Quando si hanno l’onere e l’onore di far parte di un’illustre associazione culturale nazionale e di collaborare con due testate giornalistiche, può capitare che le due situazioni si intreccino producendo risultati davvero gratificanti. È quanto è accaduto a me, autrice di questo articolo, che questo pomeriggio in qualità di presidente di Italia Nostra – Sezione di Fondi e dei Monti Ausoni e collaboratrice di Tuttogolfo e Golfo e Dintorni, ho avuto il grandissimo piacere di intervistare il dottor Francesco Di Mario, funzionario archeologo del MiBACT (Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo) che ha diretto gli scavi effettuati poco tempo addietro nel corso Appio Claudio e si sta occupando dei resti dell’anfiteatro fondano di epoca romana in via mola della corte. Una persona davvero affabile e gentile che ho raggiunto telefonicamente qualche ora fa per porgli alcune domande sui reperti tornati alla luce. Per quanto concerne i basoli della via Appia antica ritrovati durante il rifacimento del basolato del corso, ho appreso che si tratta di prodotti in basalto appartenenti alla prima via Appia che passava proprio nel cuore della città di Fondi, oggetto nel corso dei secoli di varie opere di restauro che in parte ne hanno cambiato l’aspetto originario. Scavando, infatti, sono visibili basoli sovrapposti, lembi residui dell’illustre strada sconvolta nei secoli dai vari lavori che hanno interessato il sottosuolo. Il dottor Di Mario ha anche raccontato che negli scavi condotti nella prima parte del corso circa cinque anni fa sono stati ritrovati reperti più intatti. Alla mia domanda sull’attuale collocazione dei basoli il funzionario ha risposto che sono stati protetti e rinterrati nella loro sede originaria, come testimonianza della storica rilevanza della città di Fondi. Ancora più interessanti si sono rivelate le dichiarazioni di Di Mario sull’anfiteatro fondano di epoca romana iniziato a riaffiorare nelle scorse settimane. Come ormai sa tutta la cittadinanza, che nel terreno sito in via mola della corte ci fosse l’anfiteatro di Fondi era cosa risaputa. Tuttavia non è mai stata condotta una campagna di scavo al fine di riportarlo alla luce. I muri della struttura, anch’essi oggetto di ristrutturazioni successive, sono la vera scoperta: essi sono di calcare e stati costruiti con la tecnica dell’opus reticulatum; le fondamenta invece sono di calcestruzzo. Indizi questi che permettono di far risalire la struttura all’Età Repubblicana. I lavori di scavo sono stati resi possibili dal proprietario del terreno che ha donato al Comune la parte dell’area sulla quale sorge l’anfiteatro. È stato infatti stipulato un accordo tra lui, il Comune di Fondi, rappresentato in questo contesto dall’assessore Claudio Spagnardi, e la Soprintendenza che ha permesso di muovere i primi passi per l’attuazione di un progetto di valorizzazione del sito. Nel corso dell’intervista è emerso anche che circa dieci anni fa nello stesso luogo sono state ritrovate tombe romane di Età Imperiale. Fondi, insomma, si conferma ancora una volta un museo a cielo aperto. Gli ultimi ritrovamenti testimoniano la sua importanza in epoca romana ma sicuramente non sono gli unici. Italia Nostra si propone di valorizzare la storia e le ricchezze culturali ed ambientali fondane: opera in tal senso fin dal momento della sua costituzione. L’amore per la propria terra e la passione per la conoscenza sono i motori che spingono i componenti dell’associazione a lavorare sodo per tutelare e far conoscere le risorse di cui Fondi dispone. Grandi progetti sono in cantiere, presto la cittadinanza tutta potrà goderne.