centrale garigliano

Erano gli anni del boom economico, gli anni in cui l’economia italiana lanciata spedita sui binari del progresso ripartiva dopo i disastri provocati dalla seconda guerra mondiale. È in questo contesto che vanno inquadrati quelli che ancora oggi risultano i più importanti investimenti dello Stato nel nostro territorio: infrastrutture stradali, siti produttivi e misure di sostegno economico come la cassa del mezzogiorno. C’erano strade nuove capaci di collegare realtà che per la prima volta assaporavano la modernità e l’occupazione favorita da nuovi stabilimenti e dalla ripresa del commercio restituiva dignità a chi aveva perso tutto o quasi durante il conflitto. Mancava solo un piccolo tassello a completare l’opera: il Paese aveva bisogno dell’autosufficienza energetica.

Il 1° Novembre del 1959 nei pressi del fiume Garigliano, nel Comune di Sessa Aurunca, partono i lavori per la costruzione di una centrale elettronucleare. Terminata il 1° Gennaio 1964 su progetto dell’Ingegnere Riccardo Morandi entrò in funzione nel giugno dello stesso anno grazie ad un reattore di prima generazione da 160 MW di potenza elettrica netta, a uranio leggermente arricchito, moderato ad acqua leggera e raffreddato secondo lo schema BWR 1: un sistema andato presto in disuso che sfruttava il calore dell’acqua in ebollizione per produrre energia elettrica.

Passata sotto il controllo dell’allora nascente Enel nel 1965, l’impatto negli anni ha prodotto posti di lavoro e 12,5 miliardi di kWh di energia elettrica, uno scarso rendimento che ne ha decretato il definitivo spegnimento nel 1982 dopo che i costi della sua riparazione seguiti allo stop per manutenzione del 1978 vennero considerati antieconomici. Un destino con il nascere, negli anni a seguire, dei movimenti ecologisti e per l’ambiente ma soprattutto dal disastro di Chernobyl del 1986 e dal conseguente referendum del 1987 che decretò lo stop all’attività elettronucleare in tutto il Paese.

Da allora viene garantito il mantenimento in sicurezza dell’impianto a tutela della popolazione e dell’ambiente. Il trade-off tra costi e benefici del sito sembrerebbe essere a vantaggio dei primi. Su questo fronte non pochi sono stati i dubbi e le inchieste su quello che la centrale potrebbe aver causato nel breve periodo in cui restò in funzione. Anomalie su dati clinici e rilevazioni ambientali hanno animato gruppi di protesta su entrambe le sponde del Garigliano. Era il 2012 quando la Procura di Santa Maria Capua Vetere aprì un’inchiesta iscrivendo nel registro degli indagati l’allora responsabile della Sogin spa (la società nata nel 1999 con il compito di smantellare le centrali chiuse dopo il referendum del 1987) per presunti rifiuti radioattivi sotterrati in profondità, scoli del reattore a contatto con il fiume e controlli ambientali interrotti da anni. Controlli della Procura concluso nel 2014 che esclusero la presenza di pericoli per l’ambiente e le popolazioni.

Tra timori e rassicurazioni da parte delle istituzioni lo smantellamento dell’impianto sta continuando negli anni. Nel 2017, dopo il decreto di disattivazione del 2012, è stato decontaminato e demolito il camino della centrale, una torre di 95 metri che svolgeva la funzione di convogliare in quota, e in maniera controllata, lo scarico in atmosfera degli effluenti gassosi provenienti dagli edifici a potenziale rischio di contaminazione. Destino diverso per gli edifici del reattore e della turbina, progettati come detto dall’Ing. Riccardo Morandi e dichiarati patrimonio architettonico italiano dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

Nell’ambito delle attività di gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi i trasporti del combustibile sono iniziati nel febbraio del 2011 ed è stato adibito un deposito temporaneo per la custodia in sicurezza dei restati rifiuti radioattivi in attesa del loro trasferimento al Deposi Nazionale dei rifiuti radioattivi. Quest’ultimo sorgerà in un’area di 110 ettari seguendo quelli che sono gli standard di smaltimento e immagazzinaggio internazionali e attualmente la sua collocazione è in fase di avvio della consultazione pubblica.