Riportiamo integralmente una lettera aperta datata 23 aprile 2021 a firma di otto sodalizi: Ass.ne Cittadini per la Tutela dei Beni Comuni di Formia, Ass.ne Comunità del Lazio Meridionale e delle Isole Pontine, Ass.ne Pendolari Stazione di Minturno Scauri, Confconsumatori Latina, Comitato Acqua Gaeta, Laboratorio Socio Politico San Giacomo Gaeta, La Barba di Giove, Sud Pontino Social Forum del seguente tenore e indirizzata:

Ai Sindaci dei Comuni dell’Ambito Ottimale 4 – Regione Lazio, All’ARERA, Al Presidente della Regione Lazio,

Al Garante del Servizio Idrico Integrato della Regione Lazio, Alla Segreteria Tecnica Operativa di ATO 4.

Il tema è “L’acqua non è una merce”.

Affermano le otto associazioni: “L’imminente rinnovo delle nomine di parte pubblica del consiglio di amministrazione di Acqualatina S.p.A. e del relativo collegio sindacale, Impone qualche riflessione sul ruolo politico dell’assemblea dei soci sindaci e presidenti di provincia che hanno sottoscritto le quote della società per azioni (parte pubblica).

Dall’esito della prima riunione, aggiornata a data da destinarsi, appare che I primi cittadini si accingono ad adempiere all’importante incombenza statutaria senza cogliere l’opportunità di fornire una linea d’indirizzo alla nuova governance.

Rischia così di prevalere una logica lottizzatoria, che può ben fare a meno di principi ed obiettivi.

Ma è questo quel che veramente serve?

La domanda è ovviamente retorica e la risposta è scontata.

Tuttavia si continua a ragionare della gestione dell’acqua come se fosse merce e non come bene comune garantito dalla dichiarazione dell’ONU del 28 luglio 2010 (“diritto umano universale e fondamentale”).

La parte pubblica di Acqualatina ha il ruolo primario di garantire il diritto all’acqua ed inoltre la tutela delle risorse idriche deve rappresentare il primo dei suoi impegni.

Tutto ciò non sta avvenendo.

Le perdite di rete continuano ad essere predominanti.

Nell’ATO 4 su oltre 130 milioni mc emunti dalle sorgenti circa 100 milioni si perdono.

Il consumo energetico per pompare l’acqua in una rete colabrodo ha assunto cifre di tutto rilievo nei bilanci e, di conseguenza, nelle bollette.

Lo scarso impegno finanziario profuso per il rinnovo delle reti nei primi 19 anni di gestione, dimostra una colpevole sottovalutazione del problema e non promette niente di buono per i prossimi anni.

La risposta del Gestore a tutto ciò è la ricerca di nuove fonti, nuova acqua da immettere in rete.

Niente di più sbagliato. Continuare a prelevare acqua per farla poi perdere è contro ogni logica. Il rinnovo delle reti rimane la via maestra.

La conferma arriva anche nel report presentato lo scorso anno da Utilitalia (federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche), dal quale emerge che l’Italia è il paese che in Europa preleva più acqua e uno dei paesi con le reti più vetuste.

Secondo Utilitalia “il 60% delle reti è stato messo in posa oltre 30 anni fa e il 25% di queste supera i 50 anni”.

Il nostro ATO non fa eccezione: nel 2032, alla scadenza del trentennio di gestione Acqualatina, se non si cambia passo, i comuni, privi di risorse, si troveranno a gestire un patrimonio di reti obsoleto.

In tali prevedibili condizioni essi saranno privi di forza contrattuale e, qualsiasi privato prometterà di farsi carico del problema, avrà facile buon gioco.

Occorre che l’acqua sia sottratta a gestioni affaristiche e resa pubblica e per questo chiediamo:

• che il contenimento delle perdite di rete divenga impegno politico della prossima assemblea dei Sindaci con la votazione di un apposito o.d.g.,

• che la nuova governance da eleggere, faccia della riduzione delle perdite e della tutela delle sorgenti la cifra del proprio mandato;

• che si riprenda con rinnovato vigore la delibera n. 9 del 03 agosto 2016, con cui la Conferenza dei Sindaci e dei Presidenti di Provincia ha espresso, all’unanimità, la volontà di giungere alla pubblicizzazione del Servizio Idrico Integrato

e • che, di concerto con la Regione Lazio, il presidente dell’assemblea dell’ATO 4 e il sindaco del comune capoluogo, assumano l’impegno a rendere operativo il relativo percorso;

• che i futuri dirigenti di parte pubblica impongano la pubblicazione, sul sito del gestore, di tutti gli atti amministrativi e contabili, secondo le norme di trasparenza proprie degli enti pubblici.

Per quel che ci riguarda crediamo che occorra ripartire dal basso, coinvolgendo le associazioni, i cittadini, le forze politiche e sociali e aprendo un dibattito pubblico e trasparente, che evidenzi realmente chi è a favore dell’acqua pubblica e chi invece fa solo propaganda”.