Confconsumatori ha inviato una lettera ad Arera, garante idrico della regione Lazio, al gestore Acqualatina, al prefetto di Latina e ai sindaci della stessa provincia per denunciare i disservizi idrici che da più di un anno interessano i territori del sud pontino, dove nei comuni di Gaeta, Formia, Castelforte, Santi Cosma e Damiano, Spigno Saturnia e Minturno l’acqua potabile diventa torbida e non utilizzabile.

I fenomeni di torbidità, comunicati dalla stessa società idrica, si verificano da diversi anni e nell’ultimo periodo si sono verificati a partire dalla fine del 2018 e nel corso del 2019 i fenomeni sono continuati (28 maggio, 23 settembre, 3 novembre e 25 novembre), protraendosi anche per diversi giorni e, in particolare, per quasi tutto il mese di novembre di quest’anno.

Gli utenti sono stati privati del servizio idrico senza che il gestore mettesse a disposizione nessuna misura alternativa, costringendo così la popolazione dei comuni interessati a usare acqua potabile a pagamento.

Nonostante il gestore Acqualatina abbia segnalato ai comuni la non potabilità dell’acqua, non tutte le amministrazioni hanno dato tempestiva comunicazione alla popolazione, con possibili gravi conseguenze per la salute.

Altro problema è che in molti comuni sono presenti le “casette dell’acqua” che erogano a pagamento acqua trattata ma prelevata sempre dalla conduttura pubblica per cui si richiede quali siano i controlli applicati in questi casi.

«I fenomeni di torbidità interessano da anni il territorio del sud pontino che viene servito dalle sorgenti Capodacqua e Mazzoccolo, mentre non si verifica in altre realtà della provincia di Latina», ha spiegato Franco Conte, responsabile provinciale Confconsumatori Latina. Confconsumatori, nella lettera inviata, ha chiesto ai Sindaci e al gestore idrico quali sono gli interventi pensati per risolvere definitivamente il pericoloso problema delle acque torbide che continua a interessare le sorgenti e il motivo per cui, ad oggi, non sono ancora stare realizzate concretamente soluzioni definitive.

Vista la competenza dei sindaci a garantire l’approvvigionamento idrico nei casi di emergenza, l’associazione chiede anche che, nei lunghi periodi in cui l’acqua è segnalata come non potabile e durante i quali il gestore non fornisce soluzioni alterative, vengano messi a disposizione della popolazione servizi di rifornimento che garantiscano la disponibilità dell’acqua (come l’uso di autobotti).

«Chiediamo anche se per i consumatori è in programma un risarcimento per il servizio idrico non usufruito e comunque pagato, o se l’utenza sarà costretta a subire interamente i costi del disservizio, cosi come accaduto per i fenomeni di siccità dell’anno 2017 – conclude Franco Conte -.

Alle Autorità di controllo chiediamo di verificare le eventuali mancanze nella fornitura del servizio, provvedendo alle relative sanzioni e provvedimenti, nell’attesa di una soluzione definitiva del problema di potabilità delle fonti».