“Mentre degli investimenti più volte sbandierati da Acqualatina c’è poca traccia e i disagi soprattutto nel sud pontino sono quasi all’ordine del giorno, apprendo che il gestore del servizio idrico intende aprire una vera e propria guerra ai morosi, realizzando nuove prese stradali per gli utenti che ora hanno il contatore all’interno della propria abitazione e soprattutto fare ricorso alla polizia municipale per procedere con i distacchi, chiedendo persino ai sindaci di mettere gli agenti a disposizione e trasformarli così in una sorta di polizia privata a servizio della spa.

Tale atteggiamento lo trovo inaccettabile.

A prescindere dalla reale possibilità di attivare procedure finalizzate all’iscrizione a ruolo della tariffa del servizio idrico integrato da parte di società come Acqualatina, non accetto l’instaurazione di uno stato di polizia nei confronti di famiglie e aziende già in enormi difficoltà a causa della crisi economica generata dall’emergenza coronavirus.

Sono le stesse famiglie a cui vengono inviate bollette salatissime e che di frequente sono prive di acqua, un bene pubblico essenziale, perché dai rubinetti esce solo acqua sporca. Passano gli anni ma Acqualatina non risolve i problemi di torbidità, non effettua gli investimenti necessari, lascia i cittadini alle prese con difficoltà enormi anche per una semplice riparazione, a volte con attese di mesi, non si cura della enorme dispersione idrica, ma che per chi non paga vorrebbe utilizzare la forza pubblica e lasciarlo privo di un bene essenziale, di quello che è un patrimonio comune e non proprietà di un’azienda mista.

Non si può andare avanti così e continuerò a battermi con tutte le mie forze affinché il gestore del servizio idrico adempia ai suoi doveri oltre a battere soltanto su quelli dell’utenza e soprattutto si proceda in ossequio al referendum del 2011 sulla ripublicizzazione dell’acqua.

A causa della siccità, nel 2017 intere aree sono state assoggettate a razionamento prolungato o fare direttamente a meno dell’acqua per ben sei mesi, mentre il gestore provvedeva a inviare le bollette come se nulla fosse, invece di risarcire i cittadini e le attività produttive dei gravi disagi arrecati.

I cittadini hanno dovuto installare autoclavi a loro spese senza alcuna forma di ristoro.

Ho chiesto conto con una specifica interrogazione parlamentare di come siano stati impiegati i fondi, circa 3 milioni di euro, dell’ordinanza della Presidenza del Consiglio-Dipartimento protezione civile, per l’emergenza idrica di quattro anni fa, senza ricevere risposte.

Nel 2019 a causa della torbidità è stata erogata acqua non potabile in almeno 4 periodi, soprattutto a Formia e Gaeta, e il fenomeno è continuato nel 2020. I cittadini sono stanchi dei continui disservizi, meritano delle scuse e non l’invio della forza pubblica”.

A dichiararlo Raffaele Trano, membro della Commissione Finanze alla Camera dei Deputati.