Ma occorreva una laurea e una specializzazione in virologia per capire che al Dono Svizzero sarebbe scoppiata la “bomba” del covid-19? Perché non confrontarsi con coloro che il territorio lo vivono?

Va totalmente rivista la figura e i poteri dei direttori generali delle ASL in Italia. Il concetto di “un uomo solo al comando” lo vediamo bene per il campionissimo Fausto Coppi durante il Giro d’Italia ma per tutto il resto vale la canzone di Giorgio Gaber: “la democrazia è partecipazione”.

Nessuno può chiudersi nel palazzo e dettare le regole del gioco, non ci si può stupire se poi le persone fanno i sit-in in piazza o il personale proclama le agitazioni sindacali (anche se dove sono i sindacati di una volta?)

Liste di attesa di mesi per accertamenti clinici, i presidi ospedalieri che chiudono insieme agli esercizi commerciali alle 20.00 ed ora la pandemia da covid-19 gestita secondo la regola “speriamo che io me la cavo”.

Si affronta la seconda ondata con minore attenzione della prima.

E la gente ha paura, i savi e i prudenti pagano per i comportamenti degli irresponsabili e poi ci si aggiungono le istituzioni che mettono tutti insieme, senza alcuna prudenza e precauzione.

Non sono considerazioni dette a casaccio ma la valutazione di dati statistici e oggettivi.

Il presidente della Commissione di Sanità della Regione Lazio Pino Simeone da parte sua scrive: “Voglio ringraziare personalmente il direttore Casati per la brillante idea avuta di comprendere il Dono Svizzero di Formia nella rete degli ospedali Covid.

Apprendiamo con dispiacere e grande inquietudine che ben 10 infermieri del reparto di Cardiologia sono risultati positivi al Covid. 

Solamente grazie al senso di responsabilità degli operatori sanitari il reparto rimane aperto.

Questa è l’ennesima prova del fallimento della gestione Casati e l’unica vera consolazione è che il suo contratto scadrà fra un mese.

Purtroppo siamo stati facili profeti. Reparti in sofferenza e operatori sanitari contagiati, con conseguenze negative inevitabili anche per l’attività ordinaria.

Nosocomio Dono Svizzero di Formia

In due interrogazioni avevamo segnalato l’evidente assenza di percorsi protetti e dedicati, distinti e separati dai percorsi puliti. Gli stessi utenti hanno denunciato la promiscuità tra pazienti Covid e no Covid.

Non era prevedibile che tutto ciò accadesse?

I repentini cambi di linea del direttore generale dell’Asl hanno prodotto il caos nel secondo ospedale della provincia di Latina.
Il manager solo a maggio aveva considerato il nosocomio di Formia non idoneo ad essere inserito nella rete degli ospedali Covid. Appena sei mesi dopo, senza che venissero apportati gli opportuni adeguamenti sulla struttura, necessari a poter ospitare i malati affetti dal virus, il Dono Svizzero è stato classificato come Covid Hospital con sei posti letto.
Da alcune settimane si registra un aumento dei contagi soprattutto nel personale sanitario e ciò nonostante nulla si sta facendo per impedire o arrestare questo trend.
Quanto sta avvenendo nel silenzio più assoluto è irrispettoso della dignità dei malati, dei loro familiari come pure dei medici, degli infermieri e di tutti gli operatori sanitari che lavorano nell’ospedale.

La scelta del dottor Casati si è rivelata un pessimo regalo di Natale per la comunità di Formia.

Ci auguriamo davvero che sia l’ultimo”.

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