Autovelox a rischio stop dal 12 giugno: scontro tra Salvini e i sindaci – Il futuro degli autovelox in Italia si gioca in queste settimane. Entro il 12 giugno, i dispositivi di rilevazione della velocità dovranno rispettare nuovi requisiti tecnici e amministrativi. Lo impone un decreto ministeriale pubblicato all’inizio dell’anno, che stabilisce condizioni più stringenti: cartelli ben visibili prima del dispositivo e taratura annuale certificata.
Il problema, però, è che manca un decreto di omologazione aggiornato, elemento fondamentale per garantire la validità della taratura stessa. Senza questo passaggio formale – assente da oltre trent’anni – il rischio è che migliaia di autovelox debbano essere spenti e che le sanzioni elevate sinora possano essere oggetto di contestazioni.
Il Ministero sollecita dati certi sui dispositivi
In questo quadro si inserisce il pressing del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT), guidato da Matteo Salvini, che ha chiesto all’ANCI, l’associazione dei Comuni, un censimento dettagliato degli autovelox, distinguendo quelli approvati prima e dopo il 2017, anno spartiacque per le regole tecniche sull’omologazione.
La richiesta è chiara: il MIT vuole conoscere esattamente quanti dispositivi sono attualmente installati e dove si trovano, per poter riattivare il procedimento relativo al decreto interministeriale che dovrebbe finalmente definire i criteri di omologazione.
ANCI risponde con percentuali, ma il Ministero insiste: “Servono numeri”
Alla richiesta del Ministero, ANCI ha risposto con dati percentuali, derivanti da una ricognizione condotta su 1.000 Comuni rappresentativi a livello nazionale. Secondo quanto comunicato:
- il 59,4% degli autovelox fissi sarebbe stato validato prima del 2017, e il 40,6% successivamente;
- per i dispositivi mobili, le percentuali si attestano al 67,2% prima del 2017 e al 32,8% dopo.
Tuttavia, queste stime non hanno soddisfatto il MIT, che ha ribadito la necessità di ricevere numeri assoluti e geolocalizzati, considerandoli fondamentali per garantire un quadro completo della situazione.
ANCI difende la qualità dei dati, ma promette ulteriori verifiche
ANCI, da parte sua, ha ribadito che i dati sono affidabili, frutto di un lavoro basato su una base statistica solida e rappresentativa. Tuttavia, ha assicurato che solleciterà ulteriormente i Comuni mancanti, mantenendo un atteggiamento collaborativo: “Attendiamo di proseguire il confronto per arrivare alla formulazione delle indicazioni che i Comuni aspettano”, ha fatto sapere l’associazione.
Uno scontro istituzionale che rischia di lasciare il Paese senza controlli automatici
L’intera vicenda si colloca su uno sfondo delicato. Il dibattito sugli autovelox è da tempo acceso, alimentato da critiche secondo cui alcuni Comuni utilizzerebbero i dispositivi più per fare cassa che per aumentare la sicurezza stradale. A marzo il governo aveva persino predisposto un decreto-sanatoria, poi ritirato dopo le polemiche, che avrebbe dovuto regolarizzare retroattivamente i dispositivi privi di omologazione.
Oggi, a meno di due mesi dalla scadenza del 12 giugno, la situazione appare ancora in stallo. Il dialogo tra MIT e ANCI è aperto, ma senza dati precisi e senza un nuovo decreto, l’incertezza resta alta.
Una corsa contro il tempo per evitare vuoti normativi e ricorsi
Senza un’intesa e senza provvedimenti concreti, la rete di autovelox italiani rischia il blocco. Le implicazioni sarebbero significative, sia dal punto di vista della sicurezza stradale, sia per quanto riguarda la tenuta del sistema sanzionatorio.
Al momento, dunque, si resta in attesa di sviluppi. Le prossime settimane saranno decisive per capire se il Paese riuscirà a evitare uno scenario in cui migliaia di dispositivi vengano disattivati e le multe finora elevate messe in discussione.













