenuto gruppi di studio nel corso dell’estate con relatore il cultore di storia fondana Massimo Rizzi e aver intervistato il funzionario archeologo del Ministero della Cultura Francesco Di Mario sul ritrovamento di alcuni basoli della via Appia sotto il camminamento moderno del corso Appio Claudio e dell’anfiteatro fondano di epoca romana, lo scorso 3 marzo i componenti della neonata sezione dell’illustre associazione di tutela e valorizzazione dei beni ambientali e culturali si sono confrontati con il direttore del Museo Civico Storico – Archeologico di Fondi, l’archeologo e restauratore Alessandro De Bonis, in una lunga video conferenza da cui sono emerse notizie molto interessanti. Il primo tema trattato è stato quello dei beni archeologici collezionati indebitamente o trafugati da Fondi in diverse occasioni, veri e propri furti di cui la città è teatro da molto tempo e ai quali si sta tentando di porre rimedio attraverso una vigilanza più serrata e la restituzione dei reperti individuati dalle forze dell’ordine del nucleo fondano dei Carabinieri, del nucleo “patrimonio e tutela” dei Carabinieri di Napoli e della Guardia di Finanza. Il caso più eclatante quello del ritrovamento di un lotto enorme di reperti di età romana in un’abitazione del Salto di Fondi. Nel corso di un sopralluogo, motivato da altre regioni, gli agenti si sono imbattuti in un giardino, una dépendance e una sorta di serra ricolmi di reperti archeologici che il proprietario della villa aveva collezionato tra Fondi, Sperlonga ed altre città del sud pontino. Immediatamente è stato avvisato il direttore del museo che è accorso ed ha potuto dichiarare la natura dei reperti non denunciati regolarmente: anfore intere o ricostruite usate in epoca romana per il trasporto delle merci per mare o come contenitori di olio, pezzi di pavimento con mosaico e blocchi scalpellati in marmo o in pietra locale usati nell’antichità per rifinire gli ingressi ai monumenti. Inutile dire che l’appassionato collezionista ora è indagato per appropriazione indebita, dal momento che i reperti, una volta trovati, non appartengono a chi li rinviene ma allo Stato e per questo devono essere correttamente denunciati, e per deturpazione di beni archeologici poiché molti oggetti sono risultati danneggiati da interventi posteriori al rinvenimento. Altro tasto dolente, come si diceva, quello delle opere trafugate da Fondi nel corso delle guerre o da malintenzionati desiderosi di arricchirsi vendendole ai mercati neri o in aste di dubbia legalità. Tra i vari reperti spariti da Fondi figurano due teste di statue di epoca romana: la prima sta tornando dalla Germania e la seconda da Napoli. In questo caso si tratta di furti verificatisi per motivi differenti. La testa che è stata ritrovata nella nazione tedesca, precisamente in una biblioteca, è stata con molta probabilità rubata alla fine della seconda guerra mondiale da un soldato tedesco che ha decapitato il busto al quale apparteneva per portarla in patria come trofeo. Si tratta di una testa in marmo finemente lavorata in una scuola periferica dell’Impero Romano, attestata da alcune antiche fotografie, come quella che compare in un articolo del 1906 grazie alla quale il direttore De Bonis ha potuto dimostrare la fondanità dell’opera e chiederne il rimpatrio. Invece l’altra testa appartiene al gruppo di teste di statue romane che si trovavano nella vecchia aula consiliare del Comune trafugate tutte insieme e distribuite in varie parti d’Italia. Si tratta anche in questo contesto di un reperto in marmo lavorato con cura dei particolari in una scuola periferica dell’Impero Romano nel periodo imperiale e rappresentante un togato di Fondi. Altra scoperta importante quella di una statua fondana, sempre di epoca romana, rappresentante un “vittimario”, l’assistente dei sacerdoti nei sacrifici rituali, ritrovata intera a Fondi, poi rubata e rinvenuta in America e infine tornata in città senza la testa e senza la gamba sinistra. Ma le sorprese non finiscono qui: nel corso della “chiacchierata” con il direttore sono emersi altri “scoop” interessanti. Durante una campagna di scavo lungo la porzione di via Appia tra Fondi e Monte San Biagio, si sono verificate scoperte rilevanti: una statua intera raffigurante un togato, di cui è stato rubato il busto nella notte stessa della scoperta. In aggiunta in un altro scavo condotto dallo stesso De Bonis è stata ritovata una necropoli particolare nella quale è stata riscontrata la presenza di un recinto sacro che ospitava la sepoltura di una fanciulla di plausibile nobile lignaggio, corredata di oggetti preziosi quali un anello e delle spille, delimitato da due banchetti sui quali erano ancora deposte in offerta 132 monete di diverse epoche, dall’Età Repubblicana a quella Tardo-Antica, segno che l’area fu considerata sacra per molto tempo. In questo sito inoltre sono state trovate tre sepolture molto grandi in cui giacevano i corpi di due adulti, di tre bambini piccolissimi sepolti in anfora e le teste di tre cani sepolte nello stesso luogo. Il rito delle teste mozzate dei cani era molto diffuso in epoca romana: si pensava che i cani fossero custodi delle anime dei morti, perciò li si uccideva ritualmente e si tagliavano loro le teste che poi venivano sepolte con gli umani. Da segnalare inoltre il rinvenimento negli anni addietro di due busti dell’imperatore Augusto che ora si trovano rispettivamente nel Museo Nazionale di Napoli e nel Museo Nazionale di Formia e dovranno fare ritorno a Fondi. In epoca imperiale “Fundi”, già di grande rilevanza nei secoli precedenti, assunse ulteriore importanza grazie al matrimonio di Augusto con la fondana Livia Drusilla che ne fu seconda moglie nonché madre dell’imperatore Tiberio. Piace immaginare che ella risiedesse nella porzione finale dell’attuale corso Appio Claudio, in origine via Appia, dove vivevano i patrizi fondani in epoca romana, ma al momento non si possiedono dati archeologici che ci permettano di individuare l’ubicazione precisa della residenza della nobildonna fondana. Che il patriziato risiedesse nella parte finale del corso, invece, è cosa risaputa e confermata dalla presenza nel sito di resti di antiche ville romane di cui parlano anche gli anziani residenti. Si vocifera infatti che sotto ciò che resta dell’antica chiesa di Sant’Antonio Abate ci sia un bellissimo mosaico che dalle descrizioni raccolte dagli esperti potrebbe essere costituito da tessere bianche e nere e risalire all’Età Imperiale. Fondi non smette mai di stupire, i fondani camminano su un immenso tesoro di cui solo pochissimi appassionati conoscono l’esistenza. Alcuni filmati dell’Istituto Luce su scavi condotti in passato nel corso Appio Claudio mostrano immagini del riaffiorare di un numero incredibile di reperti che ancora giacciono lì sotto, protetti dalla terra. Italia Nostra – Sezione di Fondi e dei Monti Ausoni si propone di far conoscere alla cittadinanza tutta la ricchezza della città di Fondi, attraverso una proficua collaborazione con gli esperti e annuncia che prossimamente comunicherà importanti novità.