Gaza, ora anche il divieto totale di accesso al mare imposto da Israele. Il mondo se ne lava le mani mentre la guerra continua incessante

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Image by hosny salah from Pixabay

Gaza, ora anche il divieto totale di accesso al mare imposto da Israele. Il mondo se ne lava le mani mentre la guerra continua incessante – Israele ha imposto un nuovo, rigido blocco ai palestinesi della Striscia di Gaza, vietando ogni forma di accesso al Mar Mediterraneo. Non si potrà più nuotare, pescare o semplicemente avvicinarsi alla costa. L’esercito israeliano, attraverso il suo portavoce in lingua araba, ha comunicato che il provvedimento – già in vigore informalmente dall’inizio del conflitto – sarà ora pienamente applicato per “motivi di sicurezza”. “È pericoloso entrare in mare. I pescatori, i bagnanti e i subacquei devono restare a terra”, ha scritto il portavoce Avichay Adraee in un messaggio pubblicato su X (ex Twitter), rivolto alla popolazione di Gaza.

Per migliaia di palestinesi, il mare era uno degli ultimi spazi di respiro in un territorio allo stremo. Ora anche questa possibilità viene meno, proprio mentre la Striscia affronta temperature roventi e una crisi umanitaria senza precedenti. “Dormiamo sulla spiaggia. Dove altro potremmo andare? Forse la prossima volta ci proibiranno anche di respirare”, racconta Rajaa Qudeih, 31 anni, madre di due bambini, in un’intervista a Haaretz. Nessuna informazione chiara è stata fornita sulla durata della misura o sulle reali minacce che l’hanno motivata. Il mare non era solo un luogo di sollievo fisico e mentale: in assenza di acqua corrente e impianti igienici funzionanti, molte famiglie lo usavano per lavarsi. I pescatori vi trovavano cibo da portare in tavola. Ora anche questo viene negato.

Attacchi senza tregua e trattative al collasso

Intanto, il bilancio delle vittime continua a salire. Nelle ultime ore, almeno 59 palestinesi sono stati uccisi: 31 mentre cercavano di raggiungere un centro di distribuzione alimentare, e altri 28 in raid aerei. Tra le vittime si contano anche diversi bambini. L’ospedale da campo della Croce Rossa ha segnalato il più alto numero di cadaveri ricevuti da oltre un anno. Più di 100 i feriti, la maggior parte colpita da proiettili.

I raid dell’esercito israeliano si stanno intensificando in tutta la Striscia. Secondo fonti militari, oltre 250 obiettivi considerati “terroristici” sono stati colpiti nelle ultime 48 ore. Ma le conseguenze sui civili sono devastanti: nelle ultime ore una madre e i suoi tre figli sono morti a Gaza City, mentre un altro attacco ha colpito un’abitazione nei pressi della scuola di Yaffa, uccidendo quattro donne. A Nuseirat, una bambina ha perso la vita in un bombardamento vicino a una scuola, mentre a Deir al-Balah un’intera famiglia è stata sterminata da un drone.

Emergenza totale: senza carburante, niente acqua né pane

Sette agenzie delle Nazioni Unite, tra cui UNICEF, WFP e OMS, hanno lanciato un nuovo allarme: le riserve di carburante stanno per finire. Senza benzina, l’intero sistema di sopravvivenza collassa: niente ospedali, niente acqua potabile, niente forni. Nel frattempo, l’ONU ha denunciato che sono già oltre 800 i civili uccisi nei pressi dei centri di distribuzione umanitaria. L’ultimo attacco a Rafah ha visto decine di persone falciate mentre erano in coda per ricevere cibo. Nonostante l’esercito israeliano abbia dichiarato di aver sparato colpi di avvertimento e di non aver riscontrato feriti in alcune zone, testimoni oculari e medici raccontano una realtà ben diversa. Corpi avvolti nei sudari, pianti disperati, ospedali sopraffatti.

La diplomazia si arena, l’escalation continua

Mentre il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, pubblica immagini delle città ridotte in macerie con frasi come “Dopo Rafah, Beit Hanoon”, le trattative in corso a Doha sembrano avviate verso un naufragio. Le delegazioni di Hamas e Israele sono ferme su posizioni inconciliabili. Fonti palestinesi riferiscono che Hamas ha rifiutato le proposte israeliane che prevedevano il mantenimento del controllo su circa il 40% del territorio di Gaza. Il gruppo chiede il ritorno alle linee dell’ultimo cessate il fuoco, prima della ripresa delle ostilità a marzo. Nel frattempo, anche la proposta qatariota di una tregua di 60 giorni con rilascio degli ostaggi è stata respinta.

Mattarella: “Colpire chi ha fame e prega alimenta solo l’odio”

Il Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, è intervenuto sulla vicenda, sottolineando come la violenza contro chi cerca aiuto o si rifugia in luoghi di culto sia un seme di odio destinato a crescere.