C’era una volta nella località di Vindicio. La storia di un protagonista Augusto Tipaldi – Vindicio era ed è una delle più belle località del nostro Golfo. Il collega Raffaele Capolino fa derivare la contrada Vendice di Formia dalla “vindictam” di Antonio su Marco Tullio Cicerone. La seconda ipotesi è che Vendice é così chiamata dalla villa di Lucio Vindice ivi si veggono nell’interno dei giardini, continui resti di opere in reticolato”. La terza teoria fa derivare il toponimo dallo schiavo Vindicio che denunciò una congiura che aveva come scopo il ritorno dell’ultimo Re di Roma Tarquinio il superbo con cancellazione della Repubblica da poco proclamata. La denuncia fu fatta al Senatore Pubblio Valerio e Vindicio fu prosciolto dalla schiavitù e per premio gli fu assegnata anche una vasta tenuta presso Formia. Sarebbe interessante approfondire la seconda teoria e scoprire chi sia stato questo personaggio romano e dove stiano adesso i resti della villa di Lucio Vindice citata dal Conte di Castelmola.
Alcuni pensano che si trovino nelle vicinanze del Torrente Pontone. Una curiosità storica, il cognome Vindice è ancora attestato nella nostra città. Un giorno parlando di Vindicio dell’ultimo secolo sarà impossibile non citare un protagonista della località: Augusto Tipaldi di 88 anni. Quinto e ultimo figlio di una coppia, lui sancosimese Adolfo Tipaldi e Vincenza Merenda, lei di Castellone, il cuore di Formia. Lui bambino seguì i genitori che sfollarono durante la guerra a Santi Cosma e Damiano dove per un periodo il fronte fu ancora più feroce e luttuoso. Infine il ritorno a Vindicio dove la vita riprese lentamente. Erano poche case che aumentarono con il tempo. La famiglia Tipaldi fu interessata allo stabilimento balneare Lido Risorgimento. Costruito nel 1925, in pieno regime fascista, da Antonio Merenda, che ben presto ne cedette la gestione al figlio Erasmo e ad il genero Adolfo Tipaldi. A differenza degli altri due Lidi, il Risorgimento era l’unico ad essere posizionato su palafitte in acciaio e non veniva smontato alla fine della bella stagione. Composto da due file di cabine, quindici per lato, ed una grande sala ristorante, aveva un piano bar con pianoforte ed un maestro sempre pronto ad allietare gli ospiti con la sua musica, mentre questi consumavano i pasti sull’incantevole terrazza sul mare. L’ampiezza della terrazza consentiva l’organizzazione di serate danzanti che erano una caratteristica dello stabilimento.

Ulteriori sessanta cabine erano poste sull’arenile al di sotto della strada. Durante la seconda guerra mondiale lo stabilimento venne smontato per ordinanza della Capitaneria di Porto di Gaeta, che addusse ragioni di sicurezza, la struttura era a rischio di bombardamenti. Nel frattempo le forze tedesche, che ancora occupavano il nostro territorio, sequestrarono tutte le palificazioni in acciaio, utili in seguito..
Al termine del conflitto, anche lo stabilimento Risorgimento venne ricostruito soltanto sull’arenile e la conduzione passò ad uno dei figli di Adolfo Tipaldi, Luigi, che con forza e coraggio riprese l’attività del padre e dello zio, contribuendo notevolmente alla ripresa del turismo balneare sulla spiaggia di Vendicio. A differenza degli altri stabilimenti il Risorgimento cominciò la sua seconda vita direttamente con cabine in pannelli prefabbricati e pilastrini in calcestruzzo, messi in opera da un costruttore locale. Luigi Tipaldi condusse l’attività fino all’anno 1984, anno in cui cedette lo stabilimento a nuovi gestori.

Nel contempo Augusto racconta che iniziò un’attività commerciale. Era l’unico alimentare di Vindicio. La località era caratterizzata dalla presenza di professionisti di primo livello. Tra i suoi villeggianti Alberto Sordi e Pietro Nenni. Quest’ultimo leader storico del socialismo italiano non volle che la villa gli fosse intestata rimanendo di proprietà del partito e quando il PSI fallì la villa rientrò nel fallimento. Albertone seguì personalmente la costruzione e l’arredamento della sua. Aveva scelto Vindicio sollecitato dall’impresario Remigio Paone, regista teatrale, produttore teatrale e direttore teatrale italiano. Poi venderà cambiando lidi. Augusto, padre di due figli e nonno di quattro nipoti (tutti amati senza preferenze) si afferma come alimentarista. Sceglie i migliori prodotti peri suoi clienti che lo frequentano provenendo anche da Itri, da Gaeta e dalle varie località formiane. Nell’ultimo periodo il negozio assume la denominazione da Zio Augusto. Ceduta l’attività non è andato in pensione. Si può definire il Mago delle Tielle. Non utilizza materiale industriale ma cura personalmente la lievitazione che deve essere di almeno due ore. In listino ha ben 64 tielle. Ciò consente vasta scelta ai clienti. Negli anni si è guadagnato la stima e l’amicizia dei migliori professionisti. Nell’elenco delle tielle troviamo le più tradizionali tielle e anche diverse originali. Alcuni esempi: con le alici, cozze e asparagi, calamari e carciofi, carne macinata e funghi e salsiccia al peperoncino “Tiella al ragù”, alla cipolla e tante altre. Grazie Augusto, grazie di esistere.













