Renato Filippelli un gigante della letteratura italiana vissuto tra Cascano di Sessa e Scauri Se parliamo dei grandi presenti tra le due rive del Garigliano non si può non parlare di Renato Filippelli che nasce in una piccola frazione di Sessa Aurunca: a Cascano il 19 febbraio 1936. Una località nota per due motivi, poiché ospita l’Istituto d’Arte (oggi Liceo Artistico) e perché era l’unica strada percorribile dal Garigliano verso l’Autostrada per Caserta. Lungo i fabbricati diverse panetterie emanavano il profumo di pane appena sfornato, unitamente a pizze e freselle. Poi la realizzazione della nuova superstrada che evita l’attraversamento di Cascano e che segna il tramonto della stessa. Il nostro protagonista si spegnerà a 74 anni nel Dono Svizzero di Formia il 20 maggio 2010. È stato un affermato poeta, scrittore e docente universitario. Si laurea in lettere moderne all’Università degli Studi di Napoli Federico II e inizia il suo iter di insegnante negli Istituti Superiori dello Stato. Nel 1963 si stabilisce a Scauri in provincia di Latina, dove sposa Gelsomina Formicola, docente sua conterranea, dalla quale avrà tre figli, Fiammetta, Pierpaolo e Chiara.

Renato Filippelli un gigante della letteratura italiana vissuto tra Cascano di Sessa e Scauri Per oltre trent’anni insegna letteratura italiana moderna e contemporanea nell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli, dove partecipa come relatore a vari convegni, e dove insegna anche, negli ultimi anni della sua vita, didattica della lingua italiana agli allievi del corso di formazione primaria. Scrive vari testi per le scuole medie inferiori e superiori, centinaia di articoli recensivi per quotidiani o riviste specializzate, saggi su argomenti specificamente letterari o di varia umanità. Nel 1956 scrive il suo primo libro di poesie, “Vent’anni”, poi sarà un continuo crescendo di pubblicazioni di successo. Scriverà Mons. Raffaele Nogaro: “La poesia di Filippelli ha una dimensione catartica e redentiva; la sua semantica si fa ontologia, misura dell’essere, e il suo messaggio si fa etica, criterio della libertà, in quell’apoteosi della speranza, che sa dire a Dio: “non domandarmi il prezzo del perdono”. E Rodolfo Di Biasio: “Vi è però nel libro di Filippelli, accanto al serrato dialogo con Dio, la consapevolezza che l’uomo deve misurarsi con la sua fragilità, con tutti i limiti umani. Il padre, i figli, la terra, la natura eccetera divengono stazioni di questo viaggio del poeta verso l’eterno: ogni poesia è una stazione, sicché tutte le liriche possono essere lette come lasse di un unico poemetto, sono espressione di una voce che si ferma per dirsi, per poi nuovamente ripartire alla volta di Dio.” Ha vinto i premi Targa d’Oro Mergellina (1969), Porto Sant’Elpidio (1979), Ischia (1993), Penisola Sorrentina (1998), Histonium (2002). È stato finalista con Antonio Barolini, Dino Buzzati e Giovanni Giudici al Premio Carducci del 1965 ed è stato in corsa con Bartolo Cattafi ed Edoardo Sanguineti al Premio Sebeto nel 1972. Per molti anni è stato presidente di giuria per i premi “Tulliola”, “Giano Città di Formia”, “Mimesis”, “Suessa Mater” e, fino al suo ultimo anno di vita, per il Premio “Antonio Sebastiani (Il Minturno)”, oltre che membro di giuria di molti altri premi letterari. Nel 2010 è stato insignito della Medaglia d’Argento del Presidente della Camera dei Deputati alla memoria. Ha dato lustro a entrambi i territori delle rive del fiume Garigliano. Ogni volta che prendeva la parola si assisteva a una vera lectio magistralis. Era un grande intellettuale.